Era finito in un cantuccio il gioco nero, il Covid l'ha resuscitato. Tra i tanti effetti negativi della pandemia c'è purtroppo anche questo: la rivincita dell'illegale sul legale. L'insorgenza del fenomeno era stata osservata già da qualche tempo dagli addetti ai lavori, per esempio i redattori delle agenzie di settore, Agimeg e Agipro, i quali avevano intuito fosse in atto una traslazione dal lecito all'illecito registrando giorno dopo giorno le notizie sulle operazioni di polizia, carabinieri, guardia di finanza, direzione antimafia, in netta crescita rispetto al 2019. L'esistenza del fenomeno è stata ora confermata da una fonte ufficiale e autorevole, Marcello Minenna, il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, l'ufficio statale che tra i suoi compiti annovera pure la regolamentazione e la sorveglianza di quello che in certi ambienti viene definito sbrigativamente e con toni sprezzanti l'azzardo di stato.

20 miliardi di illegalità

Dati alla mano, nel corso di un'audizione davanti ai parlamentari della commissione Antimafia Minenna ha calcolato che nell'anno terribile del Covid il volume stimato del gioco illegale supera i 20 miliardi di euro. Una cifra colossale che di colpo fa indietreggiare l'Italia a vent'anni fa, quando al di fuori di Totocalcio e Lotto il gioco non era ammesso, era tutto considerato fuori legge anche se si giocava lo stesso ovunque e sottobanco. Con la differenza rispetto a oggi che a guadagnarci invece dello stato era la criminalità. Il contraccolpo per le casse statali della rivincita del gioco nero è duro in termini di maggiori spese e minori entrate. Le maggiori spese derivano dal fatto che mentre le sale erano chiuse e l'illegalità avanzava sono stati assistiti per quasi tutto l'anno gli oltre 120 mila dipendenti del settore. Per quanto riguarda le minori entrate c'è da considerare che l'1 per cento del Pil (la ricchezza nazionale) è prodotto dal gioco legale alimentato da oltre 3 mila imprese e nel 2020 il gettito eroso dalle chiusure forzate e dall'illegalità è sceso di 4,5 miliardi di euro, cioè si è quasi dimezzato. Impossibile valutare quanto stiano parallelamente guadagnando gli organizzatori del gioco nero, soggetti quasi sempre collegati a criminalità organizzata e mafie. Di sicuro si stanno riprendendo un terreno da cui erano stati sloggiati.

Il danno riguarda pure i giocatori. Questi ultimi rischiano, ovviamente, anche con il gioco legale perché il rischio è una componente dell'azzardo, ma sanno di essere comunque tutelati dalle truffe grazie alla sorveglianza dello stato attraverso i monopoli e le forze di polizia. Con il gioco illegale queste garanzie vengono meno, le stangate sono all'ordine del giorno e anche i pagamenti delle vincite spesso sono aleatori. Alla ripresa del gioco nero l'agenzia specializzata Agimeg ha dedicato uno speciale e i dati riportati sono eloquenti: gli arresti per le attività illecite nel 2020 sono stati 200, con un incremento del 257 per cento rispetto all'anno prima (56 arresti). Le denunce sono cresciute del 158 per cento, da 62 a 160. Nei primi mesi del 2021 sono già state arrestate 14 persone e altre 37 denunciate. Quasi triplicati i sequestri di slot illegali.

Slot in lavanderia

Secondo i dati illustrati ai parlamentari dal direttore dei Monopoli la crescita del gioco illegale ha riguardato soprattutto l'on line e gli esperti del ramo spiegano che il nero post Covid è diverso da quello del passato. Sono rispuntate le bische clandestine, è riapparsa la raccolta delle scommesse porta a porta, perfino il bingo di condominio, ma la vera novità sono i totem per il gioco on line e il fatto che si gioca in nero nei posti più impensati, dalla lavanderia al macellaio, dalla cartoleria al bar. Basta ci sia un terminale e un esercente disposto a dare una mano, e in questo momento di crisi nera di esercenti che chiudono un occhio ce n'è una caterva. In una nota l'organizzazione Assotrattenimento collegata a Confindustria conferma che il settore legale soffre perché «riceve dagli apparecchi illegali una concorrenza sleale».

E' ragionevole ritenere che sul gioco nero si sia riversata almeno una parte dei giocatori tenuti fuori dalle sale e dai luoghi autorizzati a causa della pandemia. A fine 2020 erano stati 183 i giorni di chiusura di sale e simili, un record in Europa. Oggi sono 240. Complessivamente, in media in Francia il settore del gioco nel 2020 è stato chiuso per 160 giorni, in Olanda sale giochi, sale scommesse e casinò sono rimasti chiusi in media per 158 giorni, in Germania 156, in Gran Bretagna 120.


 

© Riproduzione riservata