Promossi e bocciati

Enrico Letta, quei due punti per evitare il tiro al segretario

  • Se l’asticella del Pd non arriverà qualche punto sopra quel 18 per cento renziano che Letta definisce «il nostro minimo storico», partirà lo sport preferito: il tiro al segretario.
  • Eppure la campagna era in salita: la rottura voluta dai Cinque stelle, poi quella di Calenda. In pochi giorni il centrosinistra si è ridotto a una coalizione con le forze minori
  • Letta ripete, come per autoconvincersi, che la sua vittoria già incassata è aver unito un partito diviso, come nella fotografia impietosa che ne fece Zingaretti dimettendosi. C’è il rischio che unito sia, ma contro di lui.

«A due giorni dal voto non parlo del dopo. Regola aurea», ha detto ieri al nostro giornale Enrico Letta. Quasi tutti i dirigenti Pd hanno fatto lo stesso. Ma nel partito si percepisce la quiete prima della tempesta. Il segretario è il leader che si gioca di più nel voto. Persino più del leghista Salvini, che almeno ha un partito che ha dimostrato una disciplina impensabile negli avversari; e figuriamoci nel Pd. Come da tradizione della casa, se il risultato non sarà smagliante, tutto finirà

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