«Liberi da sempre e per sempre!». Radio Radio, una delle emittenti sportive “storiche” (è nata nel 1978) della città di Roma, si presenta così ai suoi utenti. Non è solo una stazione che si occupa di sport, però, è anche il palcoscenico che ha lanciato il neo candidato del centrodestra per le comunali dell’autunno, Enrico Michetti. Di lui, sconosciuto ai più fino al 9 giugno, già sono note le tante intemperanze verbali davanti al microfono: «Il saluto romano, in tempi di Covid, è più igienico», «Se per qualcuno per cui la storia inizia nel 1917 con la Rivoluzione russa quel gesto è rievocativo del fascismo e del nazismo è un problema suo».

In compenso, Radio Radio non è solo Michetti. Nell’ultimo anno di pandemia, la stazione diretta e gestita da Ilario di Giovambattista (detto Ilario Ilario) e Fabio Duranti si è distinta per uno stile molto polemico e aggressivo, soprattutto nel parlare di Covid. Una scelta che ha portato i frutti sperati: ad aprile 2020, il canale YouTube della stazione ha totalizzato il suo record storico, con più di 20milioni di visualizzazioni mensili. Radio Radio, accanto allo sport, ha deciso di scommettere su antivaccinismo e complottismo.

Un esempio? Una punta di diamante dell’emittente è Diego Fusaro, filosofo e segretario del partito “Ancora Italia per la sovranità democratica”. Dal 2019 conduce la rubrica quotidiana Lampi di pensiero”. Il tema centrale per tutto l’anno passato è stato quello delle restrizioni: molte le accuse indirizzate al governo Conte e alla comunità scientifica, colpevole di essere «alfiere del pensiero unico». Per il filosofo le restrizioni sono la fine della democrazia. Il 9 maggio 2020 Fusaro ha sostenuto che le foto degli assembramenti lungo i Navigli a Milano fossero state create ad arte per fare un secondo lockdown e mantenere il controllo sui movimenti delle persone. Nel mezzo, accuse all’Unione europea, emblema del Nuovo ordine mondiale, colpevole di danneggiare «gli interessi vitali dell’Italia».

Nelle ultime settimane, mentre l’ipotesi del coronavirus costruito in un laboratorio cinese tornava a riscuotere consensi, Fusaro ha ricominciato a parlare di «virus ingegnerizzato in laboratorio». Sempre l’anno scorso, un endorsement per l’autocrate bielorusso Aleksandr Lukashenko: «Gli vogliono far fare la stessa fine di Gheddafi, sostituirlo con un mansueto fantoccio atlantista».

La cura Di Bella

Radio Radio è diventata anche un approdo sicuro per Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi, inventore dell’omonimo metodo per la cura dei tumori. Metodo la cui efficacia è stata più volte giudicata priva di fondamento dalla comunità scientifica. Questo non ha però impedito a Di Giovambattista di esporsi più volte in suo favore: nel 1998, si ricorda un suo intervento sul tema allo stadio Olimpico, durante l’intervallo della partita Roma-Piacenza.

Seguendo la linea editoriale della radio, Giuseppe di Bella chiama più volte alla lotta contro «il pensiero unico». Nella sua difesa strenua del metodo inventato dal padre, Di Bella jr. è ha spesso superato i limiti. In un video del giugno 2020 ha parlato dello stato come «regime mascherato da democrazia» e ha sostenuto la correlazione tra vaccinazione e mortalità da Covid: molto meglio utilizzare la clorochina, già all’epoca bocciata dall’Oms come cura alternativa.

L’antivaccinismo militante sembra essere un elemento distintivo di Radio Radio anche nel 2021. Il 10 giugno, sempre sul canale YouTube, è stato pubblicato un video dal titolo “Cunial, il discorso senza filtri su vaccini, passaporto Covid, test Pcr e tamponi”. Il filmato riprende un intervento alla Camera dell’ex Cinque stelle Sara Cunial, uno dei volti più noti del movimento No-vax. Lo stesso giorno, viene pubblicato il video di Francesco Amodeo, volto storico della radio, che paragona la vaccinazione a «sperimentazione su topi».

Va detto che nell’orbita di Radio Radio gravitano anche ospiti e speaker meno controversi: fra il 2019 e il 2020 una rubrica fissa era stata data al geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, chiamato nell’inedito ruolo di commentatore politico. Ancora oggi ha uno spazio come opinionista. C’è anche un appuntamento fisso con il giornalista Sigfrido Ranucci, che anticipa ogni settimana il contenuto dell’inchiesta di Report nella trasmissione “Un giorno speciale”.

Complottismi

In compenso, l’asset di successo (almeno su internet) è rappresentato dai contenuti complottisti: il video originale più visto è “Tutto quello che stanno nascondendo sul coronavirus” (3 milioni di visualizzazioni), seguito da diversi video in difesa del metodo di Bella, interventi controversi del premio Nobel Luc Montagnier contro il vaccino e discorsi alla Camera di Vittorio Sgarbi contro le mascherine.

Gli sforzi stanno pagando a livello di visibilità. Detto della candidatura di Michetti, forse il “colpo” migliore della storia di Radio Radio è l’essersi trasformata da “salotto” di un certo complottismo folkloristico a tinte sovraniste, a interlocutore di politici nazionali con Matteo Salvini che lo scorso 9 giugno, il giorno dopo la presentazione ufficiale del candidato, si è fatto intervistare dagli speaker Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Un legame, quello fra Radio Radio e la destra romana, che non è cosa nuova. Nel 2008 c’era stato uno scontro molto violento fra i due soci (e cognati) Duranti e Di Giovambattista.

L’oggetto del contendere era stato la scelta della radio di sostenere la candidatura alle comunali di Roma di Francesco Maria Orsi, poi divenuto assessore al Decoro urbano della giunta guidata da Gianni Alemanno. Un’operazione simile era già compiuta nel 2005 con il consigliere alla regione Lazio in quota Francesco Storace, Vladimiro Rinaldi. Sempre nel 2008 Di Giovambattista era stato attaccato da Duranti che lo aveva accusato di pagare in nero dei giornalisti, per ottenere visibilità sui media.

Ilario Ilario si era limitato a rispondere che «Non si può non pagare sette-ottocento euro a uno... vedi, il valore patrimoniale de st’azienda è quello che l’azienda fa e come è percepita fuori». Il pm Paolo D’Ovidio aveva aperto un’indagine sul “Movimento per la gente”, fondato da Di Giovambattista. Per la procura di Roma si trattava di una scatola vuota, usata per ricevere finanziamenti, così da tenere la radio in attivo e sub-affittare le frequenze. I donatori più generosi erano stati l’ex patron del Palermo, Maurizio Zamparini (600mila euro) e il costruttore romano Antonio Pulcini (300mila euro). Tutto era stato fatto lasciando all’oscuro Duranti, che nel 2013 aveva deciso di denunciare il cognato.

Sono passati 13 anni. Politicamente parlando un’eternità. Orsi (indagato per 4 anni per truffa e poi assolto) e Rinaldi non sono più in politica. C’è però il “tribuno” Michetti, probabilmente l’operazione più spregiudicata e meglio riuscita della storia di Radio Radio. Tredici anni fa, Duranti aveva ferocemente discusso con Di Giovambattista per il suo protagonismo politico e per le pratiche poco trasparenti. Oggi sembra aver cambiato idea. Nei prossimi mesi, forse, sapremo perché.

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