L’ennesimo organismo per distribuire ricche consulenze e poltrone è in arrivo al ministero dell’Economia. Un’operazione da 4 milioni di euro da mettere sul conto del Mef alla voce «fondi di riserva» con un emendamento del governo – quindi benedetto direttamente dal dicastero di via XX Settembre – inserito nel decreto Pubblica amministrazione, in esame nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro alla Camera.

Ai tempi di Giancarlo Giorgetti, insomma, negli uffici del Mef sembrano mancare esperti di «mercato di capitali», definizione che include le attività finanziarie di Borsa e abbraccia il sistema economico nella sua interezza.

Così bisogna rivolgersi a professionisti esterni con la nascita dell’ennesima cabina di regia. E, a differenza di tante altre che affollano i ministeri, non sarà a costo zero.

Costo biennale

La proposta governativa contempla la spesa di un milione e 770mila euro per il 2025 e di 2 milioni e 245mila euro per il 2026. Per un totale superiore ai 4 milioni di euro.

Una cifra necessaria a coprire gli stipendi del personale che andrà a confluire nella struttura e l’assegnazione di incarichi vari, incluse possibili convenzioni con università o enti di ricerca privati. L’obiettivo formale è «l’istituzione della cabina di regia per il coordinamento strategico e la definizione di politiche e direttive efficaci in materia di valorizzazione e sviluppo del mercato dei capitali».

Così, durante l’iter a Montecitorio, il decreto Pa si sta trasformando in un poltronificio. La conferma giunge dalla valanga di emendamenti presentati dai relatori di maggioranza e dal governo: interventi che modificano in maniera massiccia un testo partorito appena pochi giorni fa dallo stesso esecutivo. Non un record, ma sicuramente un uso abbondante.

«L’originario numero di 21 articoli viene sostanzialmente raddoppiato. A mezzo di emendamenti e articoli aggiuntivi di relatori e governo si ampliano a dismisura gli uffici di diretta collaborazione dei ministri e si distribuiscono prestazioni di lavoro accessorio a chi è più amico di altri», ha denunciato il deputato del Pd, Arturo Scotto, durante il dibattito in commissione a Montecitorio.

Valentina Barzotti, deputata dei Cinque stelle, ha invece puntato il dito contro «le ragioni della mancata audizione della Corte dei conti, i cui rilievi avrebbe volentieri acquisito ai fini della presentazione di eventuali emendamenti al testo del decreto».

Sotto il pressing delle opposizioni, la sottosegretaria ai Rapporti con il parlamento, Matilde Siracusano, ha dovuto garantire che l’esecutivo non presenterà altri emendamenti.

Organismo pletorico

Anche perché nel faldone delle proposte emendative, come già raccontato da Domani, già ne spiccava una della Lega, a prima firma Igor Iezzi, che punta ad ampliare il numero degli organismi interni al Mef. Nel caso specifico si tratta del «Consiglio superiore dell’economia e delle finanze», che avrebbe un compito di consultazione degli uffici del Mef. Il tutto con l’esborso di mezzo milione di euro da prevedere per consulenze e incarichi.

Ma la cabina di regia sui mercati di capitali al Mef è la vera novità delle ultime ore, ancora più sostanziosa in termini economici. L’organismo sarà presieduto da Giorgetti in persona, a meno che non indichi «un suo delegato», come si legge nell’emendamento.

A completare la cabina ci saranno rappresentanti del ministero delle Imprese e del made in Italy di Adolfo Urso, del ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, oltre che di palazzo Chigi, della Banca d’Italia, della Consob e della Guardia di finanza. Non solo, la cabina di regia potrà avvalersi di un Consiglio tecnico scientifico composto da componenti esperti, nominati con apposito decreto del Mef.

E cosa dovrà fare la cabina di regia? Secondo la proposta del governo ci sono tre principali compiti assegnati: «studi e analisi dell’ecosistema del mercato finanziario nazionale al fine di individuare possibili aree di intervento, «coordinamento e il confronto tra i diversi enti pubblici nazionali, le autorità di vigilanza finanziaria» e infine «l’elaborazione di un piano nazionale delle politiche e degli interventi strategici per la valorizzazione e lo sviluppo del mercato dei capitali, e le relative attività di aggiornamento e monitoraggio, anche dello stato di avanzamento».

Un pensierino nel provvedimento viene rivolto anche al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit), affidato a Matteo Salvini.

Con la motivazione di dover accelerare sull’attuazione del Pnrr, l’unità di missione al Mit potrà provvedere a fare assunzioni facendo ricorso a un plafond di oltre dieci milioni di euro messo a disposizione da un precedente decreto. In questo caso, almeno, le poltrone e i contratti assegnati sono a tempo. Quello necessario al completamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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