Fabio Massimo Castaldo, esponente di peso del Movimento 5 stelle e vicepresidente del Parlamento Ue, è tra quelli che hanno votato sì alla nascita del governo Draghi, ma fino alla mattina del voto, l’11 febbraio, ha scritto su Facebook che è stato «tormentato dai dubbi». 

Castaldo, Draghi, non è proprio un profilo che dovrebbe piacervi. Non battevate i pugni sul tavolo anche contro la Bce nel 2014 quando vi siete preparati alle elezioni europee?

La posizione del Movimento 5 stelle è sempre stata permeata dalla volontà di creare un’Europa più coesa e solidale. Basta leggere il programma del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni europee: il punto 6 proponeva di ampliare i poteri della Bce che oggi, a differenza delle principali banche centrali del mondo, prevede come suo obiettivo principale solamente che il tasso di inflazione di medio periodo all’interno dell’Unione europea sia inferiore e prossimo al 2 per cento. Questa ossessione focalizzata solo sull’evoluzione dei prezzi è fortemente limitativa, per non dire miope.

Quindi qual è la vostra proposta?

La proposta del Movimento 5 Stelle è quella di inserire formalmente la crescita economica e la piena occupazione tra gli obiettivi della Bce, sulla falsariga dell’impostazione della Fed statunitense. Per raggiungere questo obiettivo andrebbero modificati i Trattati: azionare una revisione è un compito che non spetta alla Bce, ma piuttosto alla volontà politica del Consiglio europeo e Draghi, una volta approvata la fiducia dalle Camere, ne farà parte. Spero in una forte convergenza e spinta in tal senso nel panorama politico italiano.

In Europa avete fatto delle politiche espansive la vostra prima battaglia, sforare il tetto del tre per cento nel rapporto debito pil è uno dei vostri obiettivi. Paolo Gentiloni, commissario all’Economia, ha detto che si discuterà a breve se prolungare la sospensione. Per ora si parla solo di questo.

Siamo molto preoccupati per la china che rischia di prendere il progetto europeo. C’è chi vorrebbe ritornare il prima possibile al business as usual, come se la pandemia non avesse insegnato nulla degli errori del passato. Il Patto di Stabilità e i suoi rigidi vincoli vanno riformati, la sospensione non basta più. E così anche l’obsoleta e controproducente architettura delle regole del semestre europeo: archiviamo definitivamente il fallimento della stagione dell’austerità. Questa sarà la madre di tutte le battaglie europee del Movimento 5 Stelle e - sono sicuro - anche del nuovo governo che, a mio parere, dovrà fare asse in primis con Spagna, Portogallo, Grecia e Francia, come aveva in precedenza fatto Conte, per raggiungere questo nuovo obiettivo.

Prima non facevate alleanze, adesso a turno vi state alleando con tutti. Alla fine anche con Silvio Berlusconi.

Si sbaglia. Non c’è nessuna alleanza con Berlusconi e la Lega. Il perimetro della nostra azione politica resta quello tracciato da Giuseppe Conte con l'Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Ricordo a tutti che non abbiamo voluto noi questa crisi, ma siamo stati vittima delle imboscate irresponsabili di Matteo Renzi che ha anteposto le sue personali ambizioni politiche al bene del paese e al rispetto degli impegni che aveva assunto.

Però governerete con tre ministri di Forza Italia e tre della Lega.

Noi abbiamo risposto positivamente all’appello del capo dello stato che, in piena pandemia e con il Recovery Plan da presentare a Bruxelles, ha chiesto alle forze politiche di aprire al dialogo con il premier incaricato, un dialogo che per noi è fondato sui temi e non sulle poltrone. Siamo antitetici a quelle forze ultrasovraniste che per convenienza oggi si sforzano di mostrare un volto buono, ma prima o poi torneranno a gettare la maschera.

Con queste premesse potete governare tutti insieme? E come si muoverà in Europa la super maggioranza allargata?

Metteremo l’interesse dell’Italia davanti a tutti anche se è normale avere dubbi, anche io ne ho diversi e per questo avevo proposto di mettere l’accordo di governo nero su bianco, punto per punto. Avrebbe evitato pericolose interpretazioni e forzature future inchiodando i contraenti, anche i più inclini al cambiamento di fronte, alle proprie responsabilità di fronte al popolo italiano.

Il ministero della transizione ecologica lo avete voluto fortemente. Quali sono i vostri obiettivi? Adesso si apre la partita per i nomi dei sottosegretari. Avete nomi da proporre a Draghi? Quali? Grillo ha detto un uomo suo – ha scelto il ministro tecnico Roberto Cingolani - e due vostri.

Ripeto, non tiriamo per la giacchetta Draghi. Il ministero della Transizione Ecologica potrà mobilitare ben 80 miliardi di euro di fondi europei per la transizione ambientale e sostenibile, il 37 per cento dei 209 miliardi assegnati al nostro Paese. Questa è un’occasione storica, unica. Con la precedente organizzazione dei ministeri rischiavamo di disperdere queste risorse in mille rivoli, senza una regia unica e coordinata. Serve invece una visione olistica, globale e orientata a superare l’attuale modello economico che non è più sostenibile.

A prescindere dal ministero, negli scorsi governi non siete riusciti a mettere mano ai sussidi alle fonti fossili, né a far passare in Cdm il ddl Terra mia contro i crimini ambientali. Cosa vi fa credere che con una maggioranza che riunisce Lega, Fi e Iv – i partiti che si sono opposti – ci riuscirete?

La tutela dell’ambiente è centrale per il Movimento 5 Stelle e anche per l’Europa. Ricordo che il nuovo regolamento del Just Transition Fund esclude le fonti fossili dai finanziamenti strutturali a partire dal 2025 e l’Italia sarà in prima fila per poter accedere a queste risorse strategiche. La strada è tracciata, supereremo le resistenze delle altre forze politiche perché andare in senso inverso ci porrebbe non solo in contraddizione con gli obiettivi dell’Unione Europea, ma in contrasto con la volontà dei nostri concittadini.

Come si concretizzerà questa cosa?

Il Movimento 5 Stelle come sempre si è battuto per la sua visione, fondata sulla volontà di un cambiamento reale del paradigma economico e di sviluppo. Non a caso il nostro Beppe Grillo, che ringrazio di cuore, è intervenuto in prima persona per assicurarsi una forte centralità della transizione ecologica ed energetica nell’agenda del futuro governo: il mio sostegno è soprattutto un atto di fiducia nei suoi confronti.

Non tutti si sono fidati. Alessandro Di Battista ha deciso di lasciare il Movimento. Dopo la spaccatura in Europa vi preparate alla scissione anche in Italia? Quanti parlamentari lo seguiranno?

Alessandro è un amico. Capisco la sua rabbia e la sua frustrazione che è quella di tutti noi per il tradimento che ha subito Giuseppe Conte, ma voglio ribadire che il nostro ruolo dovrà essere vigilare con determinazione per proteggere le battaglie vinte dal Movimento e ottenere un utilizzo del Recovery Fund all’insegna della sostenibilità: il governo Draghi non riceverà mai una cambiale in bianco, né tantomeno lasceremo spazio alle controriforme che Berlusconi, Salvini o Renzi dovessero tentare di proporre.

Quindi?

Saremo le sentinelle dei cittadini: d’altronde lo stesso Draghi ha detto che il Mes non è utile al paese, che il reddito di cittadinanza non si tocca, ma anzi dovrà essere rafforzato e che ci sarà una attenzione particolare sui temi ambientali e della transizione energetica. Mollare adesso avrebbe significato gettare alle ortiche tutto il lavoro fatto dall’inizio della legislatura e regalare la gestione del Recovery Fund a chi vorrebbe snaturarne gli obiettivi, per non dire altro. A tutti dico: va rispettata la volontà della maggioranza degli attivisti del Movimento 5 Stelle che hanno votato su Rousseau. Siamo una comunità, solo insieme possiamo continuare a essere determinanti.

Vi preparate al passaggio da capo politico alla gestione collegiale. Lei proverà ad occupare qualche ruolo? È un veterano del Movimento e conosce bene le dinamiche interne.

In questi anni mi sono battuto con forza per promuovere l’adozione di una governance collegiale. Prima di prendere una decisione aspetterò l’entrata in vigore della modifica e i regolamenti per le modalità di elezione dei suoi membri, ma soprattutto ascolterò con grande attenzione, come sempre, le voci e le opinioni dei nostri gruppi locali. In ogni caso, a prescindere dal ruolo non risparmierò alcuno sforzo per contribuire alla crescita del progetto meraviglioso a cui ho consacrato gli ultimi dieci anni della mia vita e in cui credo fermamente.

Il vostro indice di gradimento ha continuato a scendere: eravate il primo partito in Italia, adesso la Lega vi ha superato. Di Maio non è più capo politico nominalmente, ma è stato ministro nel Conte uno (con due ministeri) e nel Conte due, e adesso è stato confermato nel governo Draghi. Forse sarebbe stato meglio qualcun altro?

Luigi Di Maio è un mio caro amico e ha svolto il suo ruolo di ministro degli Esteri in modo eccellente, con apprezzamenti trasversali e unanimi. Sono certo che Draghi ha tenuto conto di questo. Tuttavia, l’articolo 92 della Costituzione è chiaro: il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri. Draghi ha scelto la sua squadra e lui è, e deve essere pienamente consapevole che il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica presente in parlamento, e come tale deve essere considerata. Senza di noi questo governo non avrebbe legittimità.

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