In Sicilia, lì dove il Movimento 5 stelle faceva il pieno di voti, i pentastellati rischiano di scomparire ancor prima di andare alle urne. Un altro pezzo se ne è andato ieri, quando l’ex Iena oggi europarlamentare Dino Giarrusso ha annunciato su La7 di aver deciso di lasciare il Movimento per farsene uno suo. L’ira è arrivata, a quanto raccontato da lui stesso in Tv, proprio perché sarebbe stato escluso dai lavori in vista delle regionali di settembre: «Avevo chiesto che per la presidenza della Sicilia si facessero le primarie», un’ipotesi che nessuno dei colleghi di partito ha appoggiato.

E così, ha commentato, «non sono io che esco dal Movimento. È il Movimento che è uscito dai suoi valori che l'hanno fatto grande». Il presidente Giuseppe Conte dal canto suo ha controbattuto chiedendogli pubblicamente di dimettersi da europarlamentare, e ha raccontato che tutte le volte che lo ha incontrato nel suo studio «chiedeva poltrone».

L’annuncio su la 7

Ma Giarrusso seduto sulla poltrona di Coffee Break, non ha risparmiato colpi: «Tra i valori c’era per esempio la democrazia diretta. Cosa è rimasto di questo? Conte ha fatto una struttura verticistica e c’è chi vuole fare politica di professione», ha detto. Gli altri problemi sarebbero stati, da una parte, l’appoggio al governo Draghi e, dall’altra, le ospitate in televisione, che nel Movimento sono spesso oggetto di dibattito: «Ci sono persone pagate dal M5s che chiamano le tv e dicono di non invitare Giarrusso», ha aggiunto. Poi l’annuncio: «Fonderò un nuovo movimento» ma «non solo con i fuoriusciti dal M5s ma anche con tutti quelli che sono scontenti, soprattutto al sud».

Lo sbarco di Conte

Nel 2017 il Movimento 5 stelle risultò primo partito alle regionali in Sicilia con il 34,65 per cento per dei voti, più del doppio di quelli ottenuti nel 2012, un crescendo da quando il fondatore Beppe Grillo ebbe l’idea di attraversare a nuoto lo Stretto: «È il terzo sbarco. Prima quello dei Savoia, poi gli americani che han portato la mafia e oggi io col Movimento 5 stelle. E nessuno di loro è venuto a nuoto». Ma ora le cose sono molto più difficili e il M5s rischia di liquefarsi nell’isola dove in passato è stato riempito di consensi. Una crisi che dalla regione simbolo è destinata ad arrivare fino a livello nazionale, con le elezioni politiche del 2023.

Le comunali di giugno saranno le prime elezioni con Conte alla guida del Movimento e i pronostici lo vedono in caduta libera. Poi ci saranno le regionali in autunno, ed è lì che l’addio di Giarrusso peserà maggiormente, soprattutto se si candiderà personalmente. Che lo strappo non sia indolore lo dimostra la reazione particolarmente piccata del presidente: «Sia coerente. Chi lascia il Movimento deve lasciare anche l’incarico». E ha raccontato: «L’ho incontrato tante volte. Mi ha sempre parlato e chiesto poltrone, posizioni, vicepresidente, delegati territoriali e via discorrendo. Non ho mai avvertito che ci fosse un dissenso politico».

Di Battista e la tv

Giarrusso punta alla base elettorale che ama i valori fondativi del Movimento, cercherà consensi anche tra i fuoriusciti, ma al momento è difficile che si crei una reale coalizione alternativa. Quasi per la legge del contrappasso, nel 2020 infatti aveva criticato aspramente l’uscita di un altro europarlamentare dal Movimento: Ignazio Corrao.

Lui, insieme ad altri tre parlamentari, se ne era andato accusando il partito di aver abbandonato lo spirito ambientalista delle origini (ha poi trovato spazio nei Verdi). Giarrusso scrisse su Facebook: «Chi lascia il Movimento si deve dimettere», con tanto di videocitazioni di tutti i big del partito.

Oltre che con loro, non corre buon sangue neanche con Alessandro Di Battista, il fuoriuscito per eccellenza, molto vicino a Corrao. Che le cose non vadano ancora bene lo ha dimostrato anche ieri lo stesso Giarrusso ironizzando sulla presenza televisiva dell’ex collega: «Se avrò lo stesso tempo che ha in tv Di Battista riuscirò a spiegare le motivazioni del mio movimento».

Le preferenze

Nel pomeriggio Giarrusso ha minacciato Conte di querela per l’accusa sulle poltrone. Sul fronte social l’addio senza dimissioni dell’ex Iena al momento non è stato preso bene. Nel giro di poche ore, ha raccontato Adnkronos, ha perso circa 800 follower, passando da quota 195.651 a 194.916. Non sono mancati gli insulti: «Oltre 2.300 solo su Fb». Il commento più ripetuto è stato «se lasci il Movimento allora dimettiti».

Ancora è presto parlare di preferenze, ma è un dato che alle elezioni Europee del 2018 ne collezionò quasi 120mila. Secondo solo al leader della Lega Matteo Salvini (capolista simbolico) con 241mila. Una perdita con cui il Movimento 5 stelle adesso dovrà fare i conti, anche se Conte dice di no: «È un elemento di chiarezza perché noi subiamo già quotidianamente diffusi attacchi dall’esterno, non abbiamo bisogno di persone che all’interno del Movimento lavorano per danneggiarci».

Con queste premesse il Movimento si prepara alle amministrative - che vedono in palio anche Palermo – e a dialogare con i colleghi di centrosinistra per un eventuale corsa comune per prendere palazzo dei Normanni. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha criticato la scelta di Giarrusso, ma non le sue motivazioni: «Se qualcuno non è d’accordo può restare e portare avanti le sue idee. Chi se ne va, sostanzialmente non cambia niente nel Movimento 5 stelle».

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