Le elezioni politiche hanno sconvolto, come prevedibile, la geografia del 2 per mille, l’ultima forma di finanziamento pubblico dei partiti che nel 2022, in riferimento all’anno fiscale 2021, ha distribuito un totale di risorse pari a 18 milioni e mezzo di euro. La grande novità è il debutto del Movimento 5 stelle, che lo scorso anno aveva definito i requisiti in ritardo, subendo una clamorosa bocciatura dell’apposita commissione sui partiti, attualmente presieduta da Amedeo Federici, preposta a valutare le richieste. Il M5s di Giuseppe Conte ha ora ottemperato tempestivamente agli obblighi della legge, tra cui la redazione di uno statuto, approvata dal 2013, che ha riformulato la normativa sul sostegno economico ai soggetti politici.

Le novità del 2023

I pentastellati non sono gli unici a poter percepire per la prima volta il due per mille: anche Sud chiama nord, il partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, che ha eletto un deputato e un senatore, accedendo così senza problemi alla possibilità di finanziamento.

Una vittoria a metà per il leader siciliano che aveva presentato l’istanza per l’altro suo movimento, Sicilia Vera. Trasferendosi molto più al nord è giunto il via libera per la Stella alpina, movimento valdostano, che di recente ha eletto come nuovo segretario il sindaco del comune di Charvensod, Ronny Borbey.

A far centrare il risultato alla Stella alpina è stato Franco Manes, eletto a Montecitorio alle ultime elezioni politiche nel collegio uninominale di Aosta. Un risultato prezioso per la sopravvivenza del movimento: dai dati del dipartimento delle Finanze del Mef, la Stella alpina ha ricevuto 25mila euro di finanziamento grazie alla scelta effettuata da 3.128 contribuenti.

Sempre nell’ambito delle formazioni politiche regionali, nessun problema per l’Union valdotaine e la Südtiroler Volkspartei, che rappresentano ormai due presenze fisse nell’elenco esaminato dalla commissione.

Le regole del 2 per mille

Foto LaPresse

Ma come funziona il 2 per mille? Il contribuente può destinare, segnando un codice assegnato a ogni partito, questa quota della propria imposta sul reddito a favore di uno dei soggetti politici rientranti nei requisiti. Tra questi – oltre all’assolvimento di varie prescrizioni burocratiche – c’è la necessità di garantire l’approdo di un suo rappresentante alla Camera, al Senato e nell’Europarlamento o di vedere l’adesione nel corso della legislatura.

In alternativa il partito deve concorrere, mediante la sottoscrizione di un apparentamento, a far eleggere almeno un parlamentare (anche se non iscritto direttamente al proprio partito). È il caso che ha salvato l’Italia dei valori: nonostante sia diventato marginale nella vita politica dopo l’abbandono della leadership da parte di Antonio Di Pietro, il partito, oggi guidato da Ignazio Messina, è riuscito a rientrare nell’elenco degli iscritti al 2 per mille.

Al Viminale, durante la consegna dei contrassegni, c’è stata la federazione con la formazione Noi con l’Italia, l’alleanza che fa capo a Maurizio Lupi. E così l’Idv ha conservato l’accesso al finanziamento. Nell’ultimo anno nelle casse dell’ex creatura di Di Pietro sono affluiti comunque 54mila euro.

Nessuna sorpresa negativa, poi, per tutte i la galassia centrista aderente alla coalizione Noi con l’Italia, da Coraggio Italia di Luigi Brugnaro a Italia al centro di Giovanni Toti.

Anche Demos e il Partito socialista italiano hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: dalle urne non risultano eletti dei loro partiti, ma la sottoscrizione dell’alleanza con lista del Pd-Italia democratica e progressista ha consentito di rispettare le prescrizione della legge istitutiva del due per mille.

Mentre Possibile, fondato da Pippo Civati e ora affidato all’ex deputata Beatrice Brignone, ha beneficiato del patto siglato con l’Alleanza verdi-sinistra.

Stop a Italexit 

Foto LaPresse

Ma non tutti hanno potuto brindare leggendo i verbali della commissione. Sono stati infatti tagliati fuori dei soggetti politici storici, su tutti Rifondazione comunista, che al voto del 25 settembre si è presentata nella lista Unione popolare. Il mancato raggiungimento del quorum non ha fatto scattare alcun rappresentante in parlamento.

Così, il partito attualmente guidato da Maurizio Acerbo ha visto respinta la richiesta di accedere al due per mille: i contribuenti non potranno indicare il codice in precedenza associato al Prc. Un problema tutt’altro che secondario per un soggetto che nell’ultimo anno ha portato a casa oltre 500mila euro attraverso il due per mille. Bisognerà quindi superare l’anno, nell’auspicio che tra gli eletti qualcuno possa aderire a Rifondazione comunista e ripresentare l'istanza per il futuro.

Niente da fare nemmeno per Italexit, il partito di Gianluigi Paragone protagonista dell’ultima campagna elettorale, ma che non ha centrato gli obiettivi minimi necessari. Tra le sigle storiche pure il Partito liberale italiano non potrà ricevere il sostegno economico pubblico.

Fuori dalla lista è finito Alternativa, il movimento creato dai fuoriusciti dal Movimento 5 stelle in polemica con il supporto garantito al governo di Mario Draghi. Per mesi, dopo aver costituito una componente alla Camera, sono stati protagonisti di battaglie contro i vaccini e soprattutto il green pass.

Ma alle ultime elezioni Alternativa non si è presentata, avendo rotto il patto inizialmente stipulato con Italexit, perdendo quindi la possibilità di conseguire il finanziamento. Una sorte condivisa con un’altra formazione ormai finita ai margini, Alternativa popolare, l’ex Nuovo centrodestra fondato da Angelino Alfano.

© Riproduzione riservata