Giuseppe Conte annuncia che nella sua squadra ci saranno la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il vicecapogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco, l’ex viceministra del ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde e il deputato Michele Gubitosa. Fuori invece Chiara Appendino, Lucia Azzolina e Vito Crimi, che negli ultimi giorni erano spesso rientrati nelle liste anticipate dai parlamentari. 

La scelta dei vice conferma i timori di una buona parte dei gruppi parlamentari: Conte non ha ampliato la segreteria oltre i suoi sostenitori più stretti e ferventi.

Il lancio della nuova segreteria di Conte (almeno di una parte) viene boicottata dai parlamentari: dopo l’annuncio di una diretta Facebook del leader del Movimento, diversi deputati sbottano: «Ma che ci andiamo a fare, non si può intervenire su un annuncio trasmesso sui social». Una polemica che precipita nella decisione di alcuni Tutti lamentano la mancanza di dibattito interno, rinviato a dopo gli annunci: «Che senso ha parlare dopo? La discussione va fatta prima», dice una deputata. 

La diretta inizia, nella migliore tradizione del Movimento, con un certo ritardo. L’ordine del giorno prevede l’analisi dei risultati del voto delle amministrative. L’aria è tesa: i deputati non hanno ancora perdonato il tentativo di spodestare il capogruppo della Camera Davide Crippa. Conte parla di «accettare la sconfitta», di giudizio che «non può essere indulgente»: bisogna tornare sui territori, dice il leader del Movimento.

Quando escono, i nomi sono in parte già attesi. È soprattutto quello di Taverna, chiamata addirittura a essere vicaria, a scontentare i parlamentari più giovani: «Se è lei che deve rappresentare il nuovo corso della gentilezza nel dialogo siamo a posto», dice un deputato alla prima legislatura, rievocando le proteste cariche di sdegno e insulti della Taverna dei primi tempi. La scelta della vicepresidente del Senato viene vista come un consolidamento di Conte del rapporto con la vecchia guardia del Movimento, che oggi sostiene il leader soprattutto dai banchi di palazzo Madama, rafforzandolo nella geografia interna del Movimento. 

Alla Camera il discorso è ben diverso e Conte gode di meno consenso: la nomina di Ricciardi, ambizioso vicecapogruppo, ne è lo specchio. Sono tanti i deputati che lamentano la scarsa conoscenza del gruppo da parte di Conte, e alla Camera i contiani convinti non sono poi così tanti: tra i vari sottogruppi contano più i dimaiani e Conte sta cercando di recuperare il consenso della moltitudine di deputati non schierati che nell’ultimo periodo è diventata molto critica nei suoi confronti.

Ricciardi, e con lui una serie di altri deputati, come Gilda Sportiello, che ha curato la campagna elettorale di Gaetano Manfredi a Napoli, e Luigi Gubitosa, chiamato anche lui nella squadra della segreteria, hanno colto l’occasione per accreditarsi con Conte già ai tempi dello scontro tra il leader e il fondatore del M5s Beppe Grillo. Ora sono tra coloro di cui l’avvocato di Volturara Appula si fida di più a palazzo Montecitorio.

Anche Todde era da tempo nella lista dei favoriti per l’ingresso nella segreteria, così come Turco, da sempre braccio destro di Conte, soprattutto nel periodo in cui era a palazzo Chigi.

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