È un’altra giornata complicata sul fronte delle alleanze per Enrico Letta. Ieri è saltato l’incontro con i rossoverdi che ora chiedono al principale leader dello schieramento un “riequilibrio”, dopo l’accordo stretto fra il Pd e il patto repubblicano di Carlo Calenda. Si ragiona sui punti programmatici ma anche  sui “pesi”.

Da una parte Sinistra italiana e Europa Verde chiedono una “segnale” di intenti comuni sui temi costituzionali e ambientali. Con una dichiarazione congiunta, o un documento. Che, per esempio, escluda esplicitamente dai programmi il ritorno all’energia nucleare, cavallo di battaglia di Azione (ma non di Più Europa), ma anche l’autonomia differenziata.

Quanto ai “pesi” nei collegi uninominali, l’ala sinistra è preoccupata che la proporzione 70-30 (di nomi indicati dal Pd e dai calendiani) lasci poco spazio agli ambientalisti, che a loro volta invece rivendicano ai sondaggi numeri sostanzialmente simili o di qualche decimale più basso rispetto a quelli di Azione. 

L’ultima giravolta di Conte 

Nel frattempo però nella serata di ieri un fatto nuovo è arrivato. Giuseppe Conte, che in un primo momento aveva invitato i rossoverdi a schierarsi con il movimento Cinque stelle, ha cambiato idea: «Piuttosto che ammucchiarci da qualche parte con compagni di viaggio di cui non possiamo garantire eventualmente la serietà, noi preferiamo presentarci anche da soli», ha detto al Tg2 Post, «Però siamo aperti per vocazione naturale alla società civile, ai cittadini e alla parte sana del paese, all’associazionismo, poi alla fine proporremo ai cittadini che entreranno in cabina elettorale anche delle figure delle personalità che hanno onorato il Paese e che potranno dare un contributo».

Insomma, sì a personalità civiche, no a partiti o esponenti politici della cui coerenza il presidente M5s non si fida evidentemente abbastanza. Un concetto espresso a sprezzo del pericolo, da parte di un leader che è stato premier con la Lega, con il Pd, e poi nella maggioranza del governo Draghi.

Comunque l’affermazione mette la parola fine alle tentazioni rossoverdi di cambiare alleato, se mai queste tentazioni ci siano davvero state.

Calenda: «Decidete sereni»

Ma la soluzione non è lo stesso semplice. Letta sa che c’è un’area importante del suo partito, a sinistra, che non digerirebbe la rottura con la sinistra fuori dal Pd. Significativi, ieri, gli appelli in questo senso di Nicola Zingaretti e del ministro del Lavoro Andrea Orlando. D’altro canto deve misurare ogni gesto in modo tale che non abbia ripercussioni dal lato di Calenda, che anche stamattina ha ripetuto i suoi “paletti” non proprio amichevoli verso quello che considera «un problema di Letta». «L’Agenda Draghi non si tocca. Termovalorizzatori, rigassificatori, rinnovabili senza veti, revisione del reddito di cittadinanza, Nato, supporto all’Ucraina e revisione bonus 110 per cento. Decidete serenamente».

Letta sta in mezzo.Al momento nell’agenda del segretario non c’è ancora un nuovo appuntamento. Nel pomeriggio alle 16 è annunciato a Tarquinia, in provincia di Viterbo, al Revolution Camp con gli studenti di scuole superiori e università. Anche se dall’una e dall’altra parte vengono confermati contatti telefonici. 

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