I «ristori» saranno «celeri e rapidi», i contributi arriveranno direttamente sul conto corrente con bonifico dell’Agenzia delle entrate», «Le nostre scelte possono essere criticate ma per noi non ci sono lavoratori di serie A e di serie B». Quando a sera il presidente Giuseppe Conte da Palazzo Chigi spiega il decreto dei «ristori» alle categorie su cui è piovuta l’ultima stretta, prova a rispondere ad alcune delle tante critiche che si sono abbattute sul Dpcm di domenica. Stavolta il premier dice quello che non ha detto prima: «Non possiamo illuderci che con una curva epidemiologica in salita la gente se ne vada tranquillamente in giro», «in questo modo possiamo decongestionare mezzi pubblici, diradare assembramenti e alleggerire il sistema dei tracciamenti». Insomma servirebbe il coprifuoco, come in altri paesi, ma il governo non ha la forza di imporlo. Ma per la prima volta un «nuovo lockdown generalizzato» non è escluso, «lavoriamo per evitarlo».

Conte para i colpi che ormai arrivano da ogni parte. Dopo la conferenza stampa è convocata una riunione con i capidelegazione della maggioranza. «Non è più il momento dei distinguo», avverte. C’è aria di resa dei conti. Lui passa all’attacco: il dpcm di domenica «è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza, rappresentate dai rispettivi capidelegazione». Lo ripete alla conferenza stampa. Quando di deve decidere «non si può tergiversare», e quella sera «altre proposte non ci sono state». Il riferimento è alla renziana ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova che alle sei e mezzo di sabato mattina aveva dato il suo ok al provvedimento, salvo scatenarsi nel pomeriggio appena avuto sentore delle dure proteste della filiera dell’agricoltura. A Matteo Renzi che chiede di modificare il provvedimento, il premier ha risposto no: «Queste misure non sono in discussione. Vanno spiegate a una popolazione in sofferenza, che legittimamente chiede di capire i motivi delle scelte del governo». La replica di Renzi è un’accusa: «Chiedere di riflettere su basi scientifiche e non su emozioni passeggere è un atto di responsabilità contro la superficialità». Il Pd attacca il leader di Italia viva, ma è ancora a Conte che arriva il colpo finale: «Chiediamo a tutte le forze di maggioranza e a chi la guida una capacità di garantire coesione che è assolutamente urgente», dice il vicesegretario Andrea Orlando.

Il premier è sulla graticola. Sa che fino al tavolo della verifica promesso alla maggioranza – ma solo dopo gli stati generali di M5s – deve aspettarsi fuoco amico. «Non facciamo cadere il governo né per questo né per altro. Ma in questa fase bisogna accettare l’idea che serve un po’ di dialettica», ha assicurato Ettore Rosato, il renziano che ha messo in piedi i primissimi comitati di Italia viva, a Radio 1. Una tecnica corsara che però provoca le reazioni dei Cinque stelle in un’infinita giostra, ogni giro più pericolosa.

Ma il malcontento reale è tutto fuori da palazzo Chigi. Prima del consiglio dei ministri Conte chiama, in video, i rappresentanti delle categorie destinatarie della stretta. Si fa affiancare dai ministri di competenza. Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartigianato, Casartigiani. Poi Coni e mondo dello sport. Il presidente Giovanni Malagò alla fine la definisce la «call» «un formidabile minestrone», «Speriamo che il 24 novembre, facendoci il segno della croce, sarà possibile essere coinvolti preventivamente». Dal mondo della cultura e degli spettacoli si moltiplicano appelli. C’è confusione dove sarebbe utile non ci fosse: il capo di gabinetto del ministero dell’interno Bruno Frattasi deve emettere una circolare ai prefetti per spiegare che serve una giustificazione per gli spostamenti solo nei «casi di limitazioni alla mobilità introdotte con provvedimenti più restrittivi di ambito regionale», per gli altri spostamenti, sebbene «fortemente» sconsigliati, non c’è bisogno di autocertificazione, «trattandosi di raccomandazione».

Il Pd e la linea del dialogo

Ma i conflitti della maggioranza non sono da meno. Restano, come un veleno a piccole dosi che però assunto troppo a lungo rischia di uccidere chi crede di uscirne rafforzato. Consapevole del problema, Nicola Zingaretti ha proposto al premier di aprire il dialogo con le opposizioni, anche per isolare i settori più violenti delle proteste di piazza. «Non puoi pensare di chiamarli cinque minuti prima della firma e leggere loro il Dpcm», è il ragionamento. Anche perché nelle prossime settimane, i passaggi parlamentari saranno diversi, le quarantene li rendono tutti a rischio. Il confronto con le opposizioni conviene, per condividere le responsabilità dei provvedimenti impopolari presi e da prendere. Uno spazio di dialogo c’è, a saperlo cogliere. Ieri Mariastella Gelmini, capogruppo forzista alla camera, ha solidarizzato con i commercianti ma duramente condannato gli scontri: «Le manifestazioni di dissenso pacifiche e civili sono sempre legittime e non possono essere associate a chi vuole strumentalizzare la protesta. I facinorosi hanno una grave responsabilità e vanno condannati senza se e senza ma». Ieri, a Rona mentre il premier parlava, piazza del Popolo diventava un campo di battaglia. Ma in assenza di un gesto, le destre restano sulle loro posizioni. Ieri pomeriggio un vertice con Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e, in collegamento, Silvio Berlusconi, decide la linea dura: Conte sottoponga le nuove misure a un voto. Per ora un intervento di Conte è previsto in senato giovedì alle 12 e 30. Ma sarà un’informativa, senza possibilità di voto. «Assurdo», attacca Ignazio La Russa, (Fdi), «vogliamo votare punto per punto». Oggi pomeriggioil premier sarà a Montecitorio per il question time.

La linea Pd è quella del dialogo. Che però il capogruppo dem al senato Andrea Marcucci spinge troppo più in là: «Il governo faccia la prima mossa e costituisca un comitato di salute pubblica, condividendo le informazioni e le decisioni, serve un luogo vero di unità nazionale». Un’idea impraticabile, un’altra frecciata a Conte, questa però di netto stampo renziano. A lui infatti il Nazareno si affretta far sapere che è una proposta a titolo personale.

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