«Grillo ha fatto un discorso grave che mi ha fatto rivivere tutto il mio dramma» dice la deputata del Movimento cinque stelle Federica Daga in un’intervista rilasciata a Repubblica.

«Ma come si fa a dire che una violenza non è violenza se viene denunciata otto giorni dopo? Io sono stata massacrata di botte e perseguitata da un uomo che sono riuscita a denunciare soltanto a sei mesi dalla fine di quell’incubo» confida la 45enne facendo riferimento al video pubblicato da Beppe Grillo in cui difende suo figlio Ciro che sembrerebbe andare verso il rinvio a giudizio insieme ad altri tre ragazzi con l’accusa di stupro. «Siamo distrutti. Il tentativo di fare spettacolo sulla pelle altrui è una farsa ripugnante» hanno dichiarato invece i genitori della giovane ragazza presunta vittima della violenza sessuale.

La procura di Tempio Pausania sta indagando per sapere se i fatti accaduti nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019, nella villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. Qui stando all’accusa i ragazzi avrebbero stuprato una ragazza 19enne italo-svedese. «Sono stata male, malissimo» dice Federica Daga dopo aver visto il video del fondatore del suo Movimento.

Nell’intervista racconta la sua brutta esperienza: «Mi picchiava. Con ferocia. Per quattro volte ho davvero temuto di finire male. Mi sbatteva la testa contro il muro. Aveva sviluppato un attaccamento morboso nei miei confronti. Ma nello stesso tempo cercava di demolirmi come persona, diceva che non valevo niente». Durante quei pochi mesi di relazione non ha ricevuto solo violenze, ma è stata anche stalkerata: «Controllava il mio telefono, il mio computer, i miei spostamenti. Un incubo. E ci sono donne che per anni subiscono queste persecuzioni. Sono riuscita a troncare il rapporto ma non a liberami di lui». Una situazione che l’ha frenata dal denunciare subito gli abusi subiti.

«Il problema è che mi vergognavo, mi sentivo sconfitta per essere entrata in relazione con un uomo così, per aver accettato le sue attenzioni. Ero così sconvolta da quella violenza che ho avuto bisogno di mesi per elaborare quello che mi era successo. E avere la forza di denunciare. Per questo trovo incredibile che non si creda a una ragazza che denuncia uno stupro dopo otto giorni» racconta. «Quando si viene aggredite, umiliate, picchiate, è difficile parlare, ammettere ciò che si è subito. Io mi sentivo addirittura in colpa per quello che mi era capitato».

Dopo un anno di indagini il processo di primo grado ha condannato il suo aggressore a otto mesi. Ma non è finita: «Purtroppo gravita ancora nel mio gruppo politico, nonostante molti sappiano per cosa è stato condannato. Ma è a piede libero, in giro». Nonostante il processo la sua violenza non si è placata e Daga racconta che la donna con cui è stato dopo di lei è finita in ospedale.

In conclusione la deputata rivolge un messaggio finale a Beppe Grillo: «Vorrei dire che le donne non si inventano le violenze. Per questo i tempi della querela sono stato allungati. E non bastano otto giorni per superare lo choc di aver subito uno stupro e raccontarlo. Possono servire mesi e mesi, a volte anni».

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