Fedez non accetta critiche sulle sue scelte pubbliche e ribatte: «Non faccio la lotta nel fango con i maiali». Selvaggia Lucarelli il 15 giugno ha scritto una storia di poche righe su Instagram dopo che il rapper e influencer ha deciso di pubblicare l’audio di una sua seduta dallo psicologo. La giornalista, prima sui social e poi sulle pagine di Domani, è intervenuta «per esprimere il mio disagio a proposito della scelta di Fedez di condividere un audio tratto da una sua seduta di psicoterapia».

Nell’audio si sente Fedez piangere dicendo: «Non voglio morire, non voglio morire, ho paura che i miei figli non si ricorderanno neanche di me!».

Il tutto accompagnato da quella che l’autrice ha definito una giustificazione preventiva. Fedez stesso al momento della pubblicazione infatti ha premesso: «Prendete queste mie considerazioni come meglio credete. Voglia di condividere, manie di protagonismo, narcisismo fine a se stesso. Non me ne frega molto. Vorrei solo che chi sta affrontando una situazione simile sappia che è tutto normale».

Per Lucarelli «è solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti (alcuni dei quali stanno attraversando la malattia). Questo Fedez lo sa molto bene, altrimenti non avrebbe premesso che siamo liberi di accusarlo di narcisismo».

La replica

Il rapper ha risposto intervenendo il giorno dopo a Radio 105: «Le persone non fanno le cose per un solo motivo, le persone si mobilitano per una serie di motivazioni. Ovvio che in quello che ho fatto c’era anche la voglia di avere una carezza pubblica o di voler esorcizzare il male che ho provato, c’era questo ma c’era anche dell’altro». E se l’è presa con i giornalisti: «Oggi leggo i giornalisti che mi danno del narcisista come se dicessero che sono un coglione. Ecco, io cito George Bernard Shaw: “Non mi piace fare la lotta nel fango con i maiali, uno perché ti sporchi tutto, ma soprattutto perché ai maiali piace”».

Fedez che non è nuovo agli scambi accesi, social e sulla stampa, nonostante abbia deciso di pubblicare un contenuto così delicato ha detto di «non avere idea che avrebbe potuto scatenare un dibattito così grande all’interno della comunità psichiatrica o della psicoterapia».

Anche se registrare le sedute è una cosa normale e «pubblicarle un po’ meno» ha detto di avere compiuto un gesto impulsivo perché ha pensato che per chi lo sentirà e sta vivendo un periodo come il suo «dire “magari anche solo una persona sta vivendo quella sensazione che anch’io ho vissuto e ne sono uscito più o meno decentemente”, forse ti fa sentire un po’ più su».

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