Ritorno alla proposta di legge del 2018 presentata dall’allora deputato Ivan Scalfarotto, niente definizioni sull’identità di genere, niente riferimenti a idee che possano determinare «il concreto pericolo» di discriminazioni e violenze, niente giornata contro le discriminazioni contro le persone omo e transessuali. Sono questi i quattro punti che Italia Viva, attraverso i senatori Davide Faraone e Giuseppe Cucca, ha intenzione di modificare per strappare il via libera al ddl Zan al Senato.

Martedì 6 luglio, alle ore 11, è prevista a Palazzo Madama una riunione dei capigruppo in cui si cercherà di trovare un accordo sulle modifiche al disegno di legge contro la omotransfobia. In caso contrario, il partito di Matteo Renzi - che sta trovando in questa battaglia la sponda della Lega di Matteo Salvini - dovrebbe dare il via libera alla calendarizzazione della discussione in aula sul ddl per il 13 luglio. E in aula, con il voto segreto (previsto al Senato per questioni etico-civili, ndr) la legge corre il rischio di non essere approvata. A meno che non ci siano modifiche.

Le definizioni

Italia Viva chiede la soppressione dell’articolo 1 del provvedimento, le “definizioni”. Al momento recita: «Ai fini della presente legge: a) per sesso si intende il sesso biolo­gico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dal­l’aver concluso un percorso di transizione». 

Solo omofobia e transfobia

Al momento nel titolo del disegno di legge approvato dalla Camera si legge: «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». 

Il partito di Matteo Renzi chiede invece di sostituire, ai motivi elencati nel provvedimento, «riportare il ddl Zan (Atto Camera 107) alla definizione contenuta nello Scalfarotto (A.C. 868), ovvero aggiungendo le parole “o fondati sull'omofobia o sulla transfobia”, oltre al tema della disabilità, e rivedendo conseguentemente l’articolato».

Il senso delle modifiche proposte è tornare alla proposta di legge del 2018 dell’allora deputato del Pd – oggi in Italia Viva e sottosegretario al ministero dell’Interno – Ivan Scalfarotto: quella proposta chiedeva di aggiungere solamente la specifica dell’odio contro omo e transessuali alla legge Mancino, non creando un impianto normativo più ampio come invece fa il ddl Zan. Così facendo poi, Italia viva vuole evitare ogni riferimento al genere e all’identità di genere. Una soluzione, questa, che può favorire un ammorbidimento delle posizioni dei partiti di destra, in particolare della Lega.

Le idee

Un altro punto da sopprimere secondo Italia Viva è l’articolo 4 sul “Pluralismo delle idee e le libertà delle scelte”. Nel ddl è scritto: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».

La Giornata sull’omotransfobia

Altro articolo contestato è il 7, che prevede la “Istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” per il 17 maggio. Anche su questo punto Italia viva è contraria, così come lo era il Vaticano: i renziani vorrebbero aggiungere la frase «nel rispetto della piena autonomia scolastica».

I perché di Italia Viva

In un’intervista rilasciata a Repubblica, Matteo Renzi ha dichiarato che è «falso» affermare che stia tentando di affondare il ddl Zan e che le sue modifiche sono per evitare di «andare sotto» nel voto in aula a scrutinio segreto su un emendamento. Afferma poi che ha votato così com’era il disegno di legge alla Camera perché «lì c’erano i numeri» e che lo voterà anche senza modifiche nel voto di Palazzo Madama, «ma se non passerà deve essere chiaro di chi è la responsabilità del fallimento».

Ivan Scalfarotto, al Corriere della Sera, afferma invece che «Il testo del disegno di legge Zan così com’è l’ho votato alla Camera e lo rivoterei», ma che così com’è - senza modifiche - al Senato «si rischia un Vietnam». Secondo il deputato, il punto della questione è l’atteggiamento della Lega: «Ostellari deve dire chiaramente se queste mediazioni le accettano o no perché se alzano ancora l’asticella vuol dire che la dichiarata voglia di approvare la legge a condizione che fosse migliorata era soltanto un bluff». Nel caso in cui la Lega non accetti il compromesso, Scalfarotto dice che il ddl verrà votato così com’è e «a quel punto o la va o la spacca».

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