A quattro mesi dall’insediamento è possibile tracciare un primo (e non esaustivo) bilancio politico sull’esperienza Draghi e della sua inedita coalizione. I giudizi sull’operato sono lusinghieri e positivi in quasi tutti gli schieramenti politici. I primi 120 giorni sono ritenuti molto o abbastanza efficaci dal 70 per cento degli elettori del Pd; dal 76 per cento di quelli di Forza Italia, dal 67 per cento dei leghisti.

Il Movimento non ci crede

La base elettorale più fredda verso questa esperienza governativa è quella pentastellata, in cui le valutazioni positive si fermano al 48 per cento. Tra gli elettori Cinquestelle si annida anche il 15 per cento di ipercritici (quanti affermano che il governo è completamente sulla strada sbagliata), un dato che è addirittura più alto di quello presente tra le fila dei supporter di Meloni (11 per cento). Tra le fila di Fratelli d’Italia il giudizio sull’operato del governo spacca in due l’elettorato: 50 per cento ne dà una valutazione positiva e il 46 per cento, invece, una negativa.

Il giudizio delle diverse basi elettorali sulle scelte operate dai propri partiti, rispetto alla partecipazione o meno al governo Draghi, non ha subito variazioni sostanziali in quattro mesi, tranne tra le fila dei M5s. A marzo 2021, a meno di un mese dall’insediamento del nuovo governo, la scelta di appoggiare Draghi era condivisa dal 65 per cento della base pentastellata. A inizio giugno il dato è sceso al 51%, allineandosi con il giudizio maggiormente critico offerto sull’operato governativo. Le altre basi elettorali, invece, sono sostanzialmente rimaste ferme sulle posizioni iniziali.

Entusiasmo di FI

Gli elettori di Forza Italia, che avevano approvato a netta maggioranza la scelta di supporto a Draghi (dato di marzo 2021: 79 per cento), oggi hanno rafforzato il proprio sì (83 per cento). Il giudizio positivo degli elettori leghisti alla partecipazione del proprio partito al governo è rimasto invariato, con una lieve crescita (70 per cento a marzo, 71 per cento oggi). Analoga situazione tra i supporter del Pd, con l’82 per cento di consensi alla partecipazione del partito all’esecutivo sia a marzo sia oggi. I supporter di Giorgia Meloni, per parte loro, continuano a condividere la scelta della loro leader di restare fuori dall’esecutivo (una scelta giusta per l’81 per cento a marzo che oggi è approvata dall’84 per cento). Tra gli elettori indecisi, incerti e orientati all’astensione (il grande bacino elettorale che vale il 40 per cento dell’elettorato), il sostegno al governo da parte di Forza Italia e Lega è valutato positivamente dal 72 per cento. Un dato in netta crescita rispetto a marzo, quando si assestava intorno al 40 per cento.  Più fredda, in questo segmento di paese, è la valutazione della scelta di Fratelli d’Italia. La volontà di stare fuori dal governo, a marzo era salutata positivamente dal 44 per degli indecisi, mentre oggi è scesa al 34 per cento (-10 punti).

Le coalizioni

Ultimi due dati di riflessione riguardano le opinioni critiche, rispetto alla scelta dei rispettivi partiti, di Lega, Fi e Fdi. Tra le fila di Lega e Forza Italia, gli irriducibili, quanti non hanno condiviso fin dall’inizio la scelta e continuano a pensare che sia quella sbagliata ammontano al 16 per cento tra i leghisti e al 14 per cento tra i berlusconiani. Sul fronte opposto, quanti non hanno condiviso sin dall’inizio la scelta di Meloni di stare fuori dal governo e quanti hanno condiviso all’inizio la scelta, ma oggi la giudicano errata, assommano al 15 per cento. Nel centrodestra è in atto un ridisegno degli atteggiamenti e delle dinamiche di relazione tra i partiti, con quote di supporter che potrebbero continuare, in base al giudizio sull’esperienza di governo, a transumare da un partito all’altro, sia nella direzione di Fdi (tra i delusi di Fi, Lega e M5s), sia nella direzione di Lega e Fi, tra gli astensionisti e i delusi da Meloni. La partita è fluida e completamente aperta e i prossimi mesi ci riveleranno in che direzione soffia il vento.  

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