II ponte tra Forza Italia e Italia viva è artisticamente già pronto. Quando un’inchiesta dell’Espresso definì il deputato di Italia viva Gianfranco Librandi “il clone moderno del marchese del Grillo” per la celebre citazione dal film «Io so’ io e voi non siete un cazzo», nessuno avrebbe immaginato che un anno dopo il politico sarebbe stato pronto al lancio di un film autobiografico su Amazon. Anzi, Luciano Silighini Garagnani, ex dirigente di Forza Italia a Saronno, regista indipendente dell’opera e produttore, specifica: «Sarà una trilogia».

I film però non parleranno né dell’evasione della Tci Telecomunicazioni di Librandi, né di quei 900mila euro donati alla fondazione Open e segnalati nell’inchiesta che vede il senatore Matteo Renzi indagato per finanziamento illecito ai partiti: «Sarà più sul fronte umano e personale», spiega Silighini, già autore del film su Silvio Berlusconi dal memorabile titolo “Uno di noi” incentrato sulle notti di Arcore, il “Bunga bunga” raccontato da chi quelle notti le ha vissute, si legge in alcune recensioni. 

L’inchiesta

Dalle carte dell’inchiesta Open, Librandi risulta il maggiore finanziatore del sistema al centro delle indagini della procura di Firenze. Il deputato ha fatto ripetuti bonifici tramite le sue società alla fondazione Open, macchina del consenso di Renzi. Somme che vanno dai 200 ai 50 mila euro dal 2017 al 2018, per un versamento totale di quasi un milione.

I primi 800 fino a due mesi prima di sedersi in parlamento tra le file di Matteo Renzi, specificano le carte della procura. «Molti imprenditori finanziano la politica per passione, come nel mio caso. E trovo ingiusto che abbiano tolto i finanziamenti ai partiti», ha risposto in occasione della Leopolda di quest’anno.

Un’inchiesta dell’Espresso del 2020 ha rivelato inoltre un incontro particolare con la finanza. Da una relazione di servizio era emerso che nel 2019, mentre l’onorevole prestava servizio in commissione Finanze, si era svolta un’ispezione fiscale a sorpresa nelle sedi della sua società.

Librandi non l’aveva presa bene: «Il dottor Librandi con tono alterato» scriveva la Finanza, «incalzava il maggiore Pirrazzo dicendogli che, vista la sua assenza, doveva andare via e tornare solo quando lui fosse stato presente».

Per l’onorevole la verifica fiscale sarebbe stata in realtà una vendetta politica: «Il maggiore Pirrazzo sarà un leghista di merda» aveva detto. Mentre lui si era definito un «intoccabile», «siete morti», aveva concluso.

Pochi mesi fa, interpellato dal Fatto Quotidiano ha minimizzato: «La mia è un azienda sana, che paga tante tasse». Dai bilanci si apprende che il deputato ha risolto il contenzioso versando 300 mila euro all’Agenzia delle Entrate: «È stato già pagato, quella cosa è superata, non mi chiami mai più», risponde a Domani.

Da Saronno a Berlino

Nato e cresciuto a Saronno, Librandi è arrivato in parlamento nel 2013 con Mario Monti come candidato di Scelta civica. «È necessario creare una forte comunicazione tra imprenditori, lavoratori, sindacati e banche, e naturalmente lo stato deve farsi portavoce di questa sinergia», aveva detto in occasione della sua candidatura. In quella legislatura non erano mancate anche le battaglie civili. Quando era stata esclusa dal salone del Libro di Torino la presentazione del libro del faccendiere Luigi Bisignani, aveva deciso di disertare in segno di solidarietà con lui e il giornalista Vittorio Feltri che avrebbe dovuto presenziare all’evento.

Poi aveva lanciato il boicottaggio del riso basmati per i due marò italiani trattenuti in India: «Nel rispetto della giustizia indiana e dei rapporti diplomatici tra Roma e Nuova Delhi, è arrivato il momento di sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale su questa violazione dei diritti umani subita da due cittadini italiani ed europei», affermava in una nota. «All’India che oggi compie un sopruso violento, dobbiamo rispondere come avrebbe risposto Gandhi, con una dimostrazione simbolica e non violenta».

Nel 2017 la scelta di cambiare schieramento passando al Pd con Matteo Renzi, e il ritorno in Parlamento nel 2018 dopo aver portato in dote un eccellente finanziamento. Eletto sempre tramite un seggio in Lombardia ma questa volta in quota dem: «Alcuni comprano barche e cavalli, io investo su Matteo», aveva specificato a chi gli chiedeva conto delle somme versate. Nel 2019 il Pd si pacca, e nasce il partito dei renziani: Italia viva. Librandi rimane fedele e segue l’ex presidente del Consiglio.

Come in un film, anzi tre

Ancora non è uscito il primo film, ma il sito “primasaronno.it” sta seguendo lo sviluppo della vicenda e ha già pubblicato le prime esclusive foto. Il titolo della pellicola: “Da una corsa in bicicletta”. Presentato in un “rooftop” party a Venezia. Il 2 dicembre sarà la volta di una proiezione per gli attori, e infine e sarà portato a febbraio al festival di Berlino.

La storia partirà dalla vita di Domenico Librandi, il padre, partigiano bianco. Poi negli anni «‘60 il piccolo Gianfranco mette da parte lo studio per andare a fare il garzone in panetteria che andava a consegnare il pane in bicicletta», e nonostante il lavoro, frequenterà la scuola serale e fonderà «le sue aziende di successo».

Il secondo capitolo del film, “A colpi di pedali”, racconterà invece «quando Librandi diventa parlamentare», e sarà girato tra Saronno e Roma.

“Gianfranco” «non aveva neanche letto il copione, il produttore sono io» specifica il regista. Il costo, riferisce il regista e produttore, si è aggirato sui 10 mila euro: «È un film indipendente». Tra gli interpreti, anche la figlia di 10 anni del regista: «Non è la prima volta, la metto sempre nei miei film».

La postproduzione è stata curata da Quadrio, società fondata negli anni 2000 da Claudio Cavalli e Giorgio Gori della Magnolia, nonché attuale sindaco di Bergamo. Adesso appartiene agli eredi di Cavalli: «Per il costo del servizio abbiamo trovato un accordo tra di noi». Approderà su Amazon tramite la Maxafilm, di Mario Santocchio, con sede legale a Salerno ma con uffici a Roma. L’accordo curato da Maxafilm, spiega Silighini, prevede che il film guadagni sulla base dei click: «Credo 20 centesimi a visione». Inoltre il regista e produttore si adopererà per raggiungere alcune sale.

Silighini ha già fatto parlare di sé non solo per il film su Berlusconi. Poco prima che venisse lanciato, il regista ha deciso di presentarsi sul red carpet del film Suspiria di Dario Argento indossando una maglietta su Harvey Weinstein, il potente uomo di Hollywood accusato di violenze proprio dalla figlia di Dario, Asia. Nonostante contro il magnate sia nato il #metoo e sia poi arrivata la condanna a 23 anni, per la t-shirt di Silighini «Weinstein è innocente». Un’azione dimostrativa contro il sistema e non una difesa di Weinstein, spiega oggi.

«Una storia bellissima»

Librandi e Silighini sono entrambi di Saronno e condividono l’attivismo culturale. Si sono rivisti in occasione del premio “Silighini Golden Award - Città di cultura”, organizzato da Silighini e conferito a Librandi. Il riconoscimento, spiega il regista, gli è stato dato per l’associazione culturale Satelios: omonima della società editrice di IntelligoNews – sempre di Librandi – che ha licenziato tutti i dipendenti nel 2017, alla vigilia del suo ingresso nel Pd. L’Associazione stampa romana, il sindacato dei giornalisti, aveva segnalato che l’editore negli anni aveva «sfruttato il lavoro dei colleghi, avendo fatto poco e nulla per regolarizzare le posizioni contrattuali e previdenziali».

Dopo la consegna del premio, i due hanno avuto modo di approfondire «la sua storia bellissima». Il secondo film arriverà cronologicamente fino alla vittoria di Beppe Sala a Milano: «Per il suo fondamentale contributo», inteso di Librandi. Italia viva, Più Europa e Azione uniti nei Riformisti per Sala hanno raggiunto «il 5 per cento». Sala ha vinto con il 57,73 per cento: «Avrebbe vinto lo stesso, ma con molto meno scarto».

Ma le avventure del self made man alla Silvio Berlusconi, del garzone diventato industriale, non finiscono qui. Il terzo film, rivela il regista, arriverà alle elezioni del 2023 («o forse prima»), e ipotizza già le diverse coalizioni in cui si troverà il deputato. Il titolo sarà “Non ti fermare mai”, Librandi non mancherà di fornire materiale. Dopo Monti e Renzi, ha adocchiato il presidente del consiglio Mario Draghi e si prepara a fare da federatore per lui con «bravi deputati di Forza Italia» e la «Lega Democristiana». A ottobre specificava la necessità che nascesse il partito dei “Dragoni”.

Fiero del gioco di parole presentato a La7, ribatteva stizzito ai sorrisini in studio: «Non capisco cosa c’è da ridere». Non resta che armarsi di pop corn per godersi la prima visione: comunque andrà sarà un successo. Di Librandi certamente.

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