Durante l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari Cinque stelle, martedì sera, Luigi Di Maio non è intervenuto. Una decisione inaspettata per un volto di punta del Movimento, in un momento così delicato, che non è sfuggita a molti suoi colleghi parlamentari. Il ministro degli Esteri sembra «defilato», dice un senatore. Dopo diversi giorni in cui ha rilasciato ampie interviste per manifestare il proprio sostegno a Conte, nelle ore immediatamente successive alle dimissioni non si è sentita molto la sua voce.

«È per rispetto della delicatezza della situazione», spiega una fonte del Movimento, secondo cui l’ex capo politico non vorrebbe togliere visibilità al leader Vito Crimi e al capodelegazione Alfonso Bonafede.

Lo scontro

Insomma, mentre il Movimento si spaccava sull’opportunità di riprendere il dialogo con Italia viva Di Maio è rimasto in silenzio. Solo a metà pomeriggio il ministro degli Esteri è uscito dall’ombra, dopo una mattinata in cui la senatrice Barbara Lezzi ha scritto sul suo profilo social che «Renzi deve restare fuori dal nuovo governo che deve essere presieduto da Conte», altrimenti il M5s «non ci sta» .

Sfrutta una provocazione dell’ex ministra di Italia viva Teresa Bellanova, che tira in ballo proprio il suo nome per spiegare che Iv non porrà veti nelle trattative, per ribadire ancora una volta «massima lealtà a Conte», che sarà «l’unico nome che presenteremo al Colle». Perlomeno al primo giro di consultazioni.

Perché se il sostegno per un Conte ter non dovesse esserci, si concretizzerebbe l’uscita di scena di un rivale fortissimo per Di Maio, a livello di gradimento e visibilità, all’interno del Movimento, ma anche fuori, se il presidente dimissionario decidesse di creare una propria formazione. L’impressione è quindi che Di Maio stia attendendo di vedere cosa succederà nei prossimi giorni, senza escludere nessuna possibilità, nemmeno quella di riprendere in prima persona le trattative e mettere in gioco il suo nome per palazzo Chigi. Tra i parlamentari c’è infatti chi legge come indizi le dichiarazioni dei suoi fedelissimi, come il deputato Emilio Carelli, che negli ultimi giorni ha detto che «se Renzi dimostra di essere affidabile, è logico sedersi al tavolo ancora con lui». Un’apertura che ha trovato eco negli interventi degli eletti di martedì sera. Molte fonti di maggioranza confermano che un contatto tra Di Maio e Iv ci sia già da tempo. Qualcuno sostiene che anche il Pd non veda con dispiacere la possibilità di eliminare dal prossimo governo la presenza ingombrante di Conte, con la sua capacità di raccogliere consensi nei bacini di tutti i partiti che lo sostengono.

Se l’occasione di tornare al centro della scena si concretizzasse, Di Maio non la perderà, come non ha perso quella, ieri pomeriggio, di dichiarare per primo la propria solidarietà alla sindaca di Torino Chiara Appendino, condannata a un anno e sei mesi per i fatti di Piazza San Carlo. Se dovesse arrivare il dopo-Conte, l’ex capo politico giocherà senz’altro un ruolo di rilievo, fosse anche nell’ombra. «Conte è un punto di equilibrio tra le forze di maggioranza, Di Maio può esserlo?», si chiede un parlamentare pentastellato, ipotizzando che l’ex capo possa limitarsi a gestire la regia della creazione di un nuovo governo.

Nel Movimento non tutti sarebbero contenti di raggiungere la presidenza in questa maniera, ma di fronte a un successo simile anche le voci più critiche si spegnerebbero. Di Maio non resterà ancora defilato a lungo e cercherà di capitalizzare la rete di conoscenze e di stima che ha costruito negli anni con tutti i partiti, senza dimenticare gli insegnamenti di quello che è stato il suo maestro ai tempi della vicepresidenza della Camera, il segretario generale della presidenza della repubblica Ugo Zampetti, che in queste ore sta gestendo proprio le consultazioni.

 

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