La chiamano «Educazione alle relazioni». In un tempo in cui chi «educa al rispetto» nelle scuole viene messo alla porta, chi «educa alle differenze» tacciato di voler promuovere una presunta ideologia del gender, il comune di Roma sceglie la strada delle relazioni tra esseri umani per promuovere un bando di 420mila euro per finanziare progetti di educazione affettiva nelle scuole medie della capitale. «Non è vero che le nuove generazioni si sono "perse". Siamo noi adulti ad aver trasmesso loro un concetto di relazione fatta di disparità e di potere», spiega Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza donna, da trent’anni al fianco delle donne vittime di violenza.

Lo fa alla presentazione del progetto, fortemente voluto dalla consigliera capitolina di Roma Futura, Tiziana Biolghini e dall’assessora alla Scuola, formazione e lavoro, Claudia Pratelli. Il bando prevede che gli enti del Terzo Settore presentino un massimo di tre proposte, ciascuna collegata a un singolo istituto scolastico dei quindici municipi. Queste dovranno rientrare in quattro aree tematiche: educazione socioaffettiva e alle relazioni; educazione alla parità tra i generi; prevenzione e contrasto di violenza e discriminazione legate al genere e all’orientamento sessuale; attività contro il cyberbullismo.

Educazione impossibile

È il tentativo di coprire un vuoto su una questione ignorata da sempre da tutti i governi. L’Italia resta uno degli ultimi stati dell’Ue in cui l’educazione sessuale o affettiva non è obbligatoria a scuola. Dal 1977 a oggi ci sono state 16 proposte di legge, tutte naufragate. La sinistra tentenna, la destra con l’arrivo dei Pro-Vita dentro le sue file, in Parlamento, resta ossessionata dal fantasma del gender e blocca ogni tentativo di progresso. Contraria è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Credo sia meglio che venga affidata alle famiglie», ripete da sempre la leader di Fratelli d’Italia. Tempi lontani quelli raccontati dal giornalista Aldo Torchiaro, suo ex compagno del liceo: «Al Vespucci di Roma promuovemmo l'ora di educazione sessuale fatta da quelli del consultorio dell'Aied».

Il contrasto alla violenza di genere a destra è rappresentato da iniziative spot impregnate spesso di emotività, sulla scia di fatti cronaca: dallo stupro di Palermo a quello di Caivano, passando per i femminicidi, una donna morta per mano di un uomo ogni tre giorni. Così il governo ha valutato l’asse improbabile Eugenia Roccella-Rocco Siffredi contro il porno a altre iniziative di carattere giustizialista come la castrazione chimica per gli stupratori fortemente voluta da Matteo Salvini.

Fino ad arrivare al protocollo “Educare al rispetto”, firmato dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara e dalla fondazione Giulia Cecchettin, criticato dalle associazioni: «Non stanzia fondi né tanto meno propone iniziative sistematiche e strutturali per operare un cambiamento reale», commenta la rete “Educare alle differenze” che dal 2017 raccoglie una moltitudine di associazioni che lavorano, con linguaggi e competenze diverse, per la realizzazione di progetti educativi finalizzati al superamento di sessismo, omolesbobitransfobia, abilismo e razzismi.

Da Nord a Sud, sono tanti i progetti educativi nelle scuole, anche sulla spinta di una necessità reale come dimostra un’indagine realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos “L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza” dove i genitori che ritengono utile l’educazione affettiva e sessuale come materia obbligatoria a scuola sono il 91%.

Il fronte oltranzista

Necessità che non trova spazio dentro il Parlamento dove l’attacco ai singoli progetti da parte della maggioranza è all’ordine del giorno. L’iniziativa di Roma è stata fortemente criticata prima dalle associazioni ultra cattoliche e anti diritti come la lobby Pro-Vita e Militia Christi: «Contrasta la sana antropologia, la dignità umana a e l’autentica felicità». Poi, in aula, dal deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Scienza, Cultura e Istruzione: «Il sindaco Gualtieri l'educazione sessuale se la faccia a casa sua. Fuori dalle scuole l'ideologia gender».

Nel mirino anche il progetto di Pavia “Far bene per star bene“, approvato nel 2014 dall’amministrazione di centrodestra guidata da Alessandro Cattaneo per contrastare violenza di genere e discriminazioni sulla quale oggi, Pro-Vita in tandem con la Lega chiede al ministro Valditara un’ispezione. È il segnale di un lavorio in corso.

Il deputato Sasso primo firmatario di una risoluzione contro l’educazione sessuo-affettiva ha recentemente invitato il ministro a formulare «una legge apposita che preveda il consenso informato contro queste pericolose derive». Una legge per bloccare "l'ideologia gender" nelle scuole è la proposta che lancerà mercoledì Pro Vita & Famiglia con un'apposita campagna. Un testo in realtà già c'è, depositato dalla deputata leghista Laura Ravetto: "Divieto dell'inserimento di obiettivi educativi fondati sulle teorie del gender nell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche". In senso tecnico, all'articolo 1 si legge: «Le istituzioni scolastiche [...] non possono introdurre [...]obiettivi di apprendimento improntati alla cultura gender».

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