Sace, fondazione e trumpisti: la ragnatela del leghista Picchi

«Sono venuto dall’Italia per osservare le elezioni. Quello che ho visto è che tutto è stato fatto in ordine e in linea con gli standard democratici. La gente ha avuto la possibilità di esprimere le proprie opinioni liberamente e senza pressioni». Marco Malaguti, ricercatore della Fondazione Machiavelli, ha definito così le elezioni del 4 ottobre in Georgia alle tv locali. Era uno degli osservatori internazionali chiamati dal governo locale per monitorare il voto. L’unico italiano. I ricercatori della European Platform for Democratic Elections (Epde), ong supportata dalla Commissione europea e da diversi paesi del blocco, lo hanno identificato tra i 29 «falsi osservatori che hanno aiutato il governo georgiano a dare un’apparenza di legittimità alle elezioni», scrivono in un report appena uscito ricordando che già alle ultime parlamentari Sogno Georgiano aveva usato lo stesso metodo per cercare di dare legittimità internazionale al voto. L’ombra di Mosca, il mito dell’Ue. La Georgia ha l’anima divisa in due Elezioni controverse in Georgia «La Georgia sta seguendo l’esempio di paesi come Russia, Azerbaigian e Bielorussia, che hanno consolidato questa pratica da diversi anni», conclude la ricerca della ong europea. Non è l’unica voce internazionale ad aver criticato i metodi georgiani. Anche l’Odihr, l’organismo dell’Osce che monitora le elezioni nei paesi membri, ha sottolineato esplicitamente la violenta repressione delle proteste pacifiche, il deterioramento del clima democratico nel paese e la riduzione dello spazio per la società civile. Per la seconda volta di fila, però, il governo filorusso di Sogno Georgiano ha voluto invitare una delegazione di osservatori internazionali. Soprattutto francesi, tra cui un sindaco, Marc Gairin, del Rassemblement National di Marine Le Pen. E poi ungheresi: molti, compreso un eurodeputato (Andras Laszlo) e una parlamentare nazionale (Barbara Szilvia Hegedus) di Fidesz, il partito di Viktor Orban. C’erano poi osservatori venuti da Polonia, Malta, Regno Unito, Stati Uniti, Bielorussia, Uzbekistan. Tutti invitati a spese dello Stato georgiano ad osservare il processo elettorale e farsi intervistare dai media locali. Soldi, figli e conflitti d’interessi: così la destra usa le fondazioni Cosa fa la Fondazione Machiavelli Per l’Italia c’era, come detto, Marco Malaguti, ricercatore della Fondazione Machiavelli. «Un think tank che, attraverso studi, ricerche, convegni e una rete di analisti, promuove la conservazione dei valori tradizionali unita a proposte innovative e coraggiose», così si descrive in home page la fondazione Machiavelli, nella cui squadra ci sono ricercatori e militari, giornalisti e finanzieri, professori e politici. C’è ad esempio Lukas Parizek, ex membro del governo slovacco, ma soprattutto – con il ruolo di consigliere scientifico – l’attuale ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. A creare la fondazione Macchiavelli è stato un altro leghista: Guglielmo Picchi, per quattro volte parlamentare, durante il primo governo Conte sottosegretario al ministero degli Esteri. Era il 2016. Picchi all’epoca era in grande ascesa nella Lega di Salvini, ormai lanciata a tutta forza verso il sovranismo internazionale. Fu lui quell’anno a far conoscere a Salvini Donald Trump, infilandosi in una tappa del suo tour elettorale per una photo opportunity a Wilkes-Barre, un sobborgo di Philadelphia. Il leader leghista gliene è stato grato. Dopo la vittoria alle elezioni del 2018 lo ha mandato alla Farnesina: sottosegretario durante il governo giallo-verde, nonché membro della commissione esteri di Montecitorio, dell’assemblea parlamentare presso la Nato, della commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi. Nostalgici Dc e No-euro, le fondazioni diventano un tram per la poltrona Cosa fa Picchi Poi, nel 2022, finita la legislatura Picchi non si è più candidato. È uscito dalla politica attiva. Da agosto del 2025 è diventato però presidente di Sace, una delle più importanti controllate del Mef. Mentre lavora come presidente di Sace, Picchi continua a dare il suo contributo per la fondazione. Il sito lo elenca adesso come direttore delle relazioni internazionali. Di sé scrive che è laureato in Economia all’università di Firenze, ha un master alla Bocconi e oggi è «un banchiere d'investimento». Non specifica se il riferimento è a Sace, che con i suoi quasi 150 miliardi di euro di esposizione è di fatto una banca-assicurazione pubblica, oppure al rinnovato interesse per l’attività di investment banker che Picchi ha svolto all’inizio della carriera a Londra. Di certo la Fondazione Machiavelli l’ha fondata nel 2017 insieme a Daniele Scalea, ricercatore e docente di Storia e dottrina del jihadismo all'Università Marconi. Machiavelli vanta collaborazioni e accordi firmati con alcune delle fondazioni politiche di destra più potenti al mondo: l’americana The Heritage Foundation, il più potente think tank americano conservatore, e l’israeliana Jerusalem Institute for Strategy and Security. E poi le ungheresi: il centro di studi economici Oeconomus Gazdasagkutato Alapitvany e la Alapjogokert Kozpont, che ha organizzato il CPAC Hungary, unica tappa europea della convention dei conservatori americani.