Giovani e con Berlinguer nel cuore, Conte si è creato il suo piccolo “esercito” M5s

Si sono spesi in Toscana, ancor di più in Calabria ma il risultato delle ultime elezioni regionali è stato deludente. I giovani dei Cinque stelle non hanno potuto evitare il deludente risultato della lista pentastellata dietro Eugenio Giani e soprattutto il tonfo di Pasquale Tridico, il candidato del loro partito. Anzi, movimento. Anzi no, in fondo ormai va bene partito. Il Network Giovani, il gruppo dei Cinque stelle under 35, ha partecipato alla campagna calabrese, collaborando con i ragazzi e le ragazze delle forze progressiste, dai Giovani democratici ai Giovani comunisti, passando per le nuove leve di Verdi e Sinistra. Il M5s ancora giù in Toscana: Conte punta tutto su Roberto Fico «Fin quando avremo le stesse idee su temi fondanti, pur con diverse piccole sfumature, personalmente penso serva tantissimo fare squadra», dice a Domani Ada Bastone, 29 anni, referente di un gruppo territoriale in Calabria del Network, oltre che collaboratrice parlamentare della deputata Vittoria Baldino. È stato bocciato alle urne, ma ai rappresentanti del M5s il campo largo giovanile di fatto non dispiace. In Calabria sono una cinquantina i giovani del Movimento. «Spopolamento, carenza di trasporti, bassa densità demografica nelle aree interne rendono più complesso costituire grandi cluster di ragazzi e ragazze», spiega sempre Bastone. In compenso sono molto attivi. La sconfitta più dolorosa in Calabria: il M5s perde anche “in casa” I temi non mancano. E variano da territorio a territorio. In Calabria, per esempio, si punta su questioni come il precariato, la sanità pubblica, il futuro dei Neet (i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione), e di chi resta nella regione e non scappa al nord o all’estero. In Lombardia, ma anche nelle Marche, ci si concentra invece sul diritto all’abitare. Matilde Molinai, 24 anni, referente della bassa bergamasca, nel Movimento dal 2021, lo spiega semplicemente: «Il nostro focus sono le cause sociali, che non vuol dire solo dedicarsi ai diritti civili». L’ottimismo c’è, anche perché in fondo il Network è nato solo due anni fa. Prima, per volere del fondatore Beppe Grillo, non era prevista una giovanile pentastellata. «Questa cosa, per fortuna, grazie anche a un lungo lavoro di moral suasion, è cambiata», racconta Jacopo Gasparetti, 29enne referente giovani del primo municipio a Roma e portavoce della presidente della regione Sardegna, Alessandra Todde. «Abbiamo fatto capire alla leadership quanto fosse importante, per un semplice motivo: per intercettare e coinvolgere i ragazzi in attività politica devi farli relazionare con persone della loro età», aggiunge. Le Marche dimostrano che alla sinistra manca un progetto-paese. Non basta l’unità Contiani di ferro Non che ci volesse un luminare per intuirlo, ma il merito dell’inversione di rotta è tutto di Giuseppe Conte, il presidente, il leader, che ha «ascoltato le nostre richieste» – dice Bastone – aprendo le porte ai giovani dai 14 ai 35 anni. E a Nova, il congresso del Movimento Cinque Stelle del 2024, il Network è stato inserito nello statuto del partito. In questo anno si è strutturato e oggi conta circa 400 referenti in tutta Italia e, per bocca di Gasparetti, circa 2.000 tra attivisti e sostenitori. In pratica un esercito di contiani di ferro, visto che hanno aderito ai Cinque stelle negli ultimi tre o quattro anni, forse folgorati dalla parentesi dell’ex avvocato del popolo a palazzo Chigi. È successo a Bastone, a Gasparetti, a Molinai, che hanno sposato appieno la linea dell’ex premier. Specie durante lo scisma con il fondatore. «A Grillo si riconosce l’idea originale, la capacità di portare nuove idee, ma poi non è stato in grado di affrontare i cambiamenti all’interno del Movimento e nel paese», ammette Molinai. Ben più duro Gasparetti: «Lo scontro è stato dicotomico. Una persona che diceva, nella follia completa, “dobbiamo progredire per conservare”, e un altro che diceva “dobbiamo progredire per crescere”». «Grillo oggi viene visto come il passato, come una persona che ha cercato di indebolire il Movimento Cinque Stelle spaccandolo, che ha deciso di fare il padre padrone: persa la partita, voleva bucare la palla e andarsene», sentenzia il portavoce di Todde. Grillo ha intenzione di fare causa a Conte per recuperare il simbolo del M5s Distanze regionali C’è però chi è più cauto. Come Jacopo Cosenza, referente dei progetti dello sparuto gruppo giovani dell’Alto Adige, per cui a Grillo bisogna portare rispetto. Cosenza, pur 25enne, è uno dei giovani da più tempo dentro al Movimento, cinque anni. «Non condanno Grillo e non osanno Conte», dice. Il quadro in Alto Adige è complesso, i giovani movimentisti sono una decina. «Abbiamo esigenze differenti rispetto alla Sicilia, alla Calabria, ma anche alla Lombardia. Da Roma ci sentiamo abbandonati». Non c’è un rappresentante parlamentare pentastellato del Trentino Alto Adige, i giovani altoatesini non hanno lo stesso collegamento con la leadership, non sono collaboratori parlamentari o portavoce. «Il Movimento Cinque Stelle sta diventando una forza politica del sud Italia. E ne soffriamo», spiega sempre Cosenza. Quei «giovani incamiciati» di Forza Italia, i ragazzi azzurri che crescono nel mito di Berlusconi Alcune grandi battaglie, come la lotta al caro vita, al riarmo o per la Palestina, sono comunque trasversali in tutto lo Stivale. Così come lo sono alcuni personaggi a cui ispirarsi. Che chiariscono il posizionamento del partito. «I miei punti di riferimento politici sono Enrico Berlinguer e Sandro Pertini, o i più attuali Pedro Sanchez e Jean Luc Mélenchon» dice Bastone. «Io ho una stima profonda verso Berlinguer», sottolinea Molinai, «e anche attualmente per Francesca Albanese». «Abbiamo organizzato diverse iniziative per parlare di Berlinguer, di José Mujica, di Pertini», aggiunge Gasparetti. Poi c’è chi è più pragmatico, come Cosenza: «Prendo spunto da tutte le persone che hanno i nostri stessi valori, poi se diventano paladini di qualcosa buon per loro. Sulla questione Gaza ne può parlare anche pincopallo. Se Albanese rispecchia la nostra idea ben venga, ma non dobbiamo impersonificare i nostri valori». D’altronde, un tempo il M5s era così: la comunità prima di tutto. Un tempo.