Governo nel caos, “rimodula” il Ponte e Giorgetti riscrive la manovra

Il governo si conferma maestro dell’arte dell’improvvisazione al potere. Ieri, dopo giorni di rinvii, erano attese le prime votazioni sulla manovra. Invece è arrivato il nuovo stravolgimento del testo della legge di Bilancio, comunicato in prima persona dal ministro Giancarlo Giorgetti. Non solo il rilancio del gioco d’azzardo, con l’istituzione di un nuovo “gratta e vinci” per destinare fondi al Coni. Ma anche mancette a pioggia sui territori, da Matera al Teatro della Scala di Milano, che si aggiungono alle altre già introdotte strada facendo. Il ministro dell’Economia ha annunciato un pacchetto di interventi, mettendo sul tavolo addirittura 3 miliardi e mezzo di euro per le imprese, finanziando Transizione 5.0 (gli incentivi per il rinnovamento delle aziende), la Zona economica speciale, ma anche interventi contro il caro-materiali e per il sostegno al diritto alla casa. «Abbiamo avuto domande significative, oltre le previsioni, sulla Zes e su Transizione 5.0, che – ha spiegato – riteniamo almeno ragionevolmente di dover coprire». Tagli a caso e soldi agli amici, governo in tilt sulla manovra Tradotto: una vagonata di norme, a suon di emendamenti, che si aggiunge al patchwork della legge di Bilancio, già cambiata e ricambiata nello scorso fine settimana. Un blitz tutt’altro che secondario, avendo sprigionato risorse per 3,5 miliardi di euro in un provvedimento che finora cubava 18,7 miliardi di euro, praticamente si parla di un sesto rispetto all’attuale dotazione del testo. Per questo il Movimento 5 stelle ha parlato di «legge di Bilancio da buttare», mentre il deputato del Pd, Ubaldo Pagano, ha definito la situazione «un mercato delle vacche, dove regnano caos e incertezze». Salvadanaio sullo stretto Buio fitto. Tanto che nella nuova versione della legge di Bilancio viene prevista la riprogrammazione degli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto. Vista così potrebbe diventare un bancomat per i nuovi interventi. Anche se dal governo smentiscono la versione: «A saldi invariati vengono solo spostati i fondi non usati in quell’anno». Fatto sta che l’opera tra Calabria e Sicilia è destinata a slittare. Dopo lo stop imposto dalla Corte dei conti, è partita la revisione per l’impiego della spesa su quel capitolo. Un colpo, comunque, per il vicepremier Matteo Salvini che è subito corso ai riparti, facendo sapere che il ministero delle Infrastrutture «farà di tutto per velocizzare il via ai lavori» e «ha garantito la copertura finanziaria per l’opera». In mezzo milione contro la manovra, da Atreju lo sberleffo ai lavoratori Intanto la manovra cambia volto. «Abbiamo un provvedimento che va incontro alle esigenze dei lavoratori e delle imprese. Poteva essere gestito e trattato al di fuori della quinta commissione bilancio», ha detto il ministro dell’Economia, rivendicando una (presunta) centralità di un parlamento fino a oggi totalmente esautorato dall’iter della manovra. A fotografare la situazione è stato il deputato del partito Liberaldemocratico, Luigi Marattin: «Il governo ha approvato la manovra il 15 ottobre, dopo due mesi nemmeno un voto in parlamento». Non c’è solo una questione di rispetto istituzionale, il problema è nei contenuti. «La manovra non sta in piedi e va riscritta», ha sottolineato il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia. «È il segnale evidente del fallimento del governo Meloni», ha commentato il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Angelo Bonelli. Nel grande caos degli ultimi giorni, Fratelli d’Italia può sventolare la bandierina sull’oro della Banca d’Italia. L’emendamento firmato dal capogruppo al Senato, Lucio Malan, è stato riformulato ancora una volta sostenendo che le riserve auree «appartengono al popolo italiano», nel rispetto del «Trattato sul funzionamento dell’Unione europea». Una norma superflua che però è diventata oggetto di una trattativa in ambito europeo. La villa di Salvini, il rogito firmato dal notaio del Ponte Azzardo per il Coni Al fianco delle “maxi misure” e delle battaglie ideologiche del partito di Giorgia Meloni, spiccano le immancabili mancette. Una delle proposte partorite dall’esecutivo prevede l’istituzione di un gioco a premi, ribattezzato Win For Italia Team, che andrà a finanziare il Coni con il 26,5 per cento delle giocate. Altri 114 milioni di euro sono stati stanziati per le Olimpiadi di Milano-Cortina che, tra manovra e decreto Anticipi (già approvato alla Camera e ora all’esame di palazzo Madama), hanno beneficiato di oltre 200 milioni di finanziamenti complessivi, oltre a quelli precedenti. L’oro di Napoli in manovra. FdI insiste sui lingotti di Bankitalia Sul versante culturale, invece, un emendamento governativo ha messo a disposizione 5 milioni di euro al teatro della Scala di Milano in occasione dei 250 anni della sua fondazione. Un milione, invece, sarà elargito a Matera, «Capitale mediterranea della cultura e del dialogo 2026» e 20 milioni di euro sono affidati a un commissario straordinario – l’ennesimo – che dovrà riqualificare il quartiere di Pietralata a Roma. L’ondata di emendamenti governativi rende palesi gli intoppi sulla tempistica di esame della legge di Bilancio. Nelle prossime ore dovrebbero iniziare le votazioni in commissione al Senato, per arrivare in aula nel fine settimana. Salvo ulteriori stravolgimenti. Ad Atreju il solito repertorio di Meloni: attacca la sinistra, rivendica la stabilità e si loda per la politica estera