Il presidente della Campania come quelli in coda per l’ultima pista prima del blocco. Un pezzo di Italia rifiuta di ammettere il dramma condiviso e i più deboli si infuriano
- Già nella prima ondata si parlava di come evitare che il malcontento venisse raccolto e rappresentato dalle organizzazioni criminali. La lezione di allora è stata ignorata: in realtà questa più che una seconda ondata è la continuazione della prima. Con i mezzi per combatterla che non si sono evoluti, semmai involuti.
- La figura del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, spicca grossolana ed evidente come esempio massimo di incapacità di unire i cittadini anche quando è la situazione a renderli de facto tutti più uniti. Non sorprende quanto accaduto l’altra notte a Napoli. La crescita esponenziale dell’irrazionalità, prima o tardi, genera violenza.
- C’è poi la stupidità provinciale degli sciatori a ogni costo. Rivela a ben guardare anche un altro aspetto che sembra coerente con questo quadro piuttosto oscuro. Essi si sentono invincibili. Loro hanno e fanno, sempre e comunque. Hanno una implicita e forse inconscia percezione di se stessi come se avessero un super potere in grado di difenderli dal virus.
Se ne parlava già alla prima ondata. Come evitare che il malcontento venisse ancora una volta raccolto e rappresentato dalle organizzazioni criminali, soprattutto nelle situazioni in cui la sua presenza è evidente, cronicizzata e il tasso di disoccupazione è tra i più alti in Europa. Al tempo si trattava della crescente e comprensibile insofferenza, vista la situazione sociale, delle fasce più deboli della popolazione, i lavoratori in nero, riguardo gli effetti del lockdown sulle loro “attività



