Finisce in uno scontro pesantissimo fra destra e sinistra il primo tratto di strada della proposta di legge che rende la maternità surrogata un reato universale, almeno finché la Corte costituzionale non ne smonterà il testo, giudicato traballante già da molti costituzionalisti.

Ieri la commissione giustizia di Montecitorio ha terminato il suo lavoro, e cioè ha bocciato uno a uno tutti gli emendamenti delle opposizioni. Una corsa affannata, senza tregua e senza altro motivo che non sia il bisogno di svagare la pubblica opinione con una emergenza inventata rispetto alle tante vere del paese. Tra la notte di martedì e la mattina di ieri il presidente della commissione Ciro Maschio (Fdi) ha imposto ai deputati un lavoro a tappe forzate. Hanno fretta: il testo è già calendarizzato in aula lunedì 19 giugno. Ma ce l’hanno fatta: serve solo un ultimo voto, la prossima settimana, per il mandato alla relatrice Carolina Varchi (Fdi), che ha raccolto dalla scorsa legislatura una legge a sua volta firmata da Giorgia Meloni.

Solo gli italiani

A furia di ascoltare le critiche ma anche le ironie di Pd e +Europa, la maggioranza si è accorta che il testo era pericolosetto per i buoni rapporti con paesi vicini e alleati: avrebbe consentito di arrestare uno straniero che veniva in Italia con figli nati da gravidanza per altri in stati dove la pratica è perfettamente legale. E allora alle 23 di martedì è stato approvato un maxiemendamento che chiarisce che gli “incriminabili” sono solo gli italiani: «Hanno provato a mettere una pezza sulla abnormità della pretesa di punire in Italia un cittadino straniero per una condotta commessa in un paese dove la Gpa è legale», racconta Riccardo Magi di +Europa, «lo Stato italiano non pretende più di punire un medico canadese che ha contribuito a mettere in atto la gpa e viene in vacanza in Italia. Ma pretenderà di incriminare un medico italiano che lavora in Canada». Per Magi il provvedimento è «un’umiliazione per la nostra civiltà giuridica», «una proposta da Stato di polizia etica, si incriminano i genitori e nessuno si chiede che effetto possa avere sui bambini». Di «furore ideologico» parla il Movimento Cinque stelle, «FdI, Lega e Forza Italia non hanno saputo o voluto dire nulla sulla sorte delle bambine e dei bambini che dovranno vedere i loro genitori incriminati». Di «urgenza» di «attaccare le famiglie arcobaleno e i loro figli» parla Alessandro Zan (Pd), dimostrata dalla «corsa forsennata in commissione giustizia per una legge folle».

La legge è un «mostro giuridico» anche per Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva: dichiarazione significativa, visto che il Terzo polo ufficialmente lascerà libertà di voto (anche per non mettere in imbarazzo l’ex forzista Mara Carfagna, che nella scorsa legislatura aveva firmato un testo uguale a quello di Giorgia Meloni). Ma ormai è diventato lampante che essere contrari alla Gpa, come ripetono di essere Matteo Renzi e Carlo Calenda, non ha niente a che vedere con la legge in discussione alla camera.

Messa al bando

Nel Pd quasi tutto fila liscio, almeno per ora. Il partito è unito contro il “reato universale”. Eppure c’è chi non perdona alla segretaria di essere favorevole alla gpa, come ammesso pubblicamente, anche se «a livello personale» e senza avere in programma alcuna proposta di legalizzazione di una pratica che in Italia è già reato in forza della legge 40.

Un appello con 600 firme di intellettuali e femministe intitolato «La maternità surrogata è una pratica che offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini» porta infatti in calce anche firme di alcuni democratici, e anche di peso: come Goffredo Bettini e Pierluigi Castagnetti.

Il testo non entra nel merito della legge in discussione in parlamento, eppure ci arriva vicino vicino: «È in parlamento, dove si formano le leggi e si individuano i percorsi normativi», vi si legge, «che oltre a confermare la contrarietà alla maternità surrogata e prevedere un maggior controllo sull’applicazione della norma, occorre spingere a livello Ue e Onu per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale».

La destra presto noterà le assonanze, e le utilizzerà per dimostrare le proprie ragioni. Intanto canta vittoria: «Le donne non si noleggiano, i bambini non si comprano: dalle parole ai fatti», twitta Matteo Salvini. La relatrice Varchi è trionfante: «Siamo convinti che il divieto già operante in Italia abbia impedito che negli anni si sviluppasse questo mercato che invece si è sviluppato all’estero. Ecco perché con il testo estendiamo la punibilità di questo reato a tutte le condotte commesse all’estero». Insomma il reato è universale, ma ora sono solo gli italiani a essere nel mirino.

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