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Catalfo è in bilico, ma nessuno vuole il ministero del Lavoro

LaPresse
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La ministra non viene difesa nemmeno dal suo partito, il Movimento 5 Stelle. Contro di lei ci sarebbero «ragioni di merito» come l’incapacità di opporsi a Gualteri. Ma senza di lei che fine fa il reddito di cittadinanza?

 

  • Di lei si racconta che ha messo molta buona volontà, soprattutto nel lavoro al tavolo sugli ammortizzatori sociali, ma ha commesso più di qualche errore di “galateo istituzionale”.
  • A penalizzare il mandato di Catalfo sarebbe stato il suo predecessore, Luigi Di Maio. Lui, che ha messo in opera un repulisti profondo della burocrazia ministeriale portando al ministero nuovi giovani dipendenti poco avvezzi di prassi ministeriali.
  • Ad ogni timido colloquio con il ministro Gualtieri, Catalfo avrebbe portato a casa solo una lunga lista di no. «Gualteri non vuole», si sarebbe quasi scusata la ministra a chi le chiedeva come erano andate le contrattazioni.

Nell’organigramma del governo c’è una casella che è considerata sacrificabile da tutte le parti in causa ed è quella della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. Lo stesso Movimento 5 Stelle - il partito che la ha eletta al Senato per ben due legislature e che le ha dato da costruire l’impalcatura della legge-manifesto del reddito di cittadinanza – non sta alzando barricate per difenderla, come invece ha fatto per la sua collega all’Istruzione, Lucia Azzolina. Di lei si dice che le dimissioni ven

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