La premier è stata ricevuta dal pontefice. Nella delegazione italiana anche Salvini, Tajani e Mantovano. Dopo l’incontro privato faccia a faccia con il segretario di Stato Parolin e monsignor Gallagher. I rapporti tra governo e Santa sede restano buoni
È stata una classica udienza protocollare, quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Vaticano con papa Leone XIV. Nel senso di un incontro che ha confermato i buoni rapporti tradizionali tra Santa Sede e Italia, in piena continuità con il passato più o meno recente. Lo scorso 6 giugno, d’altro canto, il papa aveva ricevuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Poco più di mezz’ora di colloquio privato a porte chiuse fra il pontefice e la premier (la prima udienza con papa Francesco, il 10 gennaio 2023, era durata 35 minuti), poi lo scambio dei doni, la presentazione della delegazione ufficiale che accompagnava Meloni.
Con Tajani, Salvini e Mantovano
La presidente del Consiglio è arrivata in Vaticano verso le 11:15, in leggero anticipo rispetto alla tabella di marcia. Con lei i due vicepremier Antonio Tajani, ministero degli Esteri, e Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, cattolico di area tradizionalista, tessitore di relazioni fra le due sponde del Tevere.
Era stato lui, il 26 giugno scorso, in occasione della Giornata internazionale contro le droghe istituita dalle Nazioni Unite, a parlare davanti a Leone XIV pronunciando un discorso a nome delle tante associazioni italiane presenti e del governo italiano.
Come da consuetudine, dopo il colloquio privato con il papa, la delegazione ha incontrato, in segreteria di Stato, il cardinale Pietro Parolin e monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali.
Fra i temi trattati non poteva non spiccare quello del dilagare dei conflitti e dell’impegno per arrivare a soluzioni negoziali. Particolarmente stringata la nota vaticana: «Durante i cordiali colloqui in segreteria di Stato sono state sottolineate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e l’Italia ed è stato rilevato il comune impegno per la pace in Ucraina e in Medio Oriente e l’assistenza umanitaria a Gaza».
Quest’ultimo punto sta a indicare che la Santa sede vorrebbe, a livello internazionale, un maggiore impegno diplomatico per salvaguardare la vita delle popolazioni civili nei conflitti, in particolare nella Striscia di Gaza e, probabilmente, ha chiesto una sponda in tal senso dal governo italiano.
Del resto la nota diffusa da palazzo Chigi proprio di questo ha parlato. «Il presidente Meloni – si legge nel testo – ha ribadito l’apprezzamento per l’impegno della sede apostolica per la pace in Ucraina, a Gaza e in tutte le aree di crisi. Il presidente del Consiglio si è inoltre soffermato sull’importanza della libertà religiosa e sulla tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente, che hanno sofferto le conseguenze delle crisi e dell’instabilità dell’area. È stata infine condivisa l’ottima collaborazione con le organizzazioni cattoliche religiose per la cooperazione in Africa, nell’ambito del Piano Mattei». Collaborazione, dunque, sia pure con sfumature differenti.
Cure palliative
Ma la nota vaticana ha toccato anche un altro tema. «Nel prosieguo della conversazione ci si è soffermati su alcune questioni afferenti ai rapporti bilaterali, come pure su tematiche d’interesse per la chiesa e la società italiana».
In questo caso, la discussione ha toccato diversi temi, fra i quali quello della prossima legge sul fine vita. Su questo punto si era fatta sentire la Cei. Con il segretario generale della Conferenza, monsignor Giuseppe Baturi, che nei giorni scorsi ha detto che c’è la necessità di «garantire un’assistenza adeguata ai malati terminali e cure palliative effettive su tutto il territorio nazionale», evitando disparità tra regioni.
Riguardo al dibattito parlamentare ha poi osservato: “Serve un punto di convergenza per tutelare il valore della vita senza lasciare nessuno solo. La legge dovrebbe essere un buon punto di equilibrio». Un’inquietudine, questa, che tocca da vicino anche il Vaticano dove c’è il timore che l’Italia diventi un paese in cui è permesso il suicidio assistito.
Complessivamente, se i rapporti tra Italia e Santa sede restano ottimi, va anche detto che, rispetto al passato, oltre alle intese e ai temi condivisi, da parte della chiesa sussistono ormai tutta una serie di questioni, dalla tematica ecologica declinata nelle sue conseguenze sociali, alle migrazioni, dove il magistero dei papi guarda orizzonti più ampi di quello nazionale, dove è difficile registrare particolari sintonie con il governo guidato da Meloni.
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