Nelle terapie intensive mancano gli anestesisti, e anche con le nuove attrezzature mancheranno specialisti che le possono utilizzare. Intanto, 14mila neolaureati futuri specializzandi stanno a casa, dopo che il loro concorso è stato bloccato da un ricorso
- Durante la prima ondata della pandemia sono state assunte quasi 24mila persone tra medici e infermieri. Eppure, adesso che i casi Covid-19 tornano ad aumentare, i reparti d’emergenza soffrono.
- La carenza di anestesisti dipende da un fatto storico legato all’insufficienza di borse di studio per la specializzazione dei medici, che lasciano il Ssn sguarnito, soprattutto di fronte a situazioni d’emergenza.
- Per intervenire, lo stato centrale è intervenuto con un bando della protezione civile e le regioni hanno bandito singoli concorsi, ma se gli ospedali non rinunceranno all’attività ordinaria gli anestesisti non basteranno comunque.
«Spedire un ventilatore non equivale ad avere un posto letto di terapia intensiva in più». A dirlo è Alessandro Vergallo, presidente dell’Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti. Perché, l’attrezzatura può essere acquistata, i reparti rinnovati, ma se non c’è nessuno che sappia utilizzare gli strumenti quello nuovo rimane un letto di reparto normale: «far passare il messaggio che basti spedire qualcosa per rafforzare la sanità è fuorviante». Insomma, c’è il rischio che i nuovi posti poi n



