La soluzione portata da Beppe Grillo, vestito da astronauta, all’hotel Forum a Roma ai vertici del Movimento 5 stelle di domenica scorsa non metterà un punto alle beghe grilline. Anzi, anche per dare un volto al nuovo M5s (e al ruolo pensato per Giuseppe Conte), bisogna prima sperare di risolvere tutte le questioni interne che attualmente immobilizzano il M5s.

Rousseau

L’uomo è attento, dice chi conosce bene Conte, quindi se ha dato la sua disponibilità per un ruolo ancora non ben definito ma di leadership, ha in mente una soluzione per risolvere la più grossa delle questioni sul tavolo, il rapporto con Rousseau.

Allo stato attuale, ad avere un dialogo, seppur franco, con Davide Casaleggio è rimasto soltanto Grillo stesso, che lo avrebbe anche invitato alla riunione romana, salvo incassare un rifiuto da Casaleggio. Il garante del Movimento potrebbe quindi continuare a svolgere un ruolo di mediazione per coprire le spalle all’avvocato del popolo, che, affiancato dal Comitato di garanzia, sta cercando il cavillo per risolvere questo ingombrante problema, possibilmente riducendo al minimo indispensabile il peso di Rousseau, relegandolo al ruolo di semplice fornitore di servizi.

Tutto dovrebbe però risolversi abbastanza in fretta: è attesa a giorni la presentazione della proposta di Conte per il rilancio del Movimento, sostanzialmente un nuovo statuto. Subito dopo, a inizio settimana prossima, gli avvocati del Movimento e quelli di Rousseau dovrebbero incontrarsi a Milano: segno che una base da cui far partire la discussione per trovare un accordo c’è. È però anche vero che nella serata di ieri Rousseau ha comunicato di voler andare avanti con il processo di selezione del direttorio, come previsto dall’esito degli Stati generali: un segnale per imbrigliare Vito Crimi e i vertici romani e mostrare che Rousseau continua per la sua strada, forte del fatto che sta soltanto eseguendo le indicazioni della base.

I gruppi

Oltre a sistemare i rapporti con Rousseau, Conte dovrà gestire anche il riposizionamento delle correnti interne del Movimento. Dopo aver placato gli animi dei parlamentari che si sono sentiti esclusi dall’incontro riservato organizzato a loro insaputa, il Movimento dovrà gestire gli attivisti, non tutti entusiasti del brusco arresto dell’esperimento di democrazia diretta, che aveva invece dato qualche frutto nella consultazione degli Stati generali.

Mesi e mesi per decidere un nuovo programma in singole riunioni territoriali e per argomento, tutto da buttare. Ieri circolava anche l’ipotesi che si potesse riaprire la pratica degli espulsi per non aver votato la fiducia al governo Draghi. Un’ottima operazione d’immagine per Conte, che potrebbe riaccogliere come figlioli prodighi tutti i parlamentari pronti a mostrarsi pentiti e a votare la fiducia. In ogni caso, un progetto a lungo termine, che però assicurerebbe al Movimento la forza numerica per rimanere rilevante nella maggioranza e i fondi che le camere assegnano ai gruppi parlamentari in base al numero di membri.

Contemporaneamente, si potrebbe leggere come un’apertura nei confronti dei critici ancora membri dei gruppi: molti parlamentari sono esausti dai recenti cambi di linea, sempre più repentini. Lasciare la porta socchiusa verso chi è stato espulso o è sotto procedimento potrebbe scoraggiare chi sta valutando l’addio. Chi intanto si è assicurato una posizione certa è Luigi Di Maio. Quale che sia la soluzione che Conte troverà per risolvere i problemi con Rousseau, lui potrà godersi lo spettacolo del rilancio di un nuovo Movimento privo di tutti i vincoli che appesantivano il vecchio. Lo farà comodamente seduto all’ombra di Conte, posizione vantaggiosa per coltivare il proprio consenso. 

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