Una perquisizione che va avanti da giorni, più al riparo dal clamore mediatico che gira intorno ad altri protagonisti dell'affaire Lombardia film commission. L'accesso nei locali della Baracchetti Service da parte della Guardia di Finanza è partito con l'ordinanza che disposto gli arresti domiciliari per i commercialisti Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Michele Scillieri la scorsa settimana e sta proseguendo nella sede di Casnigo, uno dei primi paesi che si incontrano in Val Seriana uscendo da Bergamo. 

I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria cercano nell'azienda di Francesco Baracchetti- uno dei nove indagati del filone milanese che tratta la compravendita a Lombardia film del capannone di Cormano- i documenti che potrebbero confermare una serie di ipotesi che sorreggono le accuse di peculato della procura di Milano, e forse anche quelle di tubata libertà di scelta del contraente, contestata ai tre commercialisti della Lega.

Casnigo potrebbe rivelarsi anche il punto di intersezione tra Milano e Genova, la procura che da tempo rincorre i 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti con la truffa dell’ex tesoriere e poi non più trovati sui conti della Lega salviniana, che, come hanno stabilito i giudici, avrebbe dovuto restituirli allo Stato.

Ma c'è un particolare che ha incuriosito più di altri i finanzieri tanto da dedicargli un'informativa. Si tratta di 200 mila euro che, usciti dalle casse della Regione Lombardia guidata dal leghista Attilio Fontana nel giugno del 2019, arrivano sul conto della fondazione film commission.

I soldi, prima tranche di un finanziamento da 400 mila euro, servirebbero a finanziare proprio l'attività per il 2019 di Lombardia film, la cui sopravvivenza è garantita solo da questo sostegno pubblico.

Questo denaro non fa in tempo ad entrate nelle casse che una parte prende la strada di Casnigo. Infatti, a partire dal giorno successivo iniziano a partire dei bonifici verso l'azienda della Val Seriana. In totale si contano 71.600 euro che vanno a saldare fatture emesse a marzo di quell'anno per lavori presso il sito di Cormano.

Parte di questi soldi, poi viene girata ad altre aziende partecipate dalla stesso stesso imprenditore bergamasco e dalla moglie.

Nel momento in cui questi pagamenti vengono eseguiti, Alberto Di Rubba, il commercialista revisore dei conti della Lega al Senato, non è più presidente di Lombardia film. Il suo posto è stato preso da Giuseppe Farinotti, e questo dovrebbe mettere al riparo Baracchetti dai sospetti di essere in combutta con uno degli indagati  della procura di Milano, sul quale ha speso la propria parola anche Matteo Salvini. Ma, annotano gli investigatori, negli anni precedenti, e fino al 2019, la stessa Baracchetti ha saldato una serie di fatture per decine di migliaia di euro alla Dea e alla Studio Dea Consulting, tutte aziende nell'orbita del commercialista e della sua famiglia. Denaro pagato con bonifico che ha lasciato un'impronta precisa e versato con causali molto evasive.

Uno scambio di soldi in anni nei quali Di Rubba era a capo di Lombardia film e che sembra essere legato da un filo rosso che la procura cerca di sbrogliare per cercare di capire quali erano i reali rapporti di tra Francesco Baracchetti e la Lega.

Quel che è certo è che la sua Baracchetti Service dal 2014 in poi, da quando i commercialisti diventano i guardiani delle finanze leghiste, ha viaggiato con il vento in poppa, con ricavi cresciuti da 650 mila euro circa fino ai 4 milioni del 2019, esercizio che si è chiuso con oltre 270 mila euro di utili. Erano poco più di 10 mila solo cinque anni prima.

Il nome dell’azienda Baracchetti entra anche in operazioni sospette segnalate dall’autorità antiriciclaggio e inviate alla procura di Genova, che sta ricostruendo il percorso fatto dai 49 milioni di euro di rimborsi. 

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Nel frattempo, oggi, Alberto di Rubba è comparso davanti al gip di Milano Giulio Fanales per l'interrogatorio di garanzia dopo il suo arresto. Il professionista, dice il suo avvocato, avrebbe chiarito la sua estraneità in merito ai due illeciti contestati, ovvero il peculato e la turbata libertà della scelta del contraente per l'immobile di Cormano. A seguire è stato sentito anche il collega di studio Andrea Manzoni.

Matteo Salvini all'ultimo congresso federale della Lega Nord, il partito fondato da Umberto Bossi e che con Salvini segretario ha versato molti soldi all'azienda Barachetti, ora sotto inchiesta a Milano (Foto LaPresse)

Sul piano politico, invece, c'è da registrare la presa di posizione del Partito democratico lombardo in consiglio regionale, che ha chiesto che la regione sospenda collaborazione di Michele Scillieri con Lombardia film commission. «A fronte dei capi d'accusa, molto gravi, ancorché debbano essere valutati e giudicati … si chiede una sospensione immediata in via cautelativa del contratto ed eventualmente una sua risoluzione».

Paola Bocci, consigliera regionale del partito democratico, dice: «È spropositata la cifra di 800 mila euro - il doppio del valore che aveva lo stabile pochi mesi prima- sborsata dalla fondazione  ancora prima  di vedere iniziare i lavori di ristrutturazione. Soldi impegnati in largo anticipo e al buio per una presunta consegna dell’immobile ristrutturato chiavi in mano, mesi dopo. Ditemi chi pagherebbe come nuova subito e in un’unica soluzione una casa ancora da sistemare. È una scelta non solo inopportuna ma inconcepibile, e perlomeno è bizzarro che  l’organismo di controllo di film commission, non abbia sollevato nessuna obiezione». 

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