Luigi Di Maio è in campagna elettorale. Ha bisogno di recuperare il consenso dentro al suo partito e per farlo deve dimostrare agli iscritti che è lui a combattere davvero per il bene del Movimento, non Giuseppe Conte. La prova sta nell’agenda di oggi del ministro degli Esteri. La sua comunicazione ha dato ampiamente notizia di due incontri, quello in mattinata con l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi e l’appuntamento a pranzo con la capo dei servizi segreti Elisabetta Belloni, per qualche ora candidata alla presidenza della Repubblica del Movimento 5 stelle. 

Nel pomeriggio Di Maio ha chiamato anche Chiara Appendino: nella struttura di partito lanciata nei mesi scorsi da Conte, lei aveva il rilevante ruolo di coordinatrice del comitato per la formazione e l'aggiornamento. L'intenzione è quella di mostrarsi come un leader a tutto tondo, che dialoga con tutti i maggiorenti più importanti del suo partito.

Questo attivismo non è casuale. L’ex sindaca Raggi è ancora molto benvoluta tra gli attivisti del Movimento, ma soprattutto è ancora in rotta con Conte, dopo che il presidente alle ultime amministrative l’ha lasciata sola sul palco ad ammettere la propria sconfitta per correre a Napoli a intestarsi la vittoria di Gaetano Manfredi. Uno sgarbo che la sindaca uscente non gli ha mai perdonato. Quasi altrettanto si potrebbe dire di Appendino, meno influente di Raggi, ma anche lei dotata di un certo seguito tra gli attivisti storici.

L’influenza di Raggi

A Di Maio, coltivare il rapporto con Raggi, con cui negli anni passati ha avuto scambi tutt’altro che sereni, serve per guadagnarsi un’alleata e recuperare la stima perduta degli attivisti del Movimento. Mossa necessaria, anche perché Conte ha incassato in questi giorni il sostegno di Alessandro Di Battista che si è espresso a favore dell’ex presidente del Consiglio e ha accusato Di Maio di guardare solo ai propri interessi. 

Nell’ultimo periodo gli iscritti non hanno avuto molta rilevanza nelle decisioni dei vertici: non sono state celebrate per esempio le quirinarie per scegliere il candidato alla presidenza della Repubblica, com’era accaduto invece nelle due precedenti elezioni. Ora invece, stando alle sue ultime dichiarazioni, Conte potrebbe chiamarli in causa per sceglierli come giudici sul comportamento del ministro degli Esteri. 

Ancor più significativo è però il coinvolgimento di Belloni nella campagna di Di Maio. Una commistione inedita a cui la direttrice dei servizi segreti non si è però voluta sottrarre. Nella turbolenta settimana di elezione del presidente della Repubblica, Belloni era stata il nome su cui Conte e Matteo Salvini avevano trovato l’accordo, sostenuti anche dalla benevolenza di Giorgia Meloni. 

A mettersi di traverso, invece, era stato Di Maio, che la stessa sera aveva detto di trovare «indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso». Una presa di posizione che insieme a quelle di Italia viva e Forza Italia aveva fatto saltare la candidatura. 

Una dichiarazione che in questi giorni Conte gli ha rimproverato aspramente, cavalcando il grande consenso che Belloni aveva raccolto nell’elettorato grillino. In un’intervista di oggi al Fatto Quotidiano, Conte è arrivato ad affermare che «Di Maio dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità». Effettivamente le critiche all’atteggiamento del ministro sui social sono tante e la sua scelta gli è costata un numero non indifferente di seguaci. 

La carta Belloni

Il pranzo con Belloni e la successiva dichiarazione di affetto e stima reciproci è una risposta a Conte: «"Con il Ministro Di Maio c'è un'amicizia sempre più solida. Di Maio è sempre leale". Queste le parole di Elisabetta Belloni, alla quale mi legano una profonda stima e una grande amicizia». E ancora: «Grazie Elisabetta, condivido pienamente quello che pensi del nostro rapporto».

Parole che disinnescano tutti i sottintesi dell’intervista di Conte dove il presidente del Movimento fa riferimento ai calcoli strategici che hanno fatto naufragare l’ipotesi Belloni. L’ex premier parla di «una partita giocata da vari politici. Penso a Matteo Renzi. Ma non solo». 

Il riferimento a Di Maio è chiaro, ma con la prova dei suoi buoni rapporti con la capo dei servizi segreti il ministro non vuole soltanto liberarsi della fama da sabotatore che Conte sta cercando di attribuirgli. Il messaggio è diretto anche al fondatore del Movimento Beppe Grillo, che nelle ore della candidatura aveva espresso il proprio appoggio con un tweet: «Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo #ElisabettaBelloni». 

Certo, Grillo si è esposto per sostenere Conte sulla convergenza sul nome della direttrice del Dis, ma dimostrando concordia con l’ex candidata, il ministro degli Esteri può tornare a posizionarsi nella scia delle posizioni del fondatore. 

Per il momento, i due leader del Movimento continuano a evitare il confronto diretto. Combattono su altri campi, che siano i social dove si è consumato il tweet bombing a danno di Di Maio riconducibile in parte a profili falsi, o le dichiarazioni stampa. Per un vero faccia a faccia si dovrà aspettare ancora qualche giorno: secondo fonti parlamentari, non se ne parla prima di giovedì, anche perché prima bisogna capire che forma avrà il confronto, se quello di un’assemblea dei parlamentari o un’altra. 

Intanto, i due protagonisti si studiano e lavorano per aumentare il proprio seguito. Lunedì erano scesi in campo i parlamentari per pubblicare messaggi di sostegno all’uno o all’altro. Con la sfida diretta di Conte i toni si fanno più aggressivi: il presidente sostiene di avere ancora fondatore e attivisti dalla propria parte, ma con le mosse di oggi Di Maio può ambire a sfilargli anche quelle due armi. 

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