«Perché bisogna anteporre gli interessi della nazione agli interessi di partito» dice, e non si capisce quale, visto che Lello Ciampolillo, senatore del gruppo Misto è stato espulso dal M5S il 31 gennaio del 2020 perché non restituiva parte del suo stipendio da parlamentare come previsto dal Movimento. Ma ieri, responsabilmente, dopo essere risultato assente alla prima e alla seconda chiama, alle 22:14, un minuto prima che chiudessero i lavori, ha deciso che voleva votare sì e confermare la fiducia a Conte. La presidente Elisabetta Casellati in dubbio ha chiesto l’aiuto del “Var”, come hanno ironizzato tutti, il video dell’aula. Si era «preso tempo per decidere» ha spiegato il senatore dopo la travagliata procedura.

Il «moviolone» – come ha detto lui stesso - gli ha dato ragione, e gli ha permesso di dire sì e farlo rientrare in maggioranza catapultandolo al centro dell’attenzione mediatica. Ma Ciampolillo, nato a Bari il 2 febbraio del 1972, candidato sindaco perdente della sua città natale ed eletto alla Camera nel 2013, e al Senato nel 2018, si era già fatto notare per le sue personali battaglie, umane e vegetali: dal sapone per curare gli ulivi, alla cannabis per combattere il Covid-19.

L’immunità parlamentare all’ulivo

Era il 2018, e Ciampolillo aveva deciso di eleggere a sua residenza parlamentare un terreno per trasferire la sua immunità a un albero, più precisamente un ulivo, che era però malato di Xylella.

La questura ha deciso comunque di abbatterlo, un dolore per Ciampolillo, che ha deciso di proseguire la sua ricerca contro la malattia che ha devastato le piante pugliesi. E così che nel 2019 si premura di organizzare a Roma una conferenza per parlare delle ultime novità: il sapone contro la xylella e le onde elettromagnetiche. «Ci sono dei rimedi - ha dichiarato Ciampolillo - dal metodo Scortichini che usa rame e zinco a un particolare tipo di sapone che serve a lavare gli ulivi. Si fanno un paio di trattamenti l'anno e anche lì alberi centenari o secolari sono tornati verdi». Le onde elettromagnetiche a suo dire, sarebbero quasi miracolose: «Con un paio di trattamenti l'anno abbiamo gli alberi che sono tornati verdi. I batteri colpiti da onde elettromagnetiche a bassa frequenza sono risultati poi al microscopio elettronico piegati e esplosi». Fino a oggi la comunità scientifica non ha certificato nessuno di questi rimedi.

Il Covid-19 e la cannabis

L’attenzione alle cure alternative però non si ferma qui. In parlamento ha presentato ben tre disegni di legge a tema cannabis, Ciampolillo è un entusiasta. Il 28 febbraio 2020, quando ancora l’Italia stentava a capacitarsi di essere a rischio pandemia, il senatore è partito in quarta con quella che lui riteneva una possibile cura e ha scritto una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza. «Caro ministro, ti scrivo per suggerire il fiore di Cannabis terapeutica quale possibile antidoto al coronavirus - si legge nella missiva - La vaporizzazione del fiore di cannabis terapeutica ha già dato effetti straordinariamente positivi per i problemi dell'apparato respiratorio di pazienti terminali. È noto, del resto, che gli oltre 800 principi attivi contenuti nel fiore rafforzano in modo significativo le difese immunitarie».

Lui è propositivo: «I medici e i ricercatori potrebbero provare l'utilizzo dei prodotti derivanti dalla Cannabis, come il Bedrocan, contro il coronavirus». La cura andrebbe bene soprattutto per gli anziani: «Penso in particolare agli anziani che, a causa degli effetti della polmonite, sono i più esposti al rischio di perdere la vita. Alleviando i problemi delle vie respiratorie sarà più agevole assicurare la guarigione e consentirà di ricondurre nella normalità questo virus. Spero che questo contributo possa essere di aiuto in questo drammatico momento», conclude Ciampolillo.

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