Conte esulta: ma l’“effetto Fico” non spinge il M5s

Per Giuseppe Conte, quella di Roberto Fico alle elezioni regionali in Campania è una «doppietta», il secondo presidente che il Movimento porta a casa dopo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna due anni fa. Non è un trionfo monocolore, però. L’ex presidente della Camera ha vinto, è vero, ma bisogna guardare al dato della lista, che secondo le proiezioni YouTrend si muove tra il 9 e il 13 per cento (a poco meno della metà dello spoglio è al 9,48 per cento). Il Movimento 5 stelle partiva da poco meno del 10 per cento nel 2020: le aspettative erano alte, anche perché la Campania ha dato sempre buoni risultati a livello nazionale e il candidato era identitario. Conte, però, prende quanto di buono c’è nella vittoria. «Fico ha battuto sonoramente un candidato di Fratelli d’Italia, un esponente del governo Meloni, senza mischiarsi a una lotta nel fango» scrive in un post. Il presidente del Movimento ha seguito lo spoglio insieme a Fico. Poi, dal palco, ha sottolineato la distanza del dato del campo largo rispetto al centrodestra di Giorgia Meloni. «Quel distacco oggi qualche pensiero lo deve dare a chi sta guidando il governo nazionale». È il primo dei due messaggi che vuole lanciare il cerchio magico di Conte: quella sconfitta è proprio della presidente del Consiglio. Nessun passaggio esplicito sul futuro dell’alleanza, che pure Elly Schlein vorrebbe finalmente sistematizzare iniziando a lavorare sul programma. «Non cambia niente» filtra dal quartier generale cinque stelle, da dove sottolineano anche che comunque l’intervento dell’ex premier è stato essenziale per sbloccare la situazione in Campania, quando la trattativa tra la segretaria e Vincenzo De Luca era in stallo, e in Puglia, dove Conte ha sempre spalleggiato Antonio Decaro. Per Conte, poi, resta ghiotta l’occasione delle primarie di coalizione, anche se i suoi continuano a ripetere che il metodo per scegliere il candidato premier sarà deciso più avanti: un sondaggio di YouTrend prospettava all’ex premier un consenso del 44 per cento tra gli elettori di coalizione. Lontana Schlein, al 29 per cento, e Silvia Salis, al 28 per cento. Insomma, il gradimento di Conte a livello di coalizione potrebbe mettere in difficoltà Schlein. Regionalisenzasorprese:inCampaniaePugliaFicoeDecaroversolavittoria Specificità del territorio? Una delle argomentazioni proposte a più riprese dalla governance dei Cinque stelle per giustificare gli scarsi risultati collezionati nelle più recenti tornate elettorali era infatti proprio quella sul profilo del candidato. Perfino Pasquale Tridico, in Calabria, espressione sì del Movimento 5 stelle ma senza il tempo di battere il territorio. In quel caso, da via di Campo Marzio invitavano a sommare al risultato dell’inventore del reddito di cittadinanza anche il risultato della sua lista personale. Un ragionamento che può essere traslato: in Campania, la lista Fico ha raccolto quasi il 7 per cento dei consensi, all’incirca alla pari di quella di De Luca, A testa alta. Sommando i risultati, si sfiora il 20 per cento dei consensi che i Cinque stelle avevano portato a casa alle europee del 2024. Resta il nodo dell’affluenza: in Campania è scesa al 44 per cento: a perdere di più è la provincia di Salerno, dove il dato cala addirittura del 13 per cento. Non a caso, il feudo del presidente uscente: difficile che chi si sente politicamente vicino a De Luca abbia scelto di sostenere Fico. Sul dato batte anche Chiara Appendino: l’ex vicepresidente, dopo l’ultima tornata di regionali, aveva sollevato un dibattito sulla performance del Movimento, una presa di posizione che ha portato alle sue dimissioni dall’incarico interno al partito. «Nei prossimi giorni ci sarà tempo e modo di analizzare il voto, partendo dall’astensione che continua a crescere – e questo non è certamente un dato da archiviare – e dai consensi della nostra lista» scrive l’ex sindaca di Torino sui social. Ficobene Le dinamiche Stavolta, Conte è andato all in: ma per il momento, i territori non sembrano restituirgli lo stesso impegno. Anche nella sua regione, la Puglia, Conte si è presentato diverse volte, ma il risultato non sembra riuscire ad andare oltre la doppia cifra (6-8 per cento, sempre secondo YouTrend). Anche qui, i vertici del partito speravano in una buona performance, dopo il risultato di cinque anni fa, quando il M5s era arrivato alla soglia del 10 per cento. Insomma, senza il Pd non ci sarebbe stato niente da fare e non è un caso che il primo intervento per conto del partito, affidato al vicepresidente Riccardo Ricciardi, abbia insistito sulle peculiarità dei territori. «Non si deve fare un raffronto continuo tra il nazionale e le elezioni territoriali. Ogni territorio ha la sua peculiarità. Il terreno nazionale ha altre dinamiche. La partita nazionale è un'altra cosa» ha detto il capogruppo M5s alla Camera. IlprimostopaMeloniarrivadalVeneto.StefanivinceelaLegaal36percentodoppiaFdI All’orizzonte, la discussione sulla legge elettorale. Mentre il Pd alla luce degli ultimi risultati punta sul mantenere lo status quo, a domanda Ricciardi spiega di preferire un sistema elettorale proporzionale. Un altro tema su cui c’è da trovare la quadra.