Meglio non sapere. E per riuscirci è fondamentale mettere a tacere. Il governo sembra aver messo a punto i nuovi motti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con una strategia all’insegna della negazione della realtà: evitare di ascoltare e diffondere informazioni che non suonino come musica lieta alle orecchie di palazzo Chigi, dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al ministro del Pnrr, Raffaele Fitto. Altrimenti si arrabbiano e colpiscono duro, senza sconti. La maggioranza ha già pronti due emendamenti ad hoc da inserire nel decreto Assunzioni Pa, in esame in commissione a Montecitorio, per limitare i poteri della Corte dei conti.

Nel dettaglio si interverrà sul controllo concomitante sul Pnrr da parte della magistratura contabile e sullo scudo, che limita la possibilità di contestare il danno erariale solo ai casi più rilevanti. Detto, fatto: appena Fitto se l’è presa con le relazioni non «costruttive» della Corte, subito è stata armata la mano parlamentare per limitare il raggio d’azione di chi osa alzare la testa.

Narrazione di governo

Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, si è affannato a puntualizzare: «Limitiamo i poteri sul Piano, non quelli ordinari». Solo che l’ipotesi di un depotenziamento della Corte dei conti appariva lunare fino a qualche settimana. Ora invece c’è il bollino del governo con tanto di proposte nero su bianco dirette a Montecitorio.

Il livello di tensione viene così alzato ulteriormente. Lo scaricabarile sul precedente esecutivo non è più efficace, perché a sette mesi dall’insediamento non è sufficiente addossare le colpe a chi c’era prima, che sia Giuseppe Conte che ha ottenuto troppe risorse o Mario Draghi che ha predisposto il piano prendendo dai cassetti tutti a disposizione.

Serve un’idea diversa, che attinge dal bagaglio culturale della narrazione meloniana: prendersela con gli altri con una presunta ostilità del mondo esterno, presentare come l’underdog sempre e comunque. E quindi delegittimare le opposizioni politiche o i giornali che la presidente del Consiglio ha fieramente detto di «non leggere». Perché fanno delle ricostruzioni che non piacciono o danno informazioni che vanno ignorate, grossomodo come i dossier della Corte dei conti sul Pnrr, che non soddisfano i criteri dell'edulcorata narrazione governativa. «Non passa giorno che il governo non cerchi di nascondere la sua incompetenza cercando qualche capro espiatorio», ha osservato in tal senso Francesco Silvestri, presidente dei deputati del Movimento 5 stelle.

I nuovi mostri

Nella creazione dei nuovi mostri, insomma, i magistrati contabili rappresentano il nemico ideale da mettere all’indice e arrivano al momento giusto, quello dell’assenza di presunte minacce esterne, per impartire la lezione all'insegna del “vi togliamo i poteri per silenziarvi”. Le opposizioni, intanto, si stanno appena scuotendo dall'iniziale indolenza di fronte all'operazione strapotere, annunciata e portata avanti dal governo. «La limitazione delle competenze dei magistrati contabili ci preoccupa molto. Non vogliamo una dittatura», ha sottolineato la capogruppo dell’Alleanza verdi-sinistra alla Camera, Luana Zanella, intervenendo in aula.
E che la trasparenza non fosse il tratto distintivo del Pnrr a trazione meloniano, era un fatto ormai acclarato. Il sistema Regis sembra celare un’oscura e burocratica sigla, eppure incarna il perfetto esempio di uno strumento che avrebbe le caratteristiche per essere il vessillo della trasparenza. Solo che viene blindato e reso un fortino accessibile solo ai tecnici governativi.

Di che si parla nello specifico? Regis è la piattaforma unica, che fa capo alla Ragioneria dello stato, attraverso cui le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato dovrebbero mettere insieme i dati sullo stato del Piano. Una miniera d’oro per avere un panorama completo sull’avanzamento dei progetti, delle risorse allocate e di quelle realmente spese.

Pnrr secretato

La potenziale mappa a 360 gradi sul Pnrr è però messa sotto chiave. Nonostante la legge prescriva un portale web per la trasparenza, il governo sceglie un’altra strada, limitandosi ad aggiornare il sito Italia Domani, dedito più alla comunicazione istituzionale che alla raccolta dei dati da mettere a disposizione dell'opinione pubblica. L’associazione Openpolis è rimbalzata più volte contro il muro di gomma. Le richieste di accesso agli atti sono state respinte al mittente. Il ministero dell’Economia ha in sostanza riferito che i dati richiesti non erano disponibili. E detta così suonerebbe come l’ammissione peggiore, quella di un Pnrr lasciato a briglia sciolta, senza che nessuno sia in grado di compiere l’azione di monitoraggio.

Nei fatti, il Mef non rende pubblici i dati del Regis, perché bisogna sottoporli a verifiche e validazioni che tuttavia tardano ad arrivare per ragioni mai chiarite. Insomma, ci sono ma non si possono divulgare, rendendo impossibile conoscere nel dettaglio lo stato di avanzamento dei progetti. Il Pnrr diventa un segreto. Una situazione che oggi è davanti agli occhi di tutti. 

«C’è anche un altro problema», dice Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di Openpolis, «quello delle relazioni governative che mancano». Nelle prossime ore dovrebbe arrivare la prima dell’èra Meloni. «Ma – osserva Smaldore – non c’è stata la relazione né per la legge di Bilancio, né per il def, che sono le misure più importanti economiche a cui il Pnrr è inevitabilmente legato. Le relazioni sono gli strumenti chiave per chiarire la visione politica». 

© Riproduzione riservata