Non è un periodo semplice per il ministro degli Esteri. I grattacapi sono diversi e deve barcamenarsi per non farsi schiacciare dagli alleati di governo. Intanto il Parlamento impegna la Farnesina ad agire per fare chiarezza sulle morti di Paciolla, Attanasio e Iacovacci
Serrata, ma anche tortuosa. La giornata di Antonio Tajani è sfilata tra un impegno e l’altro. Prima alla Farnesina il lancio del calendario sportivo 2025 di Imola, poi a Palazzo Chigi per un v, dopo di corsa in Senato per un convegno sull’università e per rispondere ad alcune interrogazioni parlamentari. Infine di nuovo alla presidenza del Consiglio per l’incontro sul dl bollette. Ritmi alti. In generale, però, non è un periodo semplice per il ministro degli Esteri. I grattacapi sono diversi. ertice sulla giustizia
Tra i dossier Ucraina, Europa e Stati Uniti, Tajani deve infatti barcamenarsi per non finire schiacciato dalle posizioni dei suoi alleati. Giorgia Meloni ha deciso di rimanere pressoché in silenzio rispetto all’aggressività di Donald Trump. Manifestando invece il proprio dissenso dagli slanci che arrivano dall’Europa. L’altro vicepremier, Matteo Salvini, attacca a testa bassa le iniziative di Keir Starmer ed Emmanuel Macron sull’invio di peacekeepers europei in Ucraina, scagliandosi contro un esercito comune.
Un silenzio, quello della premier, che costringe il ministro degli Esteri a esporsi di più sui temi caldi. Con posizioni diverse. Tajani ha infatti aperto alla possibilità di inviare contingenti italiani, purché in una missione Onu, ed è favorevole da sempre a un esercito europeo. Argomento su cui si è esposto negli anni.
Almeno in teoria. Perché nella pratica, Forza Italia e il resto della maggioranza al Senato hanno votato contro l’impegno di avviare il percorso di ratifica della Comunità europea di Difesa, con l’obiettivo di costituire un esercito comune. La proposta era stata avanzata da Italia Viva con un emendamento - bocciato - alla risoluzione sulla Relazione programmatica della partecipazione dell’Italia all’Unione europea.
Il partito di Tajani, però, si è allineato a Lega e Fratelli d’Italia. «Il coraggio, chi non ce l’ha, non se lo può dare», ha detto a Domani in stile manzoniano il senatore Enrico Borghi (Iv). A esultare è stato invece l’altro senatore Borghi, Claudio, della Lega, che ha parlato di «una bella giornata per l'Italia, nella speranza che si smetta di insistere per minare la sovranità italiana».
Trentini, Attanasio, Paciolla
Il nodo, però, non è solo la postura italiana sull’Ucraina o sull’esercito comune. Sulle spalle della Farnesina, e quindi di Tajani, la pressione sale. Cominciano ad accumularsi i casi irrisolti, o da chiarire. Come la detenzione di Alberto Trentini in Venezuela, in carcere da più di 100 giorni senza notizie.
Oppure la morte di Mario Paciolla in Colombia nel 2020, o quelle dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, uccisi in Congo nel 2021. Su queste è lo stesso parlamento che vorrebbe un impegno diverso della Farnesina.
Nella Commissione diritti umani del Senato è stata votata all’unanimità - quindi anche dalla maggioranza - una risoluzione sui cittadini italiani impegnati in operazioni umanitarie all’estero. Un testo che impegna il governo ad «adoperarsi in tutte le sedi possibili» per fare «piena chiarezza» su quanto accaduto in Colombia e in Congo. Le titubanze di Roma, infatti, non sono mancate.
Per Attanasio e Iacovacci, oltre a indire minuti di silenzio e dedicargli una scalea al ministero, le ombre sul governo sono diverse. Per esempio non si è dichiarato parte civile nell’inchiesta italiana. Anzi, i funzionari della Farnesina hanno sostenuto la posizione dell’agenzia Onu del Pam (Programma alimentare mondiale) sull’immunità dei propri dipendenti, che ha permesso di fatto a Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, accusati di omicidio colposo dalla procura di Roma, di evitare il processo. Il rammarico espresso per queste due scelte dal padre dell’ambasciatore, Salvatore Attanasio, è stato sottolineato nella stessa risoluzione, su impulso delle opposizioni.
Georgia, Trump e Gaza
Altri punti controversi, di competenza della Farnesina, sono emersi dalle interrogazioni al Senato. Tajani ha risposto al senatore Marco Lombardo (Azione) sulla posizione del governo sulla Georgia. Roma sembra non allineata agli altri paesi principali europei. Il 13 febbraio, infatti, una risoluzione del Parlamento europeo ha condannato Tbilisi per la dura repressione delle proteste e non ha riconosciuto le autorità georgiane. Risoluzione votata anche dal Partito Popolare europeo, di cui fa parte Forza Italia.
Pochi giorni prima però l’ambasciatore italiano a Tbilisi aveva incontrato la ministra degli esteri georgiana. Una mossa della Farnesina che ha legittimato il governo di Irakli Kobakhidze, responsabile di aver fermato il processo verso l’adesione all’Ue. Tajani è rimasto vago e realista, ribadendo che gli osservatori internazionali non hanno giudicato illegittime le elezioni di ottobre e che Roma ha assunto una posizione critica ma preferisce mantenere aperti i canali di dialogo.
Dal Pd, invece, è arrivata la richiesta di capire come vorrà muoversi l’esecutivo in merito a Trump, ai suoi attacchi all’Europa, oltre che sui negoziati per l’Ucraina. Tajani ha esternato la strategia di Roma: «L'unità fra le due sponde dell'Atlantico è cruciale per tutelare i nostri valori e interessi strategici». «Oggi più che mai, l'Europa deve sapersi assumere le proprie responsabilità» e «serve un salto di qualità nell'integrazione in materia di difesa», ha tuonato in Aula. Forse senza avvertire né i suoi senatori, che poche ore prima con un voto avevano sconfessato tale linea, né Meloni e Salvini, che non sembrano propensi ad abbracciare fervori europeisti.
Su Gaza, invece, Tajani ha ricevuto un assist dai suoi compagni di partito. Un’interrogazione forzista ha chiesto conto del sostegno umanitario italiano. E il ministro ha elencato le iniziative, parlando di 80 milioni di euro mobilitati dall’inizio della crisi.
Non solo domande scomode, quindi. Perché in fondo basta poco per risollevarsi in un periodo in cui, tra silenzi e bordate di altri, si è abituati a incassare.
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