Il presidente del Consiglio Mario Draghi presenta in Senato le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo sull’Ucraina che si terrà giovedì 23 giugno.

Secondo una prima bozza del testo che adotterà il Consiglio europeo, Bruxelles ha intenzione di inviare ulteriori armi in Ucraina per sostenere l’esercito di Kiev contro la Russia. È questo uno dei nodi più cruciali sul quale la maggioranza non riusciva ad arrivare a un accordo fino a poche ore prima delle comunicazioni di Draghi in Senato. Al termine delle dichiarazioni seguirà un voto sulle risoluzioni parlamentari.

Il discorso del premier

In Senato Draghi ha detto che il 23 e 24 giugno a Bruxelles si parlerà soprattutto dell’adesione dell’Ucraina all’interno dell’Unione europea. «A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue e vuole che abbia lo status di candidato», ha detto Draghi. Una posizione netta che ha seguito negli ultimi mesi.

Il premier ha anche assicurato che l’Italia continuerà sulla linea delle sanzioni che «funzionano» e che i crimini di guerra commessi dall’esercito russo «verranno puniti».

Una pace che rispetti l’Ucraina

Draghi spiega che durante la mia recente visita a Kiev ho visto da vicino «le devastazioni della guerra e constato la determinazione degli ucraini a difendere il loro paese». Durante la visita «il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per raggiungere una pace che rispetti i loro diritti: solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura». 

Il premier sembra rivolgersi alla sua maggioranza, o meglio a parti della sua maggioranza quando sottolinea che «i nostri canali di dialogo rimangono aperti non smetteremo di sostenere la diplomazia e di cercare la pace».  Il premier aggiunge che l’Italia «vuole l’Ucraina nella Ue, non tutti gli stato la vogliono». 

Per il premier continua sul tema della Ue: «L'allargamento dell'Unione comporterà certamente anche una riflessione sulle regole di funzionamento in politica estera, di sicurezza, economica e sociale. E' opportuno convocare una conferenza intergovernativa per affrontare queste sfide». Draghi poi parla della crisi umanitaria straordinaria, «sono a rischio le forniture di grano nei paesi più poveri» e nei porti ucraini sono bloccati «milioni di tonnellate del raccolto precedente», «bisognaliberare le scorte che sono in magazzino per sbloccare le forniture e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre». 

Il mandato

Draghi, dopo aver sottolineato più volte la ricerca della pace da parte italiana ed europea,  chiude il suo discorso con un finale brusco, dopo aver parlato meno di mezz’ora. nominando esplicitamente il “mandato” su cui i Cinque stelle hanno più volte chiesto un nuovo voto. «L'Italia continuerà a lavorare con l'Unione europea per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi: questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi, questa è la guida per la nostra azione». 

Il dibattito: Casini e Renzi

Primo a parlare, il senatore Pier Ferdinando Casini, che chiede di approvare le comunicazioni del presidente del consiglio e di far smettere «il teatrino incomprensibile» che va in scena fuori dall’aula. L’allusione è alla lunga trattativa nella riunione della maggioranza sul testo di una risoluzione che, al momento, non risulta ancora depositato in senato. Matteo Renzi, leader di Italia viva, si rivolge direttamente ai Cinque stelle: «Senza le sanzioni avremmo visto la Russia prendersi l’Ucraina. Dovete essere orgogliosi di aver sostenuto l’azione di questo governo». Sarcastica la conclusione: «Fate i seri sull’interesse del paese, poi potrete litigare fino al 2023».

Ferrara (M5S): coinvolgere le camere

Prende la parola Gianluca Ferrara, ala dura del movimento, spiega che i Cinque stelle hanno sostenuto il popolo ucraino. «La mia forza politica implora che si riaccenda la luce della diplomaziona e lo faremo finché le parole prenderanno il posto delle pallottole». Poi dichiara «l’atlantismo» come uno dei pilastri della politica del M5S, ma questo non esenta da critica le operazioni in Iraq e in Afghanistan. «Compito della politica è non indossare subito l’elmetto ma escogitare alternative». Ferrara chiude riproponendo parola per parola il testo della risoluzione, così come era stato accettato da tutta la maggioranza, su proposta M5s: «Noi le chiediamo di sollecitare iniziative politiche per giungere al più presto al cessate il fuoco e una soluzione pacifica del conflitto» e «un pieno e costante del parlamento in occasione dei  summit internazionali» riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi compreso «l’eventuale nuovo invio di armi». Per i Cinque stelle si alza dopo un’altra radicalissima voce di area contiana, quella del senatore Airola, apertamente critico dell’operato di Draghi.

Alfieri (Pd): a Draghi un mandato pieno

Parla il senatore Alessandro Alfieri, il “mediatore” del Pd sul testo della risoluzione di maggioranza, capogruppo in commissione esteri: «Siamo impegnati a dare un mandato pieno al presidente del Consiglio in vista di un Consiglio europeo estremamente delicato, dove in gioco ci sono gli interessi del nostro paese dell'Europa tutta. Con un conflitto come quello ucraino nel cuore dell'Europa serve la compattezza di tutti i paesi europei e dell'Italia». 

C’è accordo sulla risoluzione di maggioranza

Mentre il dibattito al senato si consuma, filtra finalmente la notizia che il testo della risoluzione di maggioranza è stato depositato. In sei punti, firmati da tutte le forze della maggioranza compresi i Cinque stelle. Il punto che aveva bloccato per giorni l’accordo è riformulato per la terza volta. Nel testo risulta così: il governo viene impegnato «a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari». Nella replica Draghi cita infatti il dl 14 del marzo del 2022 e ringrazia il sostegno del senato «unito».

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