Furfaro (Pd): «Il modello toscano da esportare ovunque. Giani? Mai avversato»

Marco Furfaro (pistoiese, deputato Pd, componente della segreteria, ndr), il Pd festeggia la vittoria in Toscana. Ma Elly Schlein avrebbe preferito lei al posto di Eugenio Giani. Ho letto tante ricostruzioni, ma visto che sono un testimone oculare di questi mesi, le dico che non è così. Avevamo parlato chiaramente con Eugenio Giani e Emiliano Fossi (segretario regionale Pd, ndr): non volevamo solo una conferma, che per noi era scontata, ma costruire un progetto politico che innovasse in Toscana e parlasse all’Italia, unendo tutte le forze alternative alla destra. Ci sono state difficoltà fisiologiche e momenti di tensione, visto che il M5S era all’opposizione e Avs non rappresentata in Regione. Ringrazio Giani: insieme abbiamo costruito un’alchimia politica che tiene dentro tante anime e punta a una Toscana prima per sanità pubblica, diritto allo studio e lavoro di qualità. Toscana, Giani domina: la rivincita del campo largo Non esulta troppo per una vittoria scontata? Questa vittoria non è solo un successo, è un segnale forte: in Toscana c’è un tessuto sociale che rifiuta le politiche muscolari, le promesse vuote, gli slogan. Dopo le difficoltà e le sconfitte in Calabria e Marche, qui dimostriamo che l’alternativa è possibile. La Toscana è un modello: se un’alternativa concreta a Meloni funziona qui, può funzionare altrove. Non nelle Marche e in Calabria. Una regione rossa non è il paese, in cui Fdi è primo partito. La Toscana è un laboratorio di alternativa: abbiamo vinto perché abbiamo dimostrato che si può governare con efficacia e valori progressisti. Siamo la terra in cui nessun bambino viene lasciato fuori da un asilo nido, in cui i libri di testo sono gratuiti per chi non ce la fa. Ma non siamo un feudo autoreferenziale, semmai un punto di riferimento per chi cerca un’alternativa seria. Il messaggio è: non basta resistere, bisogna osare. La politica può solo imparare dal partito dell’astensionismo In Toscana, ma anche in Campania, il Pd ha donato sangue – fra programmi e candidati – a favore di M5S. Ne è valsa la pena, in regioni dove vincete da soli? Certo che ne è valsa la pena. E non ci siamo sacrificati, per costruire un’alternativa solida alla destra è naturale aggregare tutti quelli che mettono al centro diritti, giustizia sociale, pace e transizione ecologica. Poi in una regione può andare meglio a uno e peggio all’altro, ma l’obiettivo è comune: cambiare il Paese, non contendersi decimali. Il Pd ha ottenuto un risultato straordinario perché ha saputo mettersi in gioco: l’unità è necessaria ma non basta, serve credibilità, coerenza e un progetto condiviso. A livello nazionale però dall’Ucraina alla Ue, fino alla Libia, Conte spesso si smarca. Non è un mistero che abbiamo differenze. Ma la politica non è un reality dove chi grida più forte ha ragione. Noi abbiamo scelto di mettere prima i contenuti e poi le polemiche. Sui grandi temi internazionali serve un confronto serio, non bandierine. Dobbiamo parlare agli italiani che non si riconoscono più né nella rissa né nell’indifferenza. Il M5s ancora giù in Toscana: Conte punta tutto su Roberto Fico Per i riformisti vi fate dettare la linea da Conte. Non ci detta la linea nessuno: il nostro impegno è costruire proposte concrete, credibili e utili alle persone. Non inseguiamo nessuno, né ci adattiamo a qualcuno. Il concetto di “riformismo” è stato tradito troppe volte da chi lo ha svuotato di contenuto. Per me riformismo significa cambiare davvero la realtà, non raccontarla. Ce l’ha con i riformisti del Pd? Non ce l’ho con nessuno. Ma un partito che vuole cambiare il Paese deve anche fare i conti con le proprie ombre nel passato: la precarizzazione del lavoro, gli accordi disumani con la Libia, l’inseguimento di questa o quell’agenda a scapito della nostra, la timidezza sui diritti civili. Per vincere non serve inseguire gli avversari, ma offrire un’alternativa di cambiamento per la vita delle persone. Scelte nette, a cui dar seguito con fatti. In Toscana lo abbiamo fatto: salario minimo regionale, legge sul fine vita, norme per salvare lavoratori e imprese, nidi gratuiti per tutti i bambini. Il bluff di Renzi sulla lista Giani: ricostruire il centro con i voti degli altri Avete delegato Renzi a costruire un’area centrista. E se a momento debito lancerà Silvia Salis per la premiership? Tutto ciò che allarga è da benedire, non da temere. Che una gamba moderata prenda forza è un bene. In Toscana Giani ha costruito Casa Riformista con Renzi, +Europa, Pri, Socialisti e molte forze civiche, con un ottimo risultato. Matteo fa bene a rivendicarlo, e sta mostrando collaborazione. Salis porta innovazione e contemporaneità alla coalizione. Serve costruire un nuovo gruppo dirigente del centrosinistra: viva chi allarga il campo. Paolo Gentiloni ha detto, proprio da Firenze, che per l’alleanza c’è ancora da lavorare. Anche Prodi la pensa così. Che aspettate? Siamo un gruppo dirigente che ha passato mesi a gestire decine di bizantinismi senza mai perdere la pazienza, pur di costruire una coalizione unita. Per cultura politica non avrei mai pronunciato una parola fuori posto alla vigilia di un voto. Non è un contributo utile. Da toscano, e da politico, le polemiche sollevate da Gentiloni mi dispiacciono. Sono mortificanti per chi si è spaccato la schiena in campagna elettorale. E per gli elettori: meritano rispetto. La premier Meloni contro le piazze. Ma così tradisce sé stessa Avete convocato una direzione in piena campagna elettorale. I dirigenti che volessero discutere la linea del Pd di Schlein quando potranno farlo? Discutere della linea del Pd è uno sport nazionale, figuriamoci se non lo faremo nel Pd. Delle tante accuse che ci fanno, dovremmo ascoltare anche quella di chi ritiene insopportabile che ad ogni parola o azione ci sia sempre un controcanto. Quello di Meloni è il governo della ferocia verso i più fragili. Temo che di questo ci sia più consapevolezza nel Paese che nel ceto politico.