Le presidenze delle commissioni parlamentari sono sul punto di essere approvate, mancano solo i membri degli altri partiti. A essere maggiormente in difficoltà è il Movimento 5 stelle, che a causa al limite dei due mandati ha una squadra che per una grossa parte è composta da novizi del parlamento.

Un problema di non poco conto per un leader che ha promesso un’opposizione «dura e intransigente». L’altra questione che sta complicando la vita di Giuseppe Conte sono i pochi parlamentari con più esperienza che non sono già stati collocati in altre caselle di peso. Diversi hanno già ricevuto incarichi di gruppo e d’aula, come quelli che sono diventati segretari d’aula e delegati di Montecitorio e palazzo Madama.

Copasir

In cima alle preoccupazioni di Conte ci sono commissione di Vigilanza Rai e Copasir, le due bicamerali la cui presidenza va tradizionalmente all’opposizione. Il problema, oltre alla scelta dei due presidenti, su cui in precedenza c’era un accordo tra Pd e M5s che rischia di saltare dopo gli screzi più recenti tra i due partiti, è anche la composizione della delegazione Cinque stelle. Il problema si pone soprattutto per quanto riguarda il comitato per la Sicurezza, che vigila su questioni che riguardano i servizi segreti e negli ultimi mesi è stato l’unico organo parlamentare con cui è stata condivisa la lista delle armi che l’Italia ha spedito in Ucraina. Durante la scorsa legislatura il Movimento aveva scelto Federica Dieni alla Camera e Francesco Castiello al Senato.

Oggi le cose sono molto diverse: la presidenza andrà molto probabilmente al Pd. Il candidato più quotato attualmente sembra Lorenzo Guerini di Base riformista, che raccoglierebbe il consenso del Terzo polo ma non quello del Movimento, che preferirebbe vedere alla guida della commissione Francesco Boccia. A Conte restano quindi da scegliere i componenti da inviare a palazzo San Macuto. Dieni, che era vicepresidente, aveva completato i suoi due mandati ed è passata a Italia viva a poche settimane dal voto. Il senatore Castiello invece è stato rieletto e mira a confermare il suo incarico. A suo favore può giocare la sua esperienza: se la sua casella è ormai abbastanza sicura, manca ancora il nome che rappresenterà i deputati Cinque stelle.

Se non si considerano le nuove leve, a cui i vertici non hanno intenzioni di affidare una missione così delicata, i nomi che ricorrono di più nei ragionamenti dei vertici sono quelli di Riccardo Ricciardi e Vittoria Baldino. Mentre però Ricciardi, che è pure vicepresidente e ha un passato in commissione Cultura, potrebbe trovare più nelle sue corde la vigilanza Rai, Baldino ha all’attivo un’esperienza in commissione Affari costituzionali, più in linea con il merito del comitato. Una carta che la rende la candidata più probabile a ricoprire l’incarico. Tra gli aspiranti c’è anche Riccardo Tucci, alla seconda esperienza parlamentare ma su cui pende un rinvio a giudizio per frode fiscale che ha già messo a rischio la sua candidatura alle parlamentarie. Tra i maggiorenti a cui affidare ancora un incarico c’è anche Chiara Appendino, ma la ex sindaca è già al terzo mandato e secondo chi conosce bene il mondo dei Cinque stelle «è stata fin troppo favorita.

Se affidassero a lei un incarico così di peso chi è già stato in parlamento non la prenderebbe bene». Tra chi resta ancora da piazzare c’è anche Alessandra Todde, un’altra vicepresidente ex sottosegretaria. Come Ricciardi, anche lei sembra destinata più alla commissione di Vigilanza Rai. Resta poi da vedere la collocazione di Conte stesso, che è anche deputato: in conferenza stampa ha raccontato che i suoi gli avevano chiesto di andare al Copasir, ma che ha preferito rinunciare «seppur esperto» perché crede «che i leader non debbano occupare i territori».

Vigilanza Rai

Anche in vigilanza Rai, però, a Conte mancano le competenze con cui presidiare la commissione. Mentre al Copasir con grande probabilità il M5s non proverà neanche a concorrere per la presidenza, avrebbe buone possibilità per lo scranno più alto di questo organo. Il problema è il candidato: Conte dovrebbe schierare Stefano Patuanelli, che però in passato è stato sì capogruppo a palazzo Madama, ma soprattutto ministro, prima dello Sviluppo economico e poi dell’Agricoltura. Di formazione è ingegnere. Anche i componenti restano un rebus: se prima il Movimento poteva fare riferimento all’esperienza di lungo corso di Primo Di Nicola, capogruppo e giornalista, di tutti i membri Cinque stelle della commissione sono state rielette in quota M5s solo Patty L’Abbate e Carmen Di Lauro.

Resta poi il rebus delle altre commissioni: Conte punta a fortificare il suo profilo progressista e vorrebbe conquistare le vicepresidenze (da affidare all’opposizione) di organi chiave come la commissione Lavoro, dove potrebbe trovare collocazione Davide Aiello, già capogruppo, la Giustizia, dove vedrebbe bene l’ex magistrato Federico Cafiero De Raho e la Ambiente, dove potrebbe lanciare Ilaria Fontana, ex sottosegretaria del governo Draghi.

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