Antonio Colasante è un imprenditore abruzzese poco conosciuto nei palazzi romani. Attento alla sua privacy, in sessant'anni il suo nome non è mai stato citato sui giornali nazionali. Accusato di truffa e falso nel lontano 1993, patteggiò una pena a un anno e cinque mesi di reclusione, ma la vicenda non è mai uscita fuori i confini del suo paese d'origine natale, la piccola Guardiagrele in provincia di Chieti. E così – pienamente riabilitato - la sua carriera non ne ha avuto contraccolpi.

Mai, dunque, Colasante avrebbe immaginato che l'ex amministratore delegato di Consip Domenico Casalino, interrogato lo scorso giugno dai pm di Roma sulle presunte pressioni da lui subite per le gare della stazione appaltante, lo tirasse (indirettamente) in ballo. Parlando con i magistrati romani della sua azienda di impiantistica di Pescara, la Omnia Servitia srl, società mai spuntata prima nelle carte dell'inchiesta.

Leggendo il verbale inedito dell’interrogatorio Domani ha scoperto che Casalino, indagato per turbativa d'asta, ha detto che Carlo Russo, il sodale di Tiziano Renzi, non gli avrebbe raccomandato l'azienda dell'imprenditore indagato Alfredo Romeo. Ma la sconosciuta ditta di Colasante. Che proprio pochi mesi fa si è aggiudicata (in raggruppamento temporaneo con altre aziende guidate da Cipea & Cariie, oggi Consorzio Innova) due lotti da 220 milioni di euro della celebre FM4, il bando dello scandalo.

«Quando ero amministratore delegato in Consip, la mia segretaria ricevette un telefonata di richiesta di appuntamento di Carlo Russo, che lo richiedeva a nome di Lotti» ricostruisce Casalino. «La cosa mi parve strana, anche perché conoscevo di persona Lotti. Anzi, quando gli riferii di tale circostanza, Lotti tenne a dirmi che non sapeva nulla di questa richiesta».

Nonostante la premessa, Casalino decide comunque di vedere il ragazzo. «Gli chiesi perché avesse fatto riferimento a Lotti ma lui, in modo vago, mi disse che era persona conosciuta nell'ambiente politico fiorentino, vantandosi di rapporti con Lotti e anche con Tiziano Renzi, con il quale faceva pellegrinaggi».

La ditta a sorpresa

Ma che voleva Russo dall'allora amministratore delegato di Consip? «Russo si qualificò come appartenente – con ricordo a che titolo – della società C&C, in accordo di raggruppamento con la Omnia Servizi (in realtà Servitia, ndr) partecipante alla gara FM4, e teneva a sottolinearmi come fosse per loro assai importante quella gara. Gli risposi che ovviamente i più grandi player effettuano grossi investimenti per approntare le migliori offerte, con ciò risultando più competitivi. E gli dissi che non mi pareva che la Omnia Servizi rientrasse tra queste».

Secondo il manager, che rischia di essere rinviato a processo insieme allo stesso Russo, al babbo dell'ex premier che risulta indagato per traffico di influenze e turbativa d'asta, a Romeo, al suo consulente Italo Bocchino, a Denis Verdini e Ignazio Abrignani, «Russo mi parve poco esperto della materia, tant'è che mi chiese chi fossero i principali players, conoscenza banale per chi è nel settore...Nel corso degli incontri Russo non spese mai il nome di Romeo Gestioni o di Cofely. L'unico riferimento di cui ho memoria è alla sopracitata Omnia Servizi».

Le affermazioni di Casalino sono inedite. E clamorose: perché dopo quattro anni di indagini basate sull'ipotesi che Russo facesse pressioni (d'accordo con Tiziano Renzi) sui vertici della Consip per favorire Romeo e Cofely, l'ex ad ha detto ai pm che l'unico nome raccomandato dall'amico di Lotti e di babbo Renzi era invece quello dell'azienda di Colasante.

Anche Luigi Marroni, che il governo Renzi volle come nuovo numero uno della stazione appaltante al posto di Casalino, ha sempre ammesso che Russo spingeva sì la Cofely (i francesi stavano a cuore, secondo le accuse, a Verdini), ma che in realtà «non aveva mai fatto riferimento a Romeo». Marroni, per anni, ha pure ripetuto a verbale che l'amico di Lotti e Tiziano Renzi gli caldeggiava, oltre ai transalpini, una «seconda azienda». Ha sempre detto di non ricordare il nome. Possibile che fosse proprio la Omnia Servitia citata da Casalino? Non lo sappiamo: contattato al telefono, Marroni ha preferito non fare alcun commento.

Il verbale di Casalino fa ipotizzare un triplo gioco di Russo. Vedremo. Ma intanto, chi è Colasante? Qual è la storia imprenditoriale della Omnia Servitia? Quali sono i soci in affari del suo raggruppamento vincente?

Davide e Golia

Andiamo con ordine. La Omnia è un'azienda che ha partecipato nel luglio 2014 al bando FM4 insieme a un'altra azienda di Colasante, la Clean Service, e alla capofila Cipea & Cariiee, una cooperativa che oggi si chiama Consorzio Innova. Se quest'ultima, quando decide di partecipare alla gara per gestire i servizi dei palazzi di Stato in varie regioni e città italiane, vantava un fatturato medio da 94 milioni di euro, la Omnia presentava ricavi per circa 5 milioni. Quello della Clean superava di poco i 4,6 milioni.

Spiccioli, se paragonati ai ricavi da centinaia di milioni di euro di Manital, Romeo Gestioni, delle cooperative rosse e bianche e di colossi stranieri (in primis Cofely - oggi si chiama Engie - Siram e Dussmann). Veri e propri Golia del facility management, da anni vincitori di commesse in mezza Europa, di fronte ai quali la Omnia, il suo proprietario Colasante e i suoi soci di cordata sembrano minuscoli Davide.

Invece, l'andamento della gara, lo scandalo giudiziario e l'intervento dell'Antitrust ribaltano i pronostici delle vigilia: il raggruppamento di Colasante (che da poco ha vinto l'appalto per il Covid Hospital di Pescara, con un ribasso monstre del 29,5 per cento sul bando regionale) vincono sia il lotto 8 e sia il lotto 12, e incamerano la gestione di immobili della regione Marche e per altri della Puglia e della Basilicata. Non male, per ditte che nel bilancio 2014 ancora si definivano società prevalentemente specializzate «in servizio bar su Freccia Bianca, Freccia Argento e Freccia Rossa di Trenitalia» (la Clean), o fortissime nel servizio di lavanderia della biancheria degli ospedali di alcune Asl abruzzesi, come la Omnia.

«Abbiamo vinto solo perché sono state escluse alcune aziende che erano arrivate sopra di noi. Quindi c'è stato uno scorrimento delle graduatorie» dice Colasante. «Carlo Russo è una persona che conosco, è vero. Lui lavorava all'estero, ci siamo “incrociati” su un business, ma non abbiamo mai fatto affari insieme. Se è vero quello che ha detto all'ex ad Casalino, Russo lo ha detto a mia insaputa. Tiziano Renzi? Non lo conosco. E non ho notizie da parte della procura di Roma su di me».

Colasante ne ha ricevute da quella di Lanciano: un anno fa, qualche giorno dopo aver vinto i lotti Consip, il gup lo ha rinviato a giudizio per concorso in abuso d'ufficio: l'imprenditore è accusato di aver sovrafatturato servizi alle Asl per oltre due milioni di euro, soldi che sarebbero stati poi usati per comprare una villa a Porto Cervo. Un'altra accusa di riciclaggio, invece, è caduta.

Spulciando le visure della Camera di commercio, si nota che le srl dell’imprenditore negli ultimi anni hanno quintuplicato il fatturato, e che Colasante controlla la Omnia Servitia attraverso la Colasante Holding srl, specializzata in «attività immobiliare nel settore industriale». Si scopre pure che tra le società partecipate dalla srl che secondo Casalino veniva raccomandata da Russo c'è pure la Innova Holding spa. Una società di consulenza bolognese che ha la sua sede allo stesso indirizzo della capofila della Rti vincitrice dei lotti Consip, la ex Cipea oggi Consorzio Innova. A capo della cooperativa degli artigiani c'è Gianluca Muratori, anche lui socio di Innova Holding insieme a Colasante e direttore da lustri del consorzio, nonché presidente della fondazione Fortitudo che controlla la storica squadra di basket di Bologna.

«Dice che abbiamo fatto canestro anche con Consip? Guardi, sono stato fortunato» conclude Colasante «E Russo non c'entra nulla, è solo un ragazzotto che mi pare sia indagato per millantato credito. Con lui non ho mai voluto avere a che fare con lui».

 

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