Completa con il verbo giusto: il papà «lavora», il bambino «studia», la mamma «stira». Un tipico esercizio di un libro di testo italiano, un’abitudine sessista che potrebbe però presto appartenere al passato. Il deputato ex +Europa, ora parte del gruppo misto, Alessandro Fusacchia ha infatti presentato insieme a colleghi di altri gruppi parlamentari una proposta di legge per limitare la tendenza degli editori italiani di non lasciare molto spazio alla parità nella stesura dei testi destinati alle scuole.

Gli esempi ribalzano ogni anno sui giornali e nel dibattito parlamentare, ma oltre alla giusta indignazione di fronte all’ennesimo esercizio in cui le bambine vengono paragonate agli angeli, le conseguenze pratiche languono.

«Non è una questione solo estetica», dice Fusacchia. «La parità di genere si raggiunge anche con l’istruzione. Se vogliamo cambiare la situazione dobbiamo lavorare per incentivi, non per divieti». Il testo non sarà quindi una censura, ma neanche soltanto un invito, visto che negli anni l’Associazione italiana editori ha sì promosso la creazione di un codice di autoregolamentazione, ma i libri di testo infarciti di pregiudizi continuano a essere scritti, basti pensare al caso emerso ieri di un manuale in cui a un bambino nero viene attribuita la frase «io volere imparare italiano».

Fusacchia ha raccolto una lunga lista di esempi che spesso condivide con il pubblico sui social: quel libro di testo in cui si decantano le lodi dei papà, che vengono raffigurati come indaffarati e sempre occupati con mansioni importantissime, contrapposte a quelle delle mamme, che devono mantenersi belle e svolgere i compiti di una brava casalinga, oppure la storia di Camilla: «Una bella scoiattolina dagli occhietti scuri e furbetti. Peccato che sia nata solo lei, commenta la civetta andata a fare visita ai genitori di Camilla. “Siete contenti lo stesso?”, chiede. “Certo, se vi fosse nato anche un bel maschietto sareste stati più felici! Ma bisogna sapersi accontentare”», scrive il deputato.

Storie ed esercizi pensate per i più piccoli, di cui però anche molti adulti non riescono a cogliere la gravità: un fatto che ironicamente rappresenta proprio il rischio che si corre continuando a fornire questo materiale scolastico, quello di formare generazioni che nemmeno percepiscono quanto sia sbagliato essere «più felici» della nascita di un maschietto e «doversi accontentare» di una femminuccia.

La proposta di legge serve dunque per creare un osservatorio che tenga conto di cosa viene pubblicato e «soprattutto per sollevare un dibattito all’interno dell’opinione pubblica», dice il deputato. Ed è arrivata nel testo firmato oltre a Fusacchia tra gli altri anche da da Rossella Muroni, Lia Quartapelle, Laura Boldrini, Erasmo Palazzotto, che insieme a un gruppo di attivisti hanno fondato la piattaforma Movimenta. La proposta prevede, oltre alla realizzazione di un osservatorio, l’elaborazione di linee guida per la compilazione dei testi, ma anche l’offerta di corsi di formazione per gli editor che scrivono i testi.

Il risultato concreto dell’attività dell’osservatorio si tradurrebbe poi nell’espressione di un parere sui libri di testo esaminati. Se il parere sarà positivo, l’editore potrà apporre il riconoscimento sui libri di testo.

Attualmente, la proposta è all’esame della Commissione competente alla Camera, dove la nuova presidente Vittoria Casa si è già detta interessata alla questione. «Stiamo lavorando sulla nostra programmazione trimestrale, speriamo di discutere il testo a Natale», dice Fusacchia.

Il deputato aveva denunciato la questione anche in un post sui social, poi ripreso dalla ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina, che ancora non ha dato seguiti operativi ma con cui c’è l’accordo per mettere mano alla questione quando sulla scuola si saranno calmate le acque.

© Riproduzione riservata