Due anni fa il decreto Genova ha stanziato 180 milioni di euro come risarcimento alle imprese di autotrasporto costrette dal crollo del viadotto Morandi alla «percorrenza di tratti autostradali e stradali aggiuntivi» e a «difficoltà logistiche dipendenti dall’ingresso e dall’uscita delle aree urbane e portuali». Una richiesta di accesso agli atti ha però svelato che il primo beneficiario di quelle risorse non è stata un’azienda del settore autotrasporto, ma Amiu la società del comune per la raccolta rifiuti che ha incassato un milione nel 2018 e 3,25 milioni di euro nel 2019.

L’ex viadotto Morandi e il tratto dell’autostrada A10 interessato dal crollo non erano e non sono arterie di sbocco e imbocco per l’autotrasporto in entrata e uscita da Genova. Il ponte, al massimo, poteva essere utilizzato per andare da un bacino all’altro. Ma già dal 18 settembre 2018 era stata aperta via della Superba, una strada intraportuale gratuita riservata al traffico pesante, che poco più di un mese dopo il crollo permetteva di andare da un bacino all’altro senza pagare pedaggi.

I commissari all’emergenza e alla ricostruzione, Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci, hanno ottenuto i 180 milioni di euro – 20 per il 2018 e 80 annuali per il 2019 e il 2020 – a sostegno dei viaggi delle aziende che servivano il porto e in uscita e in ingresso da Genova, tanto che ne hanno affidato la gestione all’autorità portuale.

I disagi alla circolazione

L’ente ha ottenuto però dall’allora ministro Danilo Toninelli di modificare i criteri in modo da risarcire non solo i trasporti di merci con origine o destinazione portuale e i transiti, ma anche i viaggi intraportuali e quelli all’interno del comune.

Nel 2018 e nel 2019 i viaggi dei camion in transito hanno pesato appena per il 3 per cento del totale, mentre il resto della torta se lo sono divisi tutti gli altri.
L’autorità portuale ha anche deciso di pagare a forfait e non a chilometro, dividendo semplicemente la somma a disposizione per il numero di missioni ammissibili.

Così un camion che ha percorso 375 chilometri da Voltri, un quartiere alla periferia di Genova, a Padova, in Veneto, ha preso la stessa cifra di quello che portava un container nei circa 14 chilometri che separano Voltri dai terminal del quartiere genovese di Sampierdarena.

Se si considera la pronta apertura di via della Superba questo criterio si è rivelato un ricco business per le imprese specializzate nella logistica portuale: un tir costa 1,5 euro a chilometro, ma le aziende hanno incassato per qualsiasi tipo di viaggio 32 euro nel 2018 e 35,2 nel 2019. Il gruppo Spinelli, secondo beneficiario dopo l’azienda dei rifiuti comunale, ha incassato 3,7 milioni di euro, il gruppo Gavio, quarto beneficiario dei fondi, ne ha incassati 2,5 milioni. Entrambi sono finanziatori della fondazione Change di Toti.

La plusvalenza

Sui conti dell’azienda dei rifiuti di Genova il crollo del ponte Morandi ha avuto numerosi effetti. Il ponte è infatti crollato su un’area di proprietà dell’azienda, uccidendo due dipendenti, l’ha privata di uno dei siti di conferimento e costretta a una revisione della logistica.

Appena sono arrivati i primi 33,4 milioni di aiuti del governo, su input del comune, la regione ha destinato subito 800mila euro per «l’attività di gestione rifiuti a seguito dei danni diretti e indiretti agli impianti di smaltimento».

Prima del decreto Genova, Aspi ha offerto indennizzi ai proprietari degli immobili e delle aree obbligate allo sgombero per via del crollo. In quel momento Amiu ha incassato 3,8 milioni di euro per i danni a capannoni e macchinari.

Nel frattempo la conversione del decreto ha dato al commissario per la ricostruzione la facoltà di acquisire immobili coi soldi di Aspi, pagando 1.300 euro al metro quadro le aree coperte e 325 euro quelle scoperte.

Così il Bucci commissario all’emergenza ha comperato per 17 milioni di euro l’area della società dei rifiuti controllata dal Bucci sindaco, garantendole una plusvalenza di oltre 3,1 milioni.

Ricorso pendente

Aspi ha fatto ricorso al Tar contro la nomina di Bucci a commissario e contro una lunga serie di suoi provvedimenti, tra cui gli espropri. In tutto le sono costati 115 milioni di euro: la società contesta sia la determinazione delle indennità sia l’individuazione degli immobili da acquisire.

Amiu, però, non ha messo a bilancio alcuna copertura del rischio nel caso in cui la transazione possa essere rivista. La corte Costituzionale a luglio ha ritenuto non fondate le questioni di costituzionalità sollevate dal Tar. Ma il ricorso è pendente e in ballo c’è anche la scelta di usare 22 milioni dei contribuenti italiani per puntellare la società che si occupa della spazzatura dei genovesi.

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