È stato Silvio Berlusconi a dare il via, con una nota ufficiale, a una pre crisi di governo: «I Cinque stelle hanno deciso di giocare sulla pelle dell’Italia nell’illusione di ricavarne un dividendo di consensi. È inaccettabile», scrive, alludendo al fatto che il Movimento 5 stelle sia uscito dall’aula per non votare il dl Aiuti su cui il governo aveva posto la questione di fiducia.

Per questo «chiediamo al presidente Mario Draghi di sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata», è la conclusione a cui immediatamente si accoda anche la Lega, che plaude alla «richiesta di chiarimento sull’attività del governo». Che la manovra sia stata debitamente concordata tra Forza Italia e Lega lo conferma una influente senatrice azzurra, aggiungendo che si tratta di «un passo deciso verso la crisi». Il risultato è stato immediato: Draghi è salito al Colle per un colloquio non programmato con il presidente Sergio Mattarella: il segno che la crisi tante volte annunciata in queste settimane è più vicina.

L’intento, spiegano fonti di FI, è quello di fare chiarezza dopo l’ennesimo strappo dei Cinque stelle. Il centrodestra da settimane ormai lamenta il “doppiopesismo” del premier Draghi, che di Giuseppe Conte accetta ogni bizza mentre sarebbe sempre pronto a fermare ogni legittima mossa del centrodestra, limitandole ogni rivendicazione politica.

Dunque, davanti all’ennesimo schiaffo di Conte alla maggioranza, il Cavaliere, che come dice il senatore Renato Schifani «ha indicato per primo nello schema di unità nazionale l’unico possibile per affrontare le emergenze derivate dalla pandemia», ora pretende altrettanta chiarezza sui presupposti per procedere. Ovvero, sapere da Draghi se i patti con il Movimento reggono, visto che i segnali parlamentari dicono il contrario. Il ragionamento è lineare: non ha senso rimanere in una maggioranza da cui si prendono solo schiaffi se il centrodestra è l’unico a riceverli, mentre il Movimento è libero di non rispettare le regole dell’alleanza.

L’avviso al premier

Questo messaggio era già arrivato dalla Lega, dopo l’incontro tra Salvini e i parlamentari che gli avevano manifestato tutta la loro insofferenza. Ora viene anche dalle file di Forza Italia, che nel corso dei mesi era sempre stato il partito della stabilità del centrodestra, ed è il segno che la tensione ha raggiunto il livello di guardia. Anche tra i ministri azzurri, da sempre considerati fedelissimi alla linea Draghi, trapela insofferenza per la difficoltà di procedere con il lavoro a causa dei molti intoppi di maggioranza. L’avviso, quindi, è soprattutto rivolto al presidente del Consiglio, il quale dovrà scegliere bene come muoversi nei prossimi giorni.

Il dl Aiuti arriva in Senato tra mercoledì e giovedì e l’attenzione sarà sempre sul Movimento, che dovrà decidere se astenersi di nuovo e quindi aprire la crisi oppure trovare una nuova formula politica. Tutto, quindi, dipenderà dalle interlocuzioni delle prossime ore e come Draghi deciderà di comportarsi davanti a questa ennesima fibrillazione. «Sono schermarglie», azzarda un deputato forzista d’area democristiana, che di crisi ne ha viste molte e non riconosce in questa i segnali dell’escalation.

Tuttavia, a mettere tutti sull’attenti è il faccia a faccia Draghi-Mattarella, che lascia presagire come il presidente del Consiglio, pur disposto a riaprire con pazienza il dialogo con i grillini, non intenda farsi rosolare da una maggioranza sempre più sfilacciata che inizia a dare segnali di cedimento anche sulla fittissima road map di provvedimenti già tracciata.

Un dato è certo: Draghi ha già risposto con un no alla domanda se possa esistere un suo governo senza Cinque stelle. Dunque se la richiesta di chiarezza del centrodestra portasse Conte a uscire dalla maggioranza, un Draghi bis non sarebbe possibile. A escluderlo, del resto, è anche la stessa Forza Italia, tra le cui fila tuttavia si sottolinea un fatto: il dl Aiuti ha dimostrato che i numeri in parlamento ci sarebbero anche senza i Cinque stelle, grazie alla provvidenziale scissione di Luigi Di Maio. Ora tocca a Conte decidere il da farsi al Senato e a Draghi dare seguito alla verifica e valutare se ci siano gli estremi e le condizioni per andare avanti. Qualora le risposte non fossero soddisfacenti, il centrodestra è deciso a staccare la spina e capitalizzare il consenso attuale.

Che questo scenario fosse nell’aria, però, lo confermano fonti ministeriali: non a caso il testo della legge di Bilancio ha subito una accelerazione, è sostanzialmente già scritto e in via di chiusura entro fine mese. In questo modo, una ratifica parlamentare potrebbe arrivare anche con un governo dimissionario in carica solo per gli affari correnti fino a dicembre.

 

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