Nel 2018 Mario Pepe, presidente Covip da aprile, fu intercettato: «O Mattarella fa il governo o deve scappare». Su Angelucci: «Tonino deve chiedere il sottosegretario»
Da sempre Mario Pepe è a caccia di una nomina di prestigio, da sottosegretario o da presidente di qualche partecipata, fin dai tempi del primo governo guidato da Giuseppe Conte. Una ricerca estenuante condita da parole pesanti contro Sergio Mattarella, invitato a sloggiare se non avesse varato l’esecutivo gialloverde.
Quella di Pepe, l’endocrinologo fresco di approdo alla guida della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (a guardia di 338 miliardi di euro), è una carriera atipica: pochi interventi in aula alla Camera, ma tante relazioni a pranzo e a cena con funzionari e dirigenti pubblici.
Tra i commensali preferiti c’è stato spesso Antonio Angelucci, imprenditore e deputato, amico e nume tutelare di Pepe. Come raccontato da Domani, il re delle cliniche lo ha sponsorizzato alla guida della Covip, con la spinta del sottosegretario del Lavoro Claudio Durigon, nonostante un curriculum poco attinente alla materia dei fondi pensione. Poco male, la ministra Marina Elvira Calderone ha firmato il decreto, entrato in vigore a inizio aprile.
Gli attacchi a Mattarella
Dal passato di Pepe, però, più che le competenze nel campo della previdenza complementare affiorano i fantasmi di giudizi pesanti sul presidente Mattarella.
«Non può fare niente! Non può fare niente! Ormai questi hanno deciso! (inc.) dopo lui se ne deve scappare dal Quirinale!», diceva, nel maggio 2018, Pepe durante le trattative per la formazione del governo gialloverde. «Non dimentichiamo che Mattarella è stato eletto con un parlamento incostituzionale! Con un premio di maggioranza incostituzionale! Qui non è che questa è una Repubblica Presidenziale che si mette a fare lo scemo (pare dire, ndt)», aggiungeva.
Riavvolgiamo il nastro. Il periodo di riferimento è infatti il maggio 2018 nel pieno delle trattative per la formazione del governo Conte, quello che teneva insieme M5s e Lega. Mattarella cercava dei punti fermi sui ministri per dare il via libera alla nascita dell’esecutivo.
Le parole di Pepe sono riportate negli atti di un’indagine, a carico di Antonio Angelucci per tentata corruzione, vicenda giudiziaria dalla quale il senatore-editore è uscito totalmente prosciolto. In quel periodo l’ex onorevole berlusconiano – rimasto fuori dal parlamento già alle elezioni del 2013 – lavorava nell’ombra per raggiungere un obiettivo ambizioso: diventare sottosegretario alla Salute.
Così per riuscirci compulsava i fedelissimi del suo amico Angelucci. «Ti volevo dire che la sanità...va ai Cinque Stelle», diceva Pepe il 12 maggio, prima di aggiungere: «Per cui, per cui Tonino deve chiedere direttamente il posto di sottosegretario, non deve chiedere il ministro... ok?».
Tonino è proprio Antonio Angelucci. Anche in quell’esecutivo, dunque, provava a inserirsi la longa manus dell’editore (all’epoca in Forza Italia, fuori dall’accordo Lega-5 Stelle) attraverso i rapporti con Denis Verdini, all’epoca potentissimo e vicino a Matteo Salvini.
Poltrona raggiunta
Pepe è informatissimo. Sa che la ministra della Salute sarà Giulia Grillo, che giudica «una ragazza... senza esperienza» e per questo si lancia in una considerazione ottimistica: «Sai che significa questo? che io, il ministro lo faccio io». Il sogno di fare il sottosegretario con pieni poteri, però, sfuma.
Niente nomina a sottosegretario e niente approdo alla Sogei, il suo piano B. Pare che Pepe ci sia rimasto male e ci sia stato uno dei pochi battibecchi con “l’amico Tonino”.
Poi è tornato il sereno e Pepe, a distanza di anni, ha vinto la sua battaglia. Oggi guida la Covip, l’organismo che vigila su 338 miliardi di euro, compresi delle casse di previdenza. E pazienza se nello scarno curriculum si menzionano, tra le varie cose le esperienze con Adusbef, che è un’associazione di consumatori.
Così come vengono citati i rapporti con l’Inps e l’Ingv, ma senza specificare i progetti. Si sa solo che tra Pepe e questi istituti è intercorso un contatto lavorativo nell’ambito medico da fondatore della Medical Service 88, diventata poi l’azienda di famiglia.
I dubbi sul curriculum hanno provocato la reazione del Pd. «Chiederemo di poter audire Pepe in commissione Lavoro. Il parlamento non può essere trattato come una pezza da piedi di accordi lottizzatori, che espellono qualsiasi criterio di competenza in settori così delicati», ha detto Arturo Scotto, deputato dem. Si attende ora la risposta degli uffici del ministero di Calderone.
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