Lo aveva capito prima di tutti e infatti domenica, violando il silenzio elettorale, Silvio Berlusconi aveva colpito i suoi alleati direttamente dal seggio elettorale: «I candidati sono scelti dai leader di partito invece che da scelte democratiche, forse la prossima volta dovremo cambiare sistema». Tradotto: Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono gli unici responsabili di questa sonora sconfitta del centrodestra.

E infatti, alla fine, il leader di Forza Italia è l’unico che può festeggiare una vittoria al termine di questo primo turno. Una vittoria scontata visto che Roberto Occhiuto, neo presidente della regione Calabria, non ha mai rischiato veramente di perdere. Ma visto cosa è successo altrove, meglio non lamentarsi.

La seconda vittoria Berlusconi la ottiene con il tributo che Enrico Letta, segretario del Pd e neodeputato dopo la vittoria alle suppletive per la Camera a Siena, gli riserva commentando l’esito del voto: «Non esiste più il centrodestra come lo abbiamo conosciuto, perché non c'è più il federatore, che era Berlusconi».

Anche qui non è una gran notizia visto che Letta, e con lui Romano Prodi, avevano già manifestato pubblicamente la loro “nostalgia” per l’avversario di sempre. Ed è anche chiaro che le parole di Letta sono un tentativo di mantenere Salvini e Meloni sotto il giogo del leader di Forza Italia che, adesso più che mai, non avrà alcuna intenzione di fare passi indietro.

Anzi, è probabile che ora l’ex premier chieda, come gesto di estrema fedeltà, di diventare il candidato, anche solo di facciata, del centrodestra per il dopo Mattarella. Se ne riparlerà più avanti. Di sicuro oggi Berlusconi, anche per i numeri che ancora ha in parlamento il suo partito (77 deputati e 50 senatori), può ancora dire la sua e condizionare gli equilibri della coalizione. E la prospettiva del partito unico che sembrava sbocco naturale qualche mese fa, oggi si allontana a data da destinarsi.

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