I dipendenti segnalano il rischio di esporre l’Italia alla complicità nel «genocidio in atto» e di ledere la credibilità internazionale dell’Italia. Tra le richieste, il riconoscimento dello stato di Palestina, le sanzioni mirate e la sospensione della collaborazione con entità coinvolte nell’occupazione in Cisgiordania
Alle manifestazioni per un nuovo impegno del governo sulla situazione della Striscia di Gaza si aggiunge la lettera di cinquecento dipendenti della Farnesina, che hanno chiesto al ministro degli Esteri Antonio Tajani di intervenire sul piano internazionale con «un indirizzo politico forte» che consenta di tener presente Costituzione, impegni internazionali ed etica del servizio pubblico.
Nella lettera che Domani ha potuto visionare dipendenti lamentano «profondo disagio etico e professionale» per dover assicurare, anche indirettamente, compiti e funzioni collegati ad attività cui partecipino autorità o entità israeliane.
Per dare sostanza al proprio appello, si citano la categorizzazione come genocidio da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite e il fatto che nel 2024, il Tribunale Internazionale dell'Aja ha ritenuto illegale la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati, oltre alla lettera già sottoscritta da quaranta ambasciatori in congedo in Italia e la richiesta di cambiare passo da parte di 209 ex diplomatici dell’Ue.
Per i firmatari, l’inattività del governo su questo punto lede la credibilità internazionale dell’Italia: l’inerzia rischierebbe di esporre il paese al rischio di essere complici del «genocidio in atto». Al momento della trasmissione i firmatari erano 430, nel frattempo sono arrivati quasi a quota 700.
Le richieste
I dipendenti della Farnesina chiedono innanzitutto il riconoscimento dello stato palestinese e la sospensione dell’accordo di associazione Italia-Israele, oltre a sanzioni mirate a figure del governo con l’avvio di azioni civili e penali nei confronti di figure ed entità coinvolte in crimini. I firmatari chiedono anche una diffida a Tel Aviv di intervenire contro iniziative come quella della Global Sumud Flotilla.
Si chiede anche l’esclusione dai mercati e dagli appalti pubblici degli operatori economici israeliani collegati con le politiche di occupazione e l’introduzione di misure di riparazione economica, come un prelievo straordinario sui profitti generati dall’occupazione.
Nella lista delle proposte ci sono anche interventi sul transito e la fornitura di armi, il sostegno all’azione della Cpi contro Benjamin Netanyahu e uno sforzo aggiuntivo per evacuare i palestinesi da Gaza che chiedono di raggiungere l’Italia per motivi di studio. I dipendenti della Farnesina chiedono poi che venga fatta pressione presso gli organismi sportivi internazionali perché lo Stato di Israele sia escluso dalla partecipazione a competizioni sportive internazionali.
E ancora, la protezione di Francesca Albanese (relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati) oltre che l’incremento dei finanziamenti per canali umanitari sicuri e la sospensione o prevenzione di accordi commerciali e relazioni d’investimento con soggetti pubblici e privati coinvolti nell’occupazione.
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