Un decreto Aiuti bis molto più sostanzioso, quasi quintuplicato rispetto alle stime dei giorni scorsi. Sono stati messi sul tavolo 14,3 miliardi di euro.

Mentre il governo attraversava le fibrillazioni, che lo avrebbero portato alla caduta, si prevedeva che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, avrebbe predisposto un intervento light, di circa 3 miliardi di euro o poco più. Una misura minimalista. Invece dopo aver fatto i conti, il premier e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, hanno reperito ulteriori fondi.

Ed entrambi non hanno certo pensato di lasciarli nel cassetto per chi raccoglierà l’eredità alla guida dell’esecutivo. Draghi ha fatto cassa grazie alle maggiori entrate tributarie che sono favorite dalla «notevole crescita del gettito Iva», come si legge nella relazione presentata al parlamento. Una dinamica che «è principalmente ascrivibile all’incremento dei prezzi dell’energia importata e alla conseguente impennata dell’inflazione». Il tesoretto viene restituito agli italiani sotto forma di sostegno immediato.

Sul tema non c’è alcuna intenzione di mostrare eccesso di cautela. Anche perché l’emergenza giustifica le spese necessarie a tutelare famiglie e imprese. Draghi ha in questo senso promosso l’incontro, tenutosi a palazzo Chigi, con le associazioni datoriali del comparto agricolo e dell’artigianato. L’impegno assunto è di fare il possibile, pur sempre nel perimetro delle funzioni tracciato dopo le dimissioni consegnate al Quirinale. Certo, bisognerà chiedere l’autorizzazione parlamentare per il decreto, con la relazione da approvare a maggioranza assoluta, con cui «aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e il relativo piano di rientro».

Ma c’è una garanzia: non ci saranno ulteriori aggravi di spesa per i conti pubblici, grazie all’apertura di nuovi spazi. I partiti, ormai in campagna elettorale, difficilmente potranno opporsi a un pacchetto di interventi che punta a mitigare gli effetti delle difficoltà economiche sulle famiglie, con l’erogazione di un altro bonus di 200 euro da destinare fino a una fascia di reddito di 35mila euro annui.

La replica di quanto già fatto con l’ultimo decreto e arrivato di recente in busta paga. Prevista anche la proroga dello sconto sul prezzo dei carburanti, che dovrebbe coprire tutto settembre in modo da garantire una boccata di ossigeno per l’intero periodo estivo, insieme alla sterilizzazione degli oneri di sistema sulle bollette di luce e gas.

Stop propaganda

La Lega ha cercato di incunearsi nel decreto, con una misura ampiamente propagandata dal suo leader Matteo Salvini sui vari canali di comunicazione. Il grimaldello era la disponibilità del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, sul taglio dell’Iva sui beni di prima necessità: latte, pane pasta, frutta e verdura. La sfida lanciata era quella di non poter dire di no a una misura di «buonsenso», come ha scritto Salvini sui social. Ma dal Mef, in asse con Palazzo Chigi, c’è stata un’analisi della proposta. Le perplessità hanno una duplice natura, una è principalmente tecnica, un’altra più politica.

La riduzione dell’imposta potrebbe avvantaggiare solo i commercianti, senza alcuna ricaduta sui consumatori. Si potrebbe dilapidare il beneficio. E c’è un’altra questione: se ogni partito vorrà mettere la bandierina su ogni norma, da sventolare in tutti i comizi, si rischiano mesi di acque agitate in qualsiasi provvedimento che il governo vorrà adottare. Il messaggio implicito è quello di evitare propaganda sui decreti, nel solco di quanto affermato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare un «contributo costruttivo nell’interesse superiore dell’Italia», anche durante una fase di «dialettica acuta» come la campagna elettorale.

Gli interventi del decreto Aiuti bis saranno orientati inoltre sull’emergenza siccità, valutati con le imprese del settore agricolo presenti al vertice di ieri. Il suggerimento, arrivato da Confagricoltura, è quello di abbattere i «costi dell’energia ricomprendendo le aziende agricole nella lista delle imprese energivore» e prevedere l’estensione dei «benefici del credito d'imposta sul gasolio fino a fine anno».

Nel provvedimento al vaglio del governo, poi, si lavora per garantire adeguati ristori alle aziende che hanno risentito dell’aumento dei prezzi dell’energia, oltre che delle perdite ancora causate dalla pandemia. Nelle prossime ore, grazie al confronto in agenda coi sindacati, Draghi valuterà anche come gestire gli interventi sul mondo del lavoro.

Dall’orizzonte è inevitabilmente sparita la riforma delle pensioni, tema ad alto tasso di elettricità elettorale, che sarà appannaggio del prossimo governo. L’obiettivo ora è tutelare il potere d’acquisto prevedendo degli sgravi. Magari accennando il cammino del taglio al cuneo fiscale con l’intento di alleggerire il peso della tassazione sui salari.

© Riproduzione riservata