Nonostante i numeri della pandemia continuino a salire, la strategia per affrontarla resta tutt’altro che univoca. Ne sono prova le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, dei membri della maggioranza e dei presidente di Regione. Quello che si fa sentire con più forza è Vincenzo De Luca, che dalla Campania interviene nel primo pomeriggio proponendo al governo un lockdown nazionale e annunciando la fuga in avanti della sua giunta sul tema, con chiusure della durata di un mese-quaranta giorni, per abbattere il picco nei contagi. L’ordinanza è attesa fra oggi e domani.La provocazione di De Luca, che promette di ricordarsi in futuro anche di tutte le critiche pervenute alla sua gestione della crisi e loda le scelte della Campania, secondo il presidente sempre apripista per decisioni drastiche che poi gli altri hanno dovuto imitare, cade però nel vuoto. Perché dall’altro capo della corda tirano non solo il presidente del Consiglio ma anche la gran parte dei governatori.

Primo fra tutti il capo della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini, ma anche Attilio Fontana («un lockdown completo sarebbe insopportabile per l’intero paese») e Luca Zaia («nessuna chiusura in vista con altre regioni»). Ma a schierarsi già in mattinata, ribadendo la sua posizione contraria a una seconda chiusura, c’è Conte, che spiega di nuovo quanto sia importante «scongiurare un lockdown generalizzato». Eppure, il potere di procedere per conto proprio in maniera sparsa, alle Regioni, l’ha dato proprio lui stesso, rinunciando nell’ultimo decreto del presidente del Consiglio a imporre una linea univoca. Il risultato è stata una delega di fatto ai presidenti, oggi liberi di prendere decisioni più incisive rispetto alla mini stretta valida a livello nazionale inserita nel testo del governo.

Ora bisognerà infatti da vedere se l’annuncio di De Luca di tenere le scuole chiuse anche oltre il 31 ottobre avrà un seguito. Non è infatti detto che sia possibile impugnare l’ordinanza (ammesso che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina lo decida) perché potrebbe essere considerata un esercizio dei maggiori poteri restrittivi delle regioni.Intanto, però, delega o non delega, il presidente della Campania si rivolge ugualmente allo stato centrale, mostrando drammaticamente una Tac polmonare di un paziente giovane ed evocando i camion dell’esercito che in primavera spostavano le bare da Bergamo. Ma nei prossimi giorni non è prevista nessun tipo di convocazione degli enti locali, la barra rimane dritta.

I numeri

Mentre continuano a rincorrersi voci su un nuovo dpcm da pubblicare il prossimo fine setttimana se i contagi non dovessero stabilizzarsi, il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta prevede che tra sette giorni saranno 16-18mila i ricoverati con sintomi e 1.700 o 1.800 i pazienti in terapia intensiva. E i contagi misurati sul territorio non accennano a diminuire, con 19.143 nuovi casi su oltre 182mila tamponi eseguiti nella giornata di ieri: un tasso di positività oltre il dieci per cento. I morti sono 91.

Numeri che mettono in guardia, quando è già arrivata la notizia che anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia è risultato positivo al Covid-19, asintomatico. L’annuncio arriva pochi giorni dopo che la moglie, l’ex ministra Nunzia Di Girolamo, si era contagiata a sua volta. Ora il timore è che il virus possa aver raggiunto anche il premier, che ha visto Boccia l’ultima volta al Consiglio dei ministri di domenica, a cui il responsabile per gli Affari regionali aveva partecipato in presenza. Il ministro ha poi scoperto di esser entrato in contatto con il virus già la settimana precedente.

La posizione del premier

Giuseppe Conte resta assediato su diversi fronti. Oltre alle varie forme che assume la linea rigorista rappresentata all’interno del governo dal capodelegazione Pd Dario Franceschini e dal ministro della Salute Roberto Speranza, il premier si deve confrontare anche con una lettera firmata da cento scienziati sull’Huffpost che chiedono a lui e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di «assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni», per evitare che i contagi arrivino «nelle prossime tre settimane, a produrre alcune centinaia di decessi al giorno». Come se non bastasse, anche l’Iss e il ministero della Salute nel report settimanale raccomandano «misure che favoriscano una drastica riduzione delle intrazioni fisiche, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e della mobilità». Una stretta drastica, insomma.

Non mancano attacchi anche sul piano politico. Dopo le dure parole di Graziano Delrio, il capogruppo del Pd, ieri ha rincarato la dose il vicesegretario Andrea Orlando. «A un attacco che è simultaneo non puoi dare risposte differenziate. La governance viene in causa perché non sei in grado adesso di dare una risposta omogenea», ha detto Orlando, che ha bollato poi l’ultimo dpcm come «soluzione incolore». Nella maggioranza si è attivato nella giornata di ieri anche Matteo Renzi, che nella ha sottolineato come nella gestione dell’emergenza «c’è qualcosa che non va», annunciando che Italia viva chiederà conto «nelle sedi opportune di queste lacune». Dall’opposizione intanto arriva l’invito di riunirsi di nuovo intorno a un tavolo dopo le polemiche degli ultimi giorni sullo scarso coinvolgimento delle destre.

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