Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia e ospite frequente dei talk show, giovedì ha lasciato lo studio di Piazza Pulita definendo la trasmissione «un plotone d’esecuzione nei confronti di Giorgia Meloni». Al di là della sua scelta, critica nei confronti dei servizi che indagavano sui contatti tra FdI e l’estrema destra, l’ex parlamentare ci tiene a far sapere che lui Forza nuova la scioglierebbe. «Sono stato uno dei primi a proporre lo scioglimento di Fn, poi so benissimo che è un atto formale che ha un significato soprattutto politico: fonderebbero un’altra associazione il giorno dopo. Il gesto ha senso come atto simbolico, sapendo che non si eliminano gli appartenenti. Bisogna intervenire per fare sì che i movimenti nazifascisti o di estrema sinistra non continuino a nascere e ad avere avere adepti».

Fn e il fascismo sono lontani da Giorgia Meloni, insomma: «Meloni non può essere sul banco degli imputati se qualcuno a Milano fa cose di cui lei non sa nulla e che mai farebbe».

Certo, «la responsabilità politica esiste perché poi alla fine ci sono le conseguenze, si agisce con le decisioni che si prendono contro queste persone, come Meloni ha sempre fatto». Anche perché, per una che aspira alla presidenza del Consiglio certi rapporti possono essere problematici: «Il peggior nemico nel suo percorso per avere un peso nelle istituzioni è il fatto di essere accusata di vicinanza a queste persone. Visto che invece ha giuste e legittime ambizioni, Meloni è la prima a non volere nazifascisti nel suo partito».

La sconfessione che la leader del partito ha praticato nei confronti delle persone coinvolte nell’inchiesta di Fanpage sull’eurodeputato Carlo Fidanza sono sufficienti, secondo Crosetto, anche se il trattamento nei confronti della destra non è equo. «Il problema è che, come sempre accade, era successo anche con Fini, le prese di distanza non bastano mai. C’è sempre una scusa per volere altro, di più, perché non basta mai».

Lo scontro in diretta

Anche perché, spiega il cofondatore di Fratelli d’Italia, le sue reazioni forti nelle puntate di settimana scorsa e di giovedì del programma di Formigli non hanno motivazioni politiche. «Molti credono che quella fosse la mia posizione perché sono amico di Giorgia o anche perché ho fondato FdI. Forse l’aspetto che sono amico c’entra, nel senso che quello che è avvenuto prima che io arrivassi in trasmissione è una cosa che mi ha turbato prima umanamente che non politicamente», dice.

Ma il motivo per il suo addio nel mezzo della trasmissione non dipende dagli attacchi al partito di Meloni. «Ho deciso di andar via sui due piedi, anche per dare un segnale». Una scelta che non lo mette in posizione di debolezza, come ragionava il conduttore mentre Crosetto lasciava lo studio, ma di rottura. «Ci è voluta molta più forza ad andarsene via e a prendersi gli strali che sono venuti dopo che non a sedersi lì e ad avere una posizione normale di discussione che non mi sarebbe costata nulla e che sono abituato a fare da anni». La questione, secondo l’ex parlamentare, era quella di porre un tema universale. 

Nel discorso pubblico «c’è un modo di attaccare l’avversario che vale per tutti. Il problema è che nella trasmissione alla fine sedeva sul banco degli imputati, senza nemmeno uno straccio di avvocato d’ufficio, sempre solo una, Meloni».

Ma non è un discorso che vale soltanto per Fratelli d’Italia: «Allo stesso modo mi hanno dato fastidio le parole dure con cui è stato attaccato, anche se la dichiarazione gli è uscita male, Peppe Provenzano, che non meritava la violenza con cui gli si sono rivolti».

Altra questione che rimane in sospeso è quella della visita di Meloni al Ghetto in memoria del rastrellamento del 1943, in programma per venerdì mattina, poi rimandata a dopo il ballottaggio.

Nella nota diffusa da Fratelli d’Italia si spiega che «ci è stato fatto sapere che all'interno della Comunità non tutti erano d'accordo nel portare questa testimonianza alla vigilia delle elezioni. Abbiamo deciso, dunque, nel rispetto di tutti e per evitare qualsiasi incomprensione in occasione della celebrazione di un anniversario così importante per la storia d’Italia e di Roma, di posticipare la visita».

Crosetto raccomanda alla sua ex collega di far visita a inizio della prossima settimana: «Io fossi in lei ci andrei lunedì o martedì per dimostrare che la cosa importante per lei era il gesto, non il momento del gesto».

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