Mercoledì la società Zdf, di proprietà di Fedez, ha registrato il dominio web fedezelezioni2023. Il gesto è stato letto come segnale di un suo possibile ingresso in politica. Del resto, il cantante si è fatto conoscere anche per le sue battaglie per i diritti civili e per le polemiche con il leader della Lega, Matteo Salvini. Se un giorno davvero si candidasse, che aspetto avrebbe il suo programma politico?

Ddl Zan e diritti civili

Sia Fedez che Chiara Ferragni si sono spesi a favore della legge contro l’omotransfobia. Già ad aprile il rapper aveva ospitato sui suoi canali social Alessandro Zan, relatore del disegno di legge, per esporre i contenuti della legge. L’onorevole Zan ha poi fatto altre dirette Instagram con la coppia di influencer.

Dopo lo stop al ddl Zan in Senato, lo scorso 27 ottobre, Fedez si è sfogato sui social: «L’Italia continuerà a essere uno degli ultimi paesi europei senza una legge contro l’omotransfobia, complimenti a tutti». Si è poi scagliato contro Matteo Renzi: «Ma il Renzi che si proclamava paladino dei diritti civili è lo stesso che oggi è volato in Arabia Saudita?».

Contro la Lega

L’appoggio di Fedez al ddl Zan ha toccato il suo apice durante il concertone del primo maggio 2021, quando il cantante ha letto sul palco alcune frasi omofobe di esponenti della Lega. Il rapper se l’è presa in particolare con il senatore Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia del Senato: «Ostellari ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare può essere bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, cioè sé stesso».

Negli anni Fedez si è scontrato più volte con il leader della Lega, Matteo Salvini. Nel 2015 era stato quest’ultimo ad attaccare il rapper: «Pare che Fedez sia litigioso e nervosetto, pare che abbia litigato con dei ragazzi in discoteca. Penso che un anno di servizio militare gli farebbe bene!», aveva scritto su Twitter.

No alla casta

Nei primi anni di carriera Fedez è stato vicino a Beppe Grillo e al Movimento 5 stelle, criticando «la casta e chi resta attaccato alla poltrona». Nel 2014 ha composto l’inno per la festa dei 5 stelle al Circo Massimo, a Roma: «Dalla marcia su Roma fino al marcio su Roma c’è solo un MoVimento che va avanti all’infinito. Milioni di elettori addormentati per vent’anni davanti ai televisori, buonanotte senatori», cantava il rapper. Nel 2016 ha poi deciso di appoggiare la candidatura di Virginia Raggi a sindaca della capitale.

La lotta al Covid

Fin dall’inizio della pandemia, Fedez e la moglie si sono attestati su posizioni responsabili, invitando i follower a rispettare le misure prese dal governo e sostenendo la necessità di vaccinarsi. Durante la prima ondata, i due hanno lanciato una raccolta fondi per rafforzare la terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele di Milano: la campagna ha raggiunto 4,5 milioni di euro grazie a 206mila donatori e 180mila condivisioni sui social.

Un’analoga raccolta fondi è stata all’origine di una disputa tra Fedez e il Codacons, dopo una storia Instagram in cui il cantante accusava l’associazione di consumatori di cercare visibilità mediatica attraverso un crowdfunding contro il coronavirus. Nell’aprile 2020, il Codacons ha denunciato l’influencer per diffamazione: è solo una delle molte querele che l’associazione ha depositato contro Fedez e Ferragni.

La polemica con la Rai

Il concerto del primo maggio è legato anche alle accuse di tentata censura che Fedez ha mosso verso la Rai, con i vertici della tv pubblica che gli hanno chiesto di omettere dal suo discorso i nomi di alcuni parlamentari: «Il contenuto di questo intervento è stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani. È la prima volta che mi succede di dover inviare un testo perché venga sottoposto ad approvazione politica», ha denunciato Fedez in un video su Instagram.

L’influencer ha espresso critiche anche nei confronti della Chiesa cattolica e delle gerarchie ecclesiastiche: l’ultima volta in occasione della richiesta della Santa Sede di modificare il ddl Zan perché avrebbe «violato il Concordato». «Il Vaticano, che ha un debito stimato di 5 miliardi di euro su tasse immobiliari mai pagate, dice all’Italia che sta violando il Concordato», ha scritto il cantante su Twitter. «Il governo ha tra le mani un’occasione incredibile, abolire un concordato anacronistico e rivendicare la laicità dello stato».

Sì alla cannabis legale

Lo scorso settembre Fedez è sceso in campo a favore della legalizzazione della cannabis, sostenendo su Instagram la raccolta firme per un referendum proposto dai Radicali e dall’associazione Luca Coscioni. Nelle sue storie, il rapper ha ricordato che otto anni fa intervenne in un dibattito nel programma tv Announo chiedendo un referendum di questo tipo: «Sono molto felicione del risultato, abbiamo già raggiunto le 300mila firme», ha poi aggiunto l’influencer.

Il caso Cucchi

Fedez ha preso posizione anche sul caso di Stefano Cucchi, il 31enne romano morto nel 2009 a causa delle percosse ricevute da due carabinieri. Nel 2014, durante una trasmissione di Michele Santoro, il cantante litigò con il senatore Carlo Giovanardi (Udc-Ndc), che si era schierato in difesa delle forze dell’ordine e contro le ragioni della famiglia Cucchi.

«Lei ha dichiarato che Stefano è morto disidratato – disse Fedez in quell’occasione – io muoio disidratato perché certe cazzate non me le bevo». Negli anni ha espresso il suo sostegno anche alla famiglia di Federico Aldrovandi, il ragazzo morto nel 2005 a Ferrara durante un controllo di polizia.

Posizioni che cambiano

Con l’arrivo del successo e il matrimonio con Chiara Ferragni, nel 2018, il pensiero di Fedez ha subìto un’evoluzione. Nelle prime canzoni il rapper prendeva di mira la Milano «coca, sushi e modelle», i locali fighetti e la televisione italiana, realtà di cui ha finito per fare parte: «Ogni grande artista è incoerente, prima o poi sputa nel piatto in cui mangia e mangia nel piatto in cui sputa», si è difeso l’influencer.

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