- C’era una volta il movimento che rifiutava di partecipare ai talk-show e che definì un pollaio il salotto tv di Porta e Porta. Tra Manduria e Avetrana, il leader partecipa nel week-end al forum del conduttore Rai, accanto a ministri, governatori, sindaci e la premier Giorgia Meloni.
- Nel passaggio da integerrimo a bellino, l’uomo che sale al potere è chiamato a cambiare estetica. Conte non si sottrae. Una volta è in una masseria nel tarantino, un’altra in un albergo da 2.500 euro a notte per una vacanza a Cortina, tutto legittimo, ma senza più la nudità e la purezza di chi rigettava l’establishment e certi languori dal tenor democristiano.
- Col tempo in Rai non ci sono andati più da ospiti. Hanno preso uffici e scrivanie, strapuntini comodi nel cda, una lunga marcia vissuta attraversando Palazzo Chigi, dove Giuseppe Conte, educatissimo, per non far dispiacere nessuno è stato prima sposo dei leghisti e poi sposo della sinistra.
La sera andavano da Vespa. Chi si presentava a firmare un contratto con gli italiani (Berlusconi, 2001), chi annunciava gioiose macchine da guerra (Occhetto, 1994), ogni tanto telefonava perfino un papa (Giovanni Paolo II). Entravano tutti nel sancta sanctorum della telepolitica italiana, ma loro no, anzi i Cinque stelle a un certo punto pensarono che quello fosse il tempio del male. Del resto, era pur sempre l’azienda che a suo tempo aveva buttato fuori dallo schermo il padre fondatore, Bepp


