Il Movimento 5 stelle si affida a Beppe Grillo per trovare la soluzione all’impasse giuridico in cui è bloccato da lunedì pomeriggio, quando un’ordinanza del tribunale di Napoli ha sospeso tutti i suoi vertici. Il tentativo del fondatore è quello di proporre una soluzione di compromesso che dia al Movimento una guida stabile ma gli permetta anche di liberarsi delle incombenze che ora lo riguardano in quanto unica figura titolata a prendere iniziative per conto dei Cinque stelle.

La lunga sequenza di incontri che il garante ha avuto in un albergo romano ai Parioli, questa volta lontano dallo storico Hotel Forum in cui ha sempre alloggiato ha visto sfilare tutti i maggiorenti del Movimento. Il primo appuntamento è stato con Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri che si è dimesso sabato scorso dalla presidenza del Comitato di garanzia ha passato un’ora col fondatore: all’uscita dell’albergo, non ha voluto entrare nel merito del discorso.

Grillo sembra l’unico in grado di sbrogliare il guaio legale dei Cinque stelle.

Quando arriva, a metà pomeriggio, è chiaro che non se ne andrà da Roma prima di trovare una soluzione che lo liberi dalle responsabilità legali ed economiche che dopo la sospensione di Conte e tutti gli altri vertici di partito ricadono in capo a lui.

Una situazione scomoda, considerato che il garante del Movimento sta affrontando anche le indagini della vicenda Moby, mentre suo figlio è a processo per violenza sessuale, a cui Grillo vuole sottrarsi il prima possibile.

Gli scenari

La soluzione più quotata sembra quella che si può leggere nelle parole dell’avvocato Andrea Ciannavei, che ha raggiunto Grillo insieme alla capogruppo al Senato Mariolina Castellone subito dopo l’incontro con Di Maio. «Se Giuseppe Conte resta leader? Non ci sono punti di vista differenti, si rema nella stessa barca per cercare di trovare la soluzione migliore per tutti».

Ciannavei è il legale storico del Movimento, ha difeso Virginia Raggi e seguito la disputa con Rousseau e la sua «soluzione migliore per tutti».

In quest’espressione si può provare a leggere una riorganizzazione che vada verso un equilibrio delle fazioni ormai da tempo in lotta: a Conte rimarrebbe la presidenza, ma a fare da contrappeso ci sarebbe un comitato di garanzia orientato verso il ministro degli Esteri. Sulla composizione dell’organo ancora si discute, una delle supposizioni vede membri, oltre a lui, due anti Contiani come Raggi (già presente) e Pietro Dettori, storica figura del Movimento, molto vicina a Grillo ma anche all’ex capo politico.

Nuovi schemi

Un sistema che garantirebbe stabilità e permetterebbe a Grillo di recuperare una parte del potere che aveva dovuto lasciare nello scontro estivo con l’aspirante presidente. Anche Di Maio vedrebbe riconosciuta la sua opposizione interna e la sua minoranza riceverebbe una legittimazione. L’unico a uscirne ridimensionato sarebbe Conte, ma se in cambio ottenesse una pace, per quanto armata, con Di Maio, potrebbe arrivare alle elezioni del prossimo anno meglio di quanto può sperare attualmente.

Una necessità che si fa sempre più stringente considerate anche le amministrative, ormai alle porte. In un’ottica di limitazione del danno, Conte ha puntato nei giorni scorsi tutto sull’alleanza col Pd: ma i pochi accordi raggiunti finora con i dem, come quello di Genova, non soddisfano attivisti ed eletti. Per arrivare alle prossime consultazioni con una base più salda, però, i vertici hanno bisogno di nuova legittimazione. Che però, allo stato attuale, secondo la lettura dell’ordinanza di Napoli, può arrivare soltanto da una consultazione su Rousseau. Ma anche su questa questione è tutt’altro che detta l’ultima parola.

Il nodo della piattaforma

Mentre per combinazione è a Roma anche Enrica Sabatini, socia di Rousseau e compagna di Davide Casaleggio, la piattaforma su cui si svolgerà il futuro del Movimento resta ancora un grosso punto interrogativo. Se si dovesse riprendere il rapporto con la Casaleggio Associati, oltre a tornare sui propri passi e riprendere una storia complicata, i Cinque stelle dovrebbero probabilmente affrontare una spesa importante.

Si parla di diverse decine di migliaia di euro, una cifra per cui ora come ora potrebbe essere anche necessario un contributo ad hoc degli eletti. «Non mi stupirebbe se ci chiedessero ancora soldi», dice un deputato settentrionale.

Eppure, quella che prevede il ritorno in scena di Rousseau sembra l’unica strada che eviterà ai vertici Cinque stelle un ulteriore problema di ricorsi da parte dell’avvocato Lorenzo Borrè, pronto a continuare la sua crociata legale contro il Movimento. A sua volta, il legale sta esplorando un’altra questione che potrebbe mettere in difficoltà i Cinque stelle: quella della titolarità del trattamento dei dati degli iscritti.

I rapporti con Casaleggio

Una questione che aveva già creato le basi dello scontro dei vertici Cinque stelle con la Casaleggio associati la primavera scorsa: ora, se con la sospensione del legale rappresentante del M5s, che era indicato dallo statuto come titolare, non è scontato che questo potere ricada nelle mani di Grillo. Se neanche il garante fosse titolato a utilizzarli, nessuno sarebbe in grado di convocare una votazione. Uno scacco matto totale.

L’altra alternativa, cioè un voto su Rousseau o SkyVote per confermare nel suo ruolo di presidente Conte e il suo statuto appare come una forzatura, un’altra strada che espone Grillo a potenziali ricorsi. Ma nulla è ancor detto: se i legali trovassero il modo di conservare lo status quo con una votazione indetta da Grillo che confermasse la situazione attuale, per il fondatore i problemi si risolverebbero ancora più in fretta.

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