La destra trova i candidati in Campania e Puglia. Nel Sud è sfida tra FdI e FI

Dopo ventiquattro ore di psicodramma interno alla maggioranza di centrodestra, la pax meloniana è scesa e le bocche sono tornate cucite. I candidati per le tre regioni Veneto, Campania e Puglia sono stati definiti nella riunione tra i leader della coalizione e ogni polemica si è spenta, almeno in superficie. Saranno il leghista Alberto Stefani in Veneto, l’imprenditore Luigi Lobuono in Puglia e il viceministro Edmondo Cirielli (FdI) in Campania. Matteo Salvini e Giorgia Meloni avrebbero trovato anche un accordo di massima sulla Lombardia, ma sotto la cenere continuano a covare i segreti rancori. In molti, martedì, sono rimasti stupiti dall’accelerazione sul nome di Cirielli. Che ha prodotto un’immediata polemica tra Lega e FdI da un lato e FI dall’altro. Polemica che ha indispettito, e non poco, la premier. Ma perché i partiti di centrodestra non hanno trovato niente di meglio da gare che accapigliarsi per il candidato di una regione in cui, con altissima probabilità, verranno sconfitti? Il filo conduttore, confida una autorevole fonte di Fratelli d’Italia, è il posto di primo partito del centrodestra al Sud. Ed è uno scontro tutto interno «a FdI e Forza Italia, o meglio ai loro ras regionali», alimentato anche dall’esito in Calabria. Taglietto alle tasse e condono. È la manovra dei buoni pasto La guerra campana Non a caso era stato il coordinatore regionale di FI, Fulvio Martusciello, a cercare di fermare la candidatura di Cirielli. «Vedremo», «FI preferisce un nome civico», erano le frasi degli azzurri, arrivate anche da Roma con Maurizio Gasparri. Ieri, dopo una notte di riflessioni e abboccamenti, il passo indietro: Gasparri ha espresso «valutazione positiva» e anche Martusciello ha definito Cirielli «la scelta migliore» dopo un faccia a faccia con il diretto interessato e con il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli. Secondo la vulgata, dietro al no ci sarebbero state le offese a Silvio Berlusconi scritte da Cirielli in una chat poi pubblicata («ho chiesto rispetto per Berlusconi», ha detto ai giornalisti Martusciello dopo il vertice), cui si sarebbe sommato il malanimo tra Cirielli e Gasparri ormai risalente a un antico scontro avuto dentro Alleanza nazionale. Ma non c’è solo questo. Secondo fonti locali Martusciello – che al Sud è stato eletto eurodeputato con 72mila preferenze solo in Campania – ha sperato fino all’ultimo di poter essere il terzo incomodo e guadagnare la candidatura, oppure di far correre un civico. L’obiettivo non è tanto quello di vincere, perché la sfida è improba anche se negli ultimi giorni l’entusiasmo sta crescendo. Forti del risultato sotto le attese dei Cinque stelle in Calabria, infatti, c’è chi pensa che la Campania, con Fico candidato, possa essere contendibile. E per questo gli azzurri stanno facendo campagna acquisti tra le file degli ex sostenitori di Vincenzo De Luca, scontenti della candidatura del campo largo. Fonti azzurre, però, spiegano che il vero risultato è quello di scavalcare Fratelli d’Italia come primo partito in Campania, dopo il già ottimo risultato in Calabria con il 18 per cento. Un risultato, questo, molto più facile da ottenere con un candidato proprio oppure con un civico invece che con un politico come Cirielli, che inevitabilmente tirerà la volata a FdI. «Forza Italia si è montata la testa», è il commento che filtra dai meloniani, dove però un po’ di preoccupazione sta salendo. I franchi tiratori salvano Ilaria Salis. E a destra fa comodo Il caos pugliese Il fermento meridionale dalla Campania si è spostato in Puglia. Anche qui gli azzurri puntano ad arrivare primi, forti del fatto che esprimono il candidato: l’imprenditore d’are Lobuono. E la sfida non è certo contro il candidato dem Antonio Decaro, dato per vincitore, secondo sondaggi del centrodestra, addirittura con oltre il 70 per cento. «I seggi che andranno all’opposizione sono 20 e già si sa chi entrerà», spiega un dirigente locale. L’obiettivo vero è quello di intestarsi la guida della coalizione. Qui FI ha gioco facile. In Puglia il partito di Giorgia Meloni è diviso da una faida che vede il coordinatore Maurizio Gemmato controllare solo la provincia di Bari, mentre le altre cinque sono gestite dai dirigenti locali a lui antagonisti e vicini a Raffaele Fitto. Di questa spaccatura gli azzurri intendono giovarsi, facendo sponda anche con la quota di FdI che ragiona cinicamente che «tanto peggio tanto meglio». Tradotto: una debacle di FdI (secondo le stime non andrebbe oltre il 12 per cento), col partito sotto FI, sarebbe una sveglia per via della Scrofa, che finalmente si dovrebbe accorgere di quanto Gemmato sia inadatto al ruolo. «Se FI ci supera ma a livello nazionale siamo di gran lunga il primo partito, qualcuno dovrà rispondere», è la sintesi di un dirigente di FdI. La sconfitta più dolorosa in Calabria: il M5s perde anche “in casa” Nessuna acredine a Roma tra Giorgia Meloni e Antonio Tajani quindi, ma una guerra tra pesi massimi locali per il primato nel Meridione. Eppure, anche questo deve avere in mente Tajani quando ripete che Forza Italia ha la forza di arrivare «al 20 per cento». A livello nazionale è complicato, ma nelle regioni del sud sarebbe a portata di mano.