È convocato per mercoledì alle 14 la prima seduta del Comitato per la sicurezza della Repubblica. Primo punto all’ordine del giorno, l’elezione del presidente. La riunione arriva dopo diverse settimane dalla prima riunione del nuovo parlamento e il tempo trascorso è servito per trovare l’accordo tra le opposizioni per la spartizione delle presidenze. Alla fine, sembra averla spuntata Lorenzo Guerini del Pd.

Le due commissioni bilaterali, Copasir e commissione di Vigilanza Rai, vengono tradizionalmente affidate all’opposizione, ma le trattative per scegliere i nuovi presidenti sono durate parecchio. La situazione attuale, che vede solo due presidenze da affidare, lascerà per forza una delle tre principali forze d’opposizione a bocca asciutta: se si parte dall’assunto che il Copasir andrà al Pd, a rimanere scontento sarà uno tra terzo polo e Movimento 5 stelle

Le ultime trattative

Nelle ultime ore prima della convocazione si riaffaccia anche la possibilità che invece di Guerini – che non ha assunto ruoli all’interno del comitato costituente del Pd, nonostante gli incarichi di spessore del passato – il prossimo presidente possa essere Enrico Borghi, già membro del Copasir nella scorsa legislatura. 

Tuttavia l’ex ministro della Difesa del governo Draghi sembra raccogliere maggiore favore presso il centrodestra, i cui voti potrebbero far la differenza, e dove l’elezione di Guerini si dà praticamente già per fatta.

Il nome di Guerini non dovrebbe rappresentare un problema neanche per il terzo polo, che al Copasir schiera un solo membro, il presidente di Italia viva Ettore Rosato. Guerini è infatti uno dei principali rappresentanti di Base riformista, la corrente renziana ancora presente nel Pd. Dalle parti dei centristi però si levano lamentele: «Per trovare l’accordo si sono parlati solo Pd e M5s, sicuramente non l’hanno cercato con noi» dice una fonte parlamentare.

Anche a via di Campo Marzio, dove hanno sede i grillini, il nome dell’ex ministro incontra un maggiore favore della possibile alternativa. A meno di svolte dell’ultima ora, infatti, i Cinque stelle sembrano aver messo da parte l’ambizione di presentare una candidatura autonoma, come era sembrato qualche settimana fa intorno al nome dell’ex magistrato Roberto Scarpinato. 

Oltre alla mancanza di sostegno degli altri partiti d’opposizione, il senatore Scarpinato è sfavorito dalla tradizionale alternanza della presidenza tra Camera e Senato. L’ultimo presidente dell’ultima legislatura è stato infatti l’attuale ministro dell’Impresa Adolfo Urso, che all’epoca era senatore. Di conseguenza, stavolta toccherebbe a un deputato. 

L’altra partita

Ma i Cinque stelle guardano già al prossimo incarico da assegnare. L’attenzione di Giuseppe Conte è rivolta infatti alla presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Spera, per quando sarà convocata per l’elezione del presidente, di aver raccolto voti sufficienti per poterla affidare al suo vicepresidente e deputato in vista Riccardo Ricciardi. In calo, invece, le quotazioni di Stefano Patuanelli, che pure era stato nominato come candidato plausibile, ma effettivamente viene da un background che poco ha a che vedere con la tv di stato.

Per la sua elezione, ci vorrebbe però il sostegno del Pd, con cui i rapporti continuano a essere discontinui. Cercherà di inserirsi in questa spaccatura il terzo polo, che vorrebbe vedere alla guida della commissione uno dei suoi eletti. Ma bisognerà vedere quali saranno gli equilibri con cui le tre forze arriveranno all’elezione. 

Mercoledì, per esempio, si voteranno le mozioni sulla guerra in Ucraina: il Pd ha proposto al M5s un patto di reciproca astensione sul testo dell’altro mentre il terzo polo sta valutando di votare a favore del testo del Pd. Se l’accordo Pd-Cinque stelle dovesse andare in porto e i grillini decidessero anche di sostenere Guerini, con ogni probabilità i dem ricambierebbero il favore in commissione di Vigilanza Rai, anche per favorire l’accordo su una candidatura comune alle regionali lombarde. A quel punto, Ricciardi potrebbe dormire sonni tranquilli. 

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